Il racconto del mercoledì: Emancipazione di Nicolò Donelli

 Il racconto del mercoledì: Emancipazione di Nicolò Donelli

Illustrazione di Costanza Lindi

L’unica regola che deve rispettare una persona che ha deciso di ammazzarsi è non far sospettare agli altri le proprie intenzioni. Per questo, la sera prima di aprire il gas, avevo fatto da mangiare, avevo apparecchiato e sparecchiato. È bastato poco per far credere a Luigi e Mattia che stessi bene.

Abbiamo mangiato insieme, come una famiglia normale. Mattia, a fine cena, mi ha anche dato un bacio.

Il giorno dopo ho aspettato che entrambi se ne fossero andati; ho abbassato le tapparelle di tutte le stanze della casa; ho aperto il gas e mi sono sdraiata. La consapevolezza di essere riuscita a ingannarli mi ha regalato un lampo di gioia, fulmineo e inebriante: mancava poco che mi riattaccassi alla vita. Mi ricordo anche quello che ho pensato poco prima di perdere i sensi: ecco la vera emancipazione.

Quando mi sono resa conto di essere ancora viva sono stata aggredita da un’ondata di nausea. Forse è ciò che succede a tutti quelli che si risvegliano dopo un’intossicazione da gas. Però la mia non era solo voglia di vomitare, era qualcosa di più: mi sentivo fuori posto, come se non avessi niente a che fare con il mondo nel quale, non so come, ancora mi trovavo. Mattia era lì, seduto ai piedi del letto. Mi guardava, sorrideva. Io mi sono girata dall’altra parte, trattenendo una lacrima.

Sono qui, adesso, nella mia camera da letto.

Sono coricata di schiena da giorni, non ho intenzione di alzarmi.

In casa con me c’è sempre qualcuno.

Mi hanno tolto tutto quello che potrei usare per farmi fuori. Niente oggetti appuntiti, niente medicinali, niente cinture, corde, lacci. E sbarre alle finestre.

L’unica cosa che mi rimane è il cellulare, dove posso scrivere queste note.

Vedo un ragno, in un angolo del soffitto sopra la mia testa. È piccolo, si muove frenetico all’interno di una macchia violacea di umidità. Tenta di tessere la sua tela.

Non ci riesce.

Nicolò Donelli

Blam

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