Biblioteca Adelphi, storia di una collana editoriale (rivoluzionaria) che pubblica libri senza quarta di copertina

 Biblioteca Adelphi, storia di una collana editoriale (rivoluzionaria) che pubblica libri senza quarta di copertina

Uniformità e riconoscibilità: sono questi i due aspetti di cui in genere è fatta una collana editoriale, aspetti che danno ai libri pubblicati una forma univoca e in grado di renderli subito riconoscibili dai lettori una volta in libreria. L’uso del termine lo dobbiamo allo stampatore piemontese Gabriel Giolito de’ Ferrari con la «Collana historica» edita dal 1563 al 1585. La collana è un progetto e una «promessa di fedeltà con il lettore», come sostiene Roberto Cicala in I meccanismi dell’editoria (il Mulino, 2021), indica al lettore la linea culturale e tematica della casa editrice. Se i libri di una collana non sempre sono uniti dallo stesso campo tematico, lo sono invece dal punto di vista grafico. Ma è sempre così? Con oggi iniziamo un viaggio nelle collane italiane che hanno fatto la storia dell’editoria e lo facciamo da una collana che ha rappresentato un punto di rottura con la cultura dominante degli anni in cui è nata, una non-collana, fatta di libri eterogenei e unici: la Biblioteca Adelphi.

Adelphi e la collana non-collana di Bazlen e Foà

Sin dalla sua fondazione – avvenuta nel 1962 per merito di Luciano Foà insieme alla collaborazione fra gli altri di una figura chiave come fu Roberto Bazlen –, Adelphi si impose nel panorama editoriale italiano in aperta rottura rispetto ai presupposti ideologici della cultura razionalista e marxista di quegli anni, e in questo senso agli antipodi rispetto a Einaudi. Questa scelta di politica editoriale investì la struttura stessa delle collane: all’organizzazione sistematica, rigida e pedagogica di impronta einaudiana si contrapponeva un’organizzazione libera e senza pretese di coerenza interna e coincidente con il gusto della realtà di impronta adelphiana. In altre parole, fin da subito Adelphi si propose di pubblicare libri necessari (quando quest’aggettivo aveva ancora un significato) ma che erano destinati a essere dimenticati per il clima culturale italiano di quegli anni. Come fu il caso di una personalità complessa e discussa come Nietzsche. Quando Einaudi si rifiutò di pubblicarlo, Foà se ne andò e portò con sé anche l’autore tedesco. Tre anni dopo nacque la Biblioteca Adelphi, nello stesso anno morì anche Bazlen, che lasciò tutte le lettere e le schede editoriali sui manoscritti da pubblicare. È in questa collana che il progetto di Bazlen prese forma, ossia l’idea di creare una collana «non-collana» composta di titoli eterogenei per genere e contenuto, uniti dall’unicità, dal fatto di essere testi significativi. E se inizialmente i libri unici erano diversi anche per la parte grafica, grazie a Foà e a Roberto Calasso questi vengono riuniti in un’unica collana.

Roberto Calasso, la Biblioteca Adelphi e il libro unico

«Che cos’è una casa editrice se non un lungo serpente di pagine? Ciascun segmento di quel serpente è un libro. Ma se si considerasse quella serie di segmenti come un unico libro? Un libro che comprende in sé molti generi, molti stili, molte epoche, ma dove si continua con naturalezza, aspettando sempre un nuovo capitolo, che ogni volta è di un altro autore»: disse una volta Roberto Calasso.

È con questi presupposti che è nata la Biblioteca Adelphi. Ma l’eterogeneità non è tutto: c’è in questa collana anche una certa visione filosofica e irrazionalista del progetto, in antitesi con il razionalismo illuminista della cultura dominante di quegli anni. Fu per questo che, sulla scorta dell’operazione Nietzsche, furono pubblicati numerosi testi filosofici e sulle religioni orientali, con tendenze misticheggianti, ma anche sul mito e le leggende.

C’è poi nella Biblioteca Adelphi una certa preferenza a ripescare e