Risme, la rivista letteraria che non devi spolverare si mette a nudo. La sua storia in un’intervista

 Risme, la rivista letteraria che non devi spolverare si mette a nudo. La sua storia in un’intervista

Chi scrive conosce bene l’intensità di quel fuoco che si accende non appena si conclude un’opera, che sia un romanzo, una poesia, un breve racconto. L’unico desiderio imminente è quello di far leggere a qualcuno quello che si è prodotto. Basta anche un solo consenso e il fuoco si placa (per un po’), ma non si spegne. Questa è l’urgenza che ha dato vita a Risme, una delle riviste letterarie più conosciute del settore. A fare Risme sono in 6 tra redattori, illustratori e grafici e oggi ci racconta la sua storia, dal principio al futuro, la direttrice editoriale Sara Maria Serafini, autrice del libro Quando una donna.

Sul sito della rivista c’è scritto: “Risme nasce l’ultimo giorno del mese di agosto di un’estate in cui non era successo niente. Darle vita fu quasi una necessità”. Ci spieghi qual è stata la necessità?

Più che di necessità, Risme ha a che fare con un misto di cose che sono collegate all’urgenza. In editoria, chi scrive, avverte praticamente sempre questo senso di urgenza che c’entra prima con la storia da scrivere, poi con il fatto che questa storia sia letta da qualcuno e infine che venga scelta per essere apprezzata da molti. La rivista vuole essere la medicina che placa questa urgenza. Sapere che un proprio scritto verrà letto e, se va bene, scelto, e poi ancora pubblicato e dunque diffuso, contribuisce in maniera significativa a creare una piccola speranza.

Ci racconti l’episodio della fondazione della rivista? Cosa è successo?

Il sito di Risme, così come i suoi account social, hanno visto la luce il primo settembre del 2018, poco più di un anno fa. All’apparenza è successo un clic: l’attimo prima non c’eravamo e quello dopo sì. Ma in realtà quel clic era un frutto. Qualcosa che era andata maturando nel tempo. Risme l’ho pensata, poi me ne sono convinta. Poi è accaduto tutto molto velocemente. Faccio sempre così per non rischiare di ripensarci proprio alla fine.

Come mai questo nome?

Semplicemente perché sono un’accumulatrice seriale di libri. Pile e pile di libri in attesa di essere letti. Ecco, “Pile” non era abbastanza accattivante, mentre “Risme” mi piaceva molto, alla fine si tratta pur sempre di fogli! Il sottotitolo recita: “la rivista letteraria che non devi spolverare”, perché per ora usciamo solo in digitale (i nostri numeri sono scaricabili gratuitamente dal sito della rivista).

Chi c’è dietro Risme?

In redazione siamo in sei: oltre a me, che ricopro il ruolo amaro di direttore editoriale (che suona molto figo, ma tradotto vuol dire che rompo continuamente le scatole agli altri) e di grafico (ho ideato io il progetto grafico e curo io l’impaginazione), leggono, valutano ed editano i racconti, Elisabetta Bricca, Natalia Ceravolo, Erminia Madeo, Edelweiss Ripoli e Daniele Sartini. Per quanto riguarda le illustrazioni, Mara Vigna è la responsabile di copertina, poi abbiamo dei collaboratori fissi esterni: Jamila Campagna (che illustra gli incipit) e Pia Taccone (che illustra la punta di diamante, ossia il racconto che ci viene donato da un autore già noto), infine ogni numero viene affidato a un illustratore diverso di volta in volta, che si occupa di realizzare i disegni dei 12 racconti.

Come viene effettuata la selezione dei racconti da pubblicare?

I racconti che arrivano in redazione vengono letti da tutti i membri della redazione. Ognuno esprime il proprio parere che può essere solo contrario o favorevole alla pubblicazione, senza ulteriori appunti. Quindi o un sì o un no. Raramente ci è capitato di selezionare un racconto che necessitasse di rielaborazione o riscrittura massiccia, e tendiamo a evitarlo perché non è questo che secondo noi dovrebbe fare una rivista, ma invece ad esempio è quello che fanno le scuole di scrittura.

Quando un racconto viene accettato poi viene editato, la bozza viene sottoposta all’autore, c’è un breve scambio e il racconto viene assegnato a un numero della rivista. In linea di massima cerchiamo di rispettare l’ordine di arrivo dei racconti perché ne arrivano davvero tanti e ci sembra giusto così. E diamo un riscontro anche in caso di valutazione negativa perché è la cosa che più detestiamo da autori.

Nella scelta dei racconti, invece, cerchiamo di non farci guidare solo dalle sensazioni di pancia, ma valutiamo elementi come: incipit, chiusa, stile, voce, struttura, originalità.

Quali sono gli stili, le tematiche che vi capita di prediligere?

In realtà ci siamo resi conto di non seguire un filone preciso. Quello che hanno in comune i racconti che finora abbiamo scelto è che, ognuno per una ragione diversa, ci fanno restare qualche secondo bloccati sul punto accanto all’ultima parola.

