Digressioni: la rivista da sfogliare con il tempo che occorre. La storia raccontata da Davide De Lucca

 Digressioni: la rivista da sfogliare con il tempo che occorre. La storia raccontata da Davide De Lucca

Periodicamente mi diletto a cercare in rete nuove riviste letterarie, di cultura che mi ispirano. E la scoperta di nuove realtà è quasi sempre positiva. Qualche mese fa mi sono imbattuta sul sito di Frab’s Magazine, lo shop online di riviste indipendenti e, fra le tante, ha catturato la mia attenzione Digressioni.
Il motivo? Rispetto ad altri progetti mi ha incuriosito l’adozione di un tema sviluppato in diverse declinazioni: in letteratura, filosofia, racconti, poesia, teatro, televisione, illustrazioni. E altro.
Quando il numero (trimestrale) di Digressioni è arrivato, la sensazione è stata quella di avere tra le mani delle pagine di cui prendersi cura e da leggere con il tempo che occorre. Non vorrei svelarvi troppo per dare anche a voi l’opportunità di poterlo scoprire, ma ho fatto qualche domanda a Davide De Lucca, caporedattore di Digressioni, facendomi raccontare la storia e il dietro le quinte del progetto. Anche questa intervista va letta con il tempo che occorre!

Digressioni: l’intervista a Davide De Lucca

Domanda banale, ma che mi ha sempre incuriosito in ogni intervista: come nasce l’idea di Digressioni?

Non è sempre facile far circolare e promuovere i propri lavori letterari. Così, pensando alle riviste indipendenti che esistono in molte città, abbiamo unito le forze per un progetto periodico che ci permettesse di collaborare ed entrare in contatto con i lettori regolarmente, creare una rete e disporre di uno spazio flessibile – anche per sperimentare.

Perché questo nome?

La rivista avrebbe dovuto contenere anime differenti: approfondimenti culturali, racconti, poesie, ma anche una parte visiva – illustrazioni, fotografie, opere d’arte – quindi serviva una parola che suggerisse l’idea di muoversi attorno a un asse per poi prendere direzioni diverse. Ogni numero infatti ha una parola-chiave da cui partire per sviluppare i contenuti, anche in modo pretestuoso. Si parte da un punto, insomma, e si diverge.

Cosa ha di diverso Digressioni rispetto alle altre riviste letterarie?

Cerchiamo di pubblicare approfondimenti trattati con competenza e in modo originale, con un taglio divulgativo e un apparato di note che permetta al lettore di approfondire diversi argomenti, ma anche di capire l’impegno e il lavoro che viene fatto per ogni articolo. Apriamo uno spazio sulla narrativa, uno sulla poesia e includiamo le arti visive. Non tutte le riviste hanno al loro interno sezioni così multiformi. Un numero di Digressioni, inoltre, non ha “scadenza”, può essere letto anche a distanza di anni perché di ampio respiro.

Sulla base di cosa vengono scelti i temi di ogni numero?

Non cerchiamo un tema di attualità per accattivare il lettore, ma decidiamo con una votazione la parola di riferimento: in questo modo chi scrive può orientarsi verso qualcosa che potenzialmente lo ispira.
Per linea editoriale, non pubblichiamo recensioni e segnalazioni, non abbiamo sponsor o pubblicità, quindi siamo del tutto indipendenti da influenze o pressioni.

Come si lavora a livello redazionale? Avete un luogo fisico in cui vi riunite sempre o lavorate in remoto? Raccontaci come viene realizzato un numero.

Facciamo degli incontri regolari e ci vediamo in occasione delle numerose presentazioni che organizziamo, ma per il resto del tempo lavoriamo da remoto. Decisa la parola chiave, inviamo una comunicazione relativa alle scadenze a chi è interessato a collaborare. Ognuno fa delle proposte e con Cinzia Agrizzi, direttore responsabile, stabiliamo spazi e numero di battute. Quando giunge il materiale in redazione, un comitato di lettura lo valuta. Da lì procediamo all’editing e, ricevuto il consenso dell’autore, impaginiamo, correggiamo le bozze e andiamo in stampa. Distribuiamo le copie alle librerie che ci ospitano, aggiorniamo il nostro e-commerce, organizziamo degli eventi, e, se sopravviviamo, proseguiamo con il numero successivo.

