Il racconto del mercoledì: Ecco com’è andata di Francesca Zanette

 Il racconto del mercoledì: Ecco com’è andata di Francesca Zanette

Non ti scordar di me – Illustrazione di Mariella Cusumano

Supponiamo che non abbia ricevuto la spedizione. Ammettiamo che la radio riempisse l’appartamento e che Sheva avesse segnato un gol in quell’istante e da qui l’esultanza dallo stadio e da Pizzul, che urlava sopra le voci. Può darsi che, corso dal salotto in cucina per godersi i dettagli dell’azione, avesse udito il caffè salire e che la presina non fosse sul solito gancio, ma spostata più in là e che allora avesse usato la camicia arrotolata per afferrare la moka e che, pur sentendo il motorino sul vialetto, il borbottio del motore in sosta e il campanello suonare, pur immaginando il postino battere il piede a terra, non potesse proprio lasciare l’operazione a metà senza bruciarsi. Avrà imprecato, supposto che fosse una raccomandata, chissà, una multa o un telegramma; avrà sbuffato, gridato: «Arrivo!» e ammesso che sempre si fanno scelte rinunciando a qualcosa. Inutile, in seguito, fiondarsi alla porta: con il motorino già lontano e il pallone sulla metà campo, sarà tornato in cucina avrà pulito il ripiano delle gocce di caffè rovesciate chiedendosi perché tutte le caffettiere di questo mondo lascino andare qualche goccia da sopra o da sotto la guarnizione.

Supponiamo che sia andata in questo modo o in un altro, poco importa. Può accadere ogni genere di cose. Può darsi che, non ricevendo il tuo regalo, lui non abbia ricambiato con un altro regalo e tu abbia perciò dedotto il suo disinteresse. Plausibile. Passando le ore, avrai pensato che si fosse dimenticato della promessa fatta il giorno che vi siete lasciati, quella di farvi una sorpresa al decimo anniversario come ultimo gesto d’amore, da qualsiasi luogo e nonostante le vite a distanza. Supponiamo che alle due e trenta di un mercoledì tu sia stata sul punto di rovesciargli addosso la tua delusione e che, al momento di impugnare la cornetta, il caffè avesse cominciato a salire. In questo caso, avrai forse dato la precedenza a ciò che non può essere rimandato e ti sarai alzata per spegnere, prendendo la presina dal solito posto e soffiando via il vapore, mentre la sinistra sollevava il coperchio della moka, per non spandere gocce sul ripiano. Ammettiamo che sia andata così, o in un altro modo, e ammettiamo che il telefono abbia squillato proprio allora e che tu abbia sospirato, deglutito e pensato che forse era lui che si scusava di aver rotto una promessa e rovinato un momento potenzialmente perfetto. «Mamma perché non rispondi?», avrai sentito gridare dal bagno e, chiedendoti perché mai gli adolescenti debbano gridare dal bagno, avrai fatto l’ultimo metro correndo, detto: «Pronto, chi parla?» perché la vita va avanti e l’amore non esiste e in fondo avevi avuto la famiglia che desideravi, sentendoti dire, dal corriere espresso al di là della cornetta, che non riusciva a trovare il civico 32 dove c’era da consegnare un pacco.

Che sia andata così o diversamente, poco importa. Ogni cosa può accadere in molti modi.

Francesca Zanette

Blam

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