Abbiamo constatato che spesso a scrivere è gente che fa un altro lavoro lontano dall’editoria: ingegneri, informatici. Come ti spieghi questo “fenomeno”?

Ah be’, lo stai chiedendo a un ingegnere! In realtà è molto più comune di quel che si pensi, io ad esempio conosco moltissimi scrittori che provengono da una formazione scientifica e non lo trovo affatto strano, anzi. La buona scrittura è un’abilità, così come saper disegnare o saper cantare (nessuno si meraviglia dell’idraulico che ha una voce stupenda, per dire). C’entra poco, secondo me, con gli studi che uno fa, credo sia legata piuttosto alla visione unica che si ha del fuori e alla capacità di saperla raccontarla bene.

Risme è una rivista digitale, avete mai pensato di passare al cartaceo? Se sì, perché. Se no, perché?

Ovviamente sì. Il fascino della carta è insuperabile. Ci abbiamo pensato molto più seriamente in occasione del Premio Italo, il premio legato alla rivista (maggiori informazioni sul nostro sito internet, nella sezione dedicata). Durante la serata di premiazione abbiamo distribuito delle copie gratuite di un’edizione speciale di Risme che conteneva i 12 racconti finalisti e che eravamo riusciti a stampare grazie al contributo economico di una casa editrice locale, L’Eco dello Jonio. Tenere la rivista in mano ci ha emozionato. Molti ci hanno anche richiesto le copie cartacee, ma era una tiratura limitata. Così adesso stiamo pensando di creare un’associazione legata alla rivista, in modo da poter ricevere donazioni, accogliere associati, stampare e inviare i numeri. Abbiamo lanciato un appello e, a seconda della risposta che ci sarà, decideremo o no di fare il salto e mutare il sottotitolo in: “la rivista letteraria che [non] devi spolverare”.

Quanto contano le illustrazioni a corredo di un racconto?

Be’ moltissimo, sarebbe ipocrita negarlo. Le illustrazioni aiutano chi non ha un immaginario vivido a entrare nella storia che sta leggendo, sono il portale magico. Per questo non smetterò mai di ringraziare tutti gli illustratori che hanno collaborato, collaborano e collaboreranno con Risme, perché prestano la loro opera gratuitamente (purtroppo nessuno di noi percepisce uno stipendio e, per ora, non abbiamo sponsor che ci sostengono).

Qual è il racconto di Risme che ti ha fatto pensare per giorni?

Questa è una domanda molto complicata. Pensando al primo anno di attività della rivista, e quindi ai numeri usciti tra dicembre 2018 e settembre 2019, credo che il racconto che più mi è rimasto dentro è stato quello che poi ha vinto la prima edizione del Premio Italo: “Summertime” di Massimiliano Città. Perché ha suonato, prima sulla carta, poi ha suonato in testa mentre lo leggevo, e ancora ha risuonato nei giorni seguenti, come un motivetto da cui non riesci a sganciarti.

Le riviste letterarie oggi rappresentano ancora un trampolino di lancio nel mondo dell’editoria? Le case editrici guardano ancora alle riviste per cercare autori?

Oddio, non credo che facciano davvero scouting. Nel senso che non mi immagino gli editor che, oltre a leggere le migliaia di inediti ammassati sulle scrivanie e dimenticati nelle caselle di posta elettronica, abbiano davvero il tempo per cercare qualche talento sui numeri di una rivista. Però quando si presenta un romanzo a una casa editrice, l’essere stati pubblicati su rivista (abbastanza nota nel settore) gioca sicuramente a favore, perché le riviste sono libere, non hanno padroni, per cui operano una selezione vera e leale nei confronti dello scrivere, certo, una selezione basata su un proprio gusto, ma certamente anche e sempre sulla qualità.

Puoi suggerire ai nostri lettori tre riviste letterarie indipendenti da tenere d’occhio e perché?

A ma proprio che mi vuoi far litigare con qualcuno! E invece no, io sono furba e ti rimando a questo link, in cui Crack Rivista ha raccolto tutte le riviste letterarie e tutti i Lit-blog esistenti (o quasi tutti perché la lista è in continuo aggiornamento).

Ci indichi 3 libri usciti nel 2019 che suggerisci ai nostri lettori di leggere assolutamente? 

Quindi nulla, mi vuoi vedere lapidata in pubblica piazza. Va bene, a mia discolpa posso dire che non ho letto molti libri usciti nel 2019 e che ancora altri stanno pazientemente aspettando il loro turno, comodamente impilati. Tra quelli letti consiglio: “La fine dell’estate” di Serena Patrignanelli, “Libera uscita” di Debora Omassi e “Io sono la bestia” di Andrea Donaera (tra l’altro uscito anche su Risme con un racconto inedito).

Volete leggere Risme? Qui trovate tutti i numeri della rivista

 

Antonella Dilorenzo

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