Il racconto del mercoledì: L’angelo buono ha sempre ragione di Silvia Roncucci

 Il racconto del mercoledì: L’angelo buono ha sempre ragione di Silvia Roncucci

Illustrazione/collage di Ottavia Marchiori

Delle unghie indispettite tamburellano sul bancone. Mi volto e le metto a fuoco: sono punteggiate di lettere, le iniziali di un noto stilista.

Mi chiamo Rosy, studio a millecinquecento chilometri da casa, ho i polpastrelli tutti mangiucchiati e mi sono appena ricordata che oggi comincia la settimana della moda. Non proprio la mia massima preoccupazione, ecco. Da un anno lavoro in uno dei tanti caffè del centro e la prima cosa che ho imparato qui è stata ostentare ampi sorrisi quando spiego a un cliente che sì, ha sempre ragione, ma purtroppo non può sedersi a sorseggiare un frullato di alghe e mirtilli per oltre due ore, o chiedere uno sconto se lascia nel piatto metà insalata.

Mentre mi sforzo di sorridere alla donna dalle unghie griffate, vedo arrivare le sue amiche, versioni intirizzite delle fate madrine di Aurora: di età indefinita, indossano gonnelloni e bustini, però non colorati, bensì nero fumo. Non hanno visi paffuti e gioviali ma ossuti e inespressivi, portano tacchi da slogatura garantita e accessori infestati da loghi. A occhio, tra stoffe, gingilli e bisturi, devono aver speso una cifra pari al mutuo che i miei genitori estingueranno allo scadere del terzo millennio.

Il titolare mi sprona ad accompagnarle al tavolo. Rapida obbedisco e prendo le ordinazioni: cappuccino con latte scremato (per forza), toast di pane integrale (ovvio) e un succo di mela sugar free (of course). Ancor più rapida, torno.

«Il cappuccino è freddo» dice Flora dark.

«Sicura che non c’è zucchero?» le fa eco Fauna oscura.

«Il pane non mi sembra integrale» osserva Serena-Morticia.

Muovono appena le labbra, tanto che mi chiedo se io non abbia il dono di leggere nel pensiero. Mimo un inchino mortificato e torno al bancone. Lì qualcosa mi blocca: un diavoletto vorrebbe che aggiungessi del pericolosissimo cacao al cappuccino, un po’ di miele al succo, due briciole di pane bianco al sandwich, mentre l’angelo saggio mi ricorda che quando inserisco il bancomat sul video appare la scritta «game over».

Un gran baccano mi distrae dai due consiglieri. Guardo le arpie: Flora è a terra, la bocca insanguinata, piange, impreca (allora può muovere le labbra!). Le amiche sembrano preoccupate, ma rimangono immobili.

«Che succede?» domando.

«È inciampata e si è rotta gli incisivi» risponde Fauna. Mentre loro continuano a starsene imbambolate sui divanetti, mi affretto a consolare l’infortunata che mugugna una specie di ringraziamento, la accompagno in bagno e chiamo un taxi. Nel frattempo le altre sono riuscite almeno ad alzarsi e vanno a salutarla mentre lei esce coprendosi la bocca. Rimaste sole, le vedo inviare dei messaggi (forse all’amica sfortunata?) e lanciarmi delle occhiate colpevoli. Prima di andarsene però lasciano la mancia.

«Grazie per la pazienza» dice Serena allungando due euro.

«Prego» rispondo con un sorriso tirato.

L’angelo e il diavolo fanno spallucce. Destinerò la generosa ricompensa all’amichevole azienda di gas e luce, anzi no, all’estetista. Mi merito anch’io una manicure come si deve.

Silvia Roncucci

Blam

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2 Comments

  • Racconto connotato da tagliente e sagace ironia, incentrato sull’io narrante-personaggio, scorrevole, che attraverso piccole iperboli cerebrali della cameriera e banconista ci introduce alla sua interiorità, plasticamente rappresentata dell’angelo caduto e da quello saggio. Complimenti!

  • Un frammento di vita che descrive l’impassibilità delle persone.
    Davvero un bel racconto!

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