Il racconto del mercoledì: Cattivo Freddy, cattivo di Giuseppe Midolo

 Il racconto del mercoledì: Cattivo Freddy, cattivo di Giuseppe Midolo

«Adesso cosa farai?»

Lui era sotto la doccia a insaponarsi gli stinchi e fra le dita dei piedi, non aveva idea di quello che avrebbe fatto.

«Esci» disse, ma lei non uscì e rimase a sentire l’acqua defluire.

«Cosa le hai detto?»

Non le aveva detto niente e nemmeno lei aveva detto niente, l’aveva capito da sola, con quei poteri che le mogli hanno. Era tornato dal lavoro e aveva trovato la valigia all’ingresso e lei di schiena che lavava i piatti; e se n’era andato di casa con una gran voglia di farsi una doccia.

«Hai almeno un posto dove andare?»

Lui mise la faccia sotto il soffione che lo svestì dal sapone, e s’accorse di essere stanco e che non aveva un letto da nessuna parte. Suo padre era morto di cancro e suo madre la avrebbe voluta morta di cancro.

«Puoi rimanere, se vuoi.»

A pensarci bene quello era l’ultimo posto dove doveva essere. Si guardò l’ombelico e i peli della pancia sapendo che sarebbe rimasto.

Quando uscì dalla doccia lei non era lì ad aspettarlo e da qualche parte un gatto miagolava. S’asciugò i capelli e le scapole e diede uno sguardo allo specchio credendo che si sarebbe visto diverso o infelice o libero, invece aveva la sua solita faccia.

Si vestì e uscì dalla porta e camminò fino al soggiorno con il gatto in braccio. Lei stava mettendo le lenzuola sul divano.

«Hai mangiato?»

Non sapeva di avere fame finché la donna non gli apparecchiò un angolo della tavola.

«È già successo altre volte?» disse lei.

Lui allungò la mano afferrando la bottiglia di vino, versandosene due dita che bevve piano.

«A me no e non so cosa fare. Devo fare qualcosa?»

«Hai già fatto a sufficienza» ripose lui.

Lei avrebbe potuto fraintendere vedendoci colpa o rimprovero se solo avesse voluto, ma non era il tipo di donna. C’era andato a letto per lo stesso motivo. «Non vorrei che pensassi che me ne voglia approfittare.»

«So che questo è l’ultimo posto dove volevi tornare» fece lei sorridendo.

Non era successo niente di più semplice. S’erano trovati a lavorare nella stessa stanza per tre mesi fino a voler stare nudi uno nelle braccia dell’altra e così era andata. Avevano cenato insieme dopo una lunga giornata e s’era fatta notte e s’erano immaginati molte notti quella prima notte.

Adesso si guardavano e non gli riusciva di ricordarsi nudi, e il gatto salì sul tavolo spegnendo ogni possibilità di riuscirci.

«Si fa?, cattivo Freddy, cattivo.»

«Grazie di tutto, ma adesso devo proprio andare.»

«Non accadrà niente se rimani a dormire.»

«Mi ha cacciato perché torni.»

Raccolse le sue cose e si diresse verso la porta con il gatto tra le caviglie.

«Gli piaci!» disse la donna.

«All’inizio piacciamo a tutti, non è così, Freddy

Si diresse verso casa e la neve cominciò a cadere senza mai attecchire sulle cose.

Giuseppe Midolo

Blam

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