Nell’era del digitale la carta riesce a sgomitare e a farsi ancora sfogliare. Qual è la sfida che avete accolto? Perché siete “cartacei”?

Volevamo produrre qualcosa di tangibile, trasportabile, e la carta ha ancora il suo fascino. Non per forza un testo su carta è migliore o più dignitoso di un contenuto digitale, anzi, c’è molto materiale su web di alta qualità. È questione di scegliere il medium più adatto. Ad esempio le letture che proponiamo richiedono un certo tempo e su carta si fruiscono meglio, sono un momento di stacco rispetto all’invasione caotica di immagini e parole che arriva da media diversi.
La carta è una responsabilità e una garanzia: stampare ha un costo, va fatta una selezione consapevole e il testo va curato e rivisto (ecco la responsabilità); tutto questo permette al lettore di avere il risultato di un lavoro svolto con passione e serietà (ed ecco la garanzia).

Qual è la squadra di Digressioni? Vi occupate solo della rivista, lavorativamente parlando?

La squadra è eterogenea. Ci sono persone che hanno già pubblicato e hanno una certa esperienza, altri sono più giovani. Ognuno ha una propria sfera di competenza per quel che riguarda gli approfondimenti culturali in diversi ambiti e un ottimo rapporto con la scrittura. Oltre a Cinzia Agrizzi, ci sono collaboratori e collaboratrici della prima ora come Annarosa Maria Tonin, Francesco Zanolla, Michele Saran e Carlo Selan; altri sono giunti dopo e hanno portato grande entusiasmo e qualità al progetto, come Laura Cuzzubbo, Diego Tonini e Gian Pietro Barbieri. Inoltre le nostre pagine sono state curate da autori brillanti in modo costante, come Enrico Losso, e da collaboratori molto capaci come Eugenio Radin e Matteo Pernini. Soprattutto, le bellissime illustrazioni di Corinne Zanette ci hanno accompagnati dal primo numero. Citare tutti non sarebbe possibile e spero di non fare torto a nessuno. È motivo d’orgoglio che su Digressioni siano transitati autori e artisti di talento, alcuni anche noti: è una testimonianza di fiducia.
La rivista, anche se approcciata da tutti in modo professionale e anche se occupa parte del nostro tempo, non è fonte di reddito, quindi ognuno di noi ha impieghi differenti, non necessariamente in ambito culturale.
Pensavamo che Digressioni avrebbe alimentato e mantenuto il nostro tenore di vita dissoluto per concederci nuovi lussi smodati, ma non è ancora successo.

Diego Tonini, Francesco Zanolla, Laura Cuzzubbo, Davide De Lucca
Diego Tonini, Francesco Zanolla, Laura Cuzzubbo, Davide De Lucca

Si può fare oggi solo questo lavoro, vivere di parole e basta? Se sì, perché. Se no, perché?

Ci sono casi di professionisti che si costruiscono una fama e una rete che permette loro di vivere solo di questo, o quasi; alcuni sono persone serie e competenti che meritano la posizione acquisita, altri lo sono meno. In fondo, l’ambiente della cultura non è diverso da altri dove servono anche intraprendenza e faccia tosta, oltre a capacità e costanza – che sono essenziali. Molte persone, come capita anche in altri ambiti artistici e creativi, devono fare altro per pagare le bollette. Poi l’Italia ha le proprie specificità.
In ogni caso, il lettore che dedica del tempo a dei testi merita il massimo rispetto, merita di ricevere i risultati di uno sforzo, di un lavoro vero e proprio.

In un mondo fatto di velocità, sfogliando Digressioni ho avuto l’impressione di dovermi prendere del tempo, quello che occorre per dare importanza a ogni parola scritta. Questo è un vantaggio o uno svantaggio in termini di “acquisti”?

Digressioni è un momento da dedicare a se stessi, magari a piccole dosi, un modo per prendersi una pausa. Gli articoli sono ricchi di contenuti e spunti, ma di poche pagine, e vanno letti con calma; così come le pagine dei racconti e delle poesie sono molti densi.
Al termine di un numero però si fanno scoperte, si ricerca un autore, o si ascolta della musica con una consapevolezza diversa, o si rivede un film con occhi nuovi. È un vantaggio perché chi lo acquista sa di avere un prodotto che è stato ponderato, ma chiaramente Digressioni non ha l’appeal di altre pubblicazioni più pop. È un bene perché svolgiamo il nostro ruolo consapevoli che chi ci legge si aspetta una certa qualità, e questo ci spinge a un impegno sempre maggiore. Chi legge Digressioni cerca stimoli forti. Insomma, Digressioni è hard-core.

Per voi che siete “cartacei” quanto conta il digitale e come lo usate?

Carta e digitale coesistono senza problemi. Usiamo il digitale per comunicare tra noi e senza la tecnologia Digressioni non esisterebbe. Lo usiamo per entrare in contatto con i lettori e far scoprire cosa facciamo. Sul nostro sito si trovano i PDF della rivista, ma la vera fruizione è pensata per la carta.

Come deve essere un articolo o un racconto pubblicato su Digressioni?

Per gli articoli valutiamo la competenza con cui è trattato un argomento e il modo in cui è esposto. Se è il riassunto di una pagina di wikipedia o un temino di scuola o un vuoto esercizio di retorica nulla di male, ma non fanno per noi. Leggendo i nostri articoli, si noterà che lo stile è curato, originale, che ci sono riferimenti bibliografici, padronanza dei concetti ma non ostentazione. Per i racconti cerchiamo il giusto equilibrio di stile e contenuto. “La botte piena e la moglie ubriaca” è un fenomeno che ogni tanto si verifica.

Sta nascendo una nuova sfida, quella di Digressioni Editore. Come pensate di farvi notare e lavorare nel mondo difficile dell’editoria?

Grazie al nostro intuito per gli affari da lupi di Wall Street: non è un’idea brillante investire su un progetto editoriale e su un settore per nulla inflazionato? Il business plan poggia su un concetto imprenditoriale strutturato: incrociare le dita.

Scherzi a parte, Digressioni Editore è stato un passo quasi naturale dopo tre anni di lavoro pianificato con la rivista, e grazie all’esperienza maturata da molti di noi in diversi ambiti. Siamo consapevoli che sarà difficile e faremo degli errori, ma vogliamo investire la stessa passione e soprattutto la serietà che abbiamo messo in Digressioni per dare ai nostri autori uno spazio più ampio, e a chi legge un’offerta maggiore.

Vogliamo anche mettere le nostre competenze a disposizione degli altri, magari per sostenere chi è più giovane. Sappiamo anche che ci vorrà tempo, andranno fatti piccoli passi, dovremo fare scelte.  Organizzeremo eventi e presentazioni, parteciperemo a fiere, uniremo le forze collaborando anche con altre realtà editoriali, senza isolarci, ma soprattutto punteremo a offrire pubblicazioni le più curate possibile per mostrare al lettore il valore di quello che pubblichiamo.

Ci consigli tre riviste letterarie (cartacee e digitali) da leggere e di ognuna mi diresti la motivazione?

Per forza di cose le consiglierò cartacee, ma devo trasgredire e nominarne quattro perché sono tutte gestite da persone che stimo: al recente FirenzeRivista ho scoperto Quanto, formula interessante e grafica davvero bella; cito poi Charta sporca, La chiave di Sophia e Frute, per i contenuti, per l’aspetto grafico e perché so che sono curate con passione e professionalità. Sono certo ne esistano altre, ma faccio sempre scoperte tardive.

Consigliaci tre libri da leggere assolutamente entro la fine del 2019.

Appunto perché faccio scoperte tardive, sono molto impreparato sulle uscite recenti, leggo cose un po’ datate. Dicono ci sia un certo irlandese, Joyce, che sta sperimentando un linguaggio particolare. Staremo a vedere.

Copertina di Digressioni rivista

 

Qui potete scoprire il mondo di Digressioni!

Antonella Dilorenzo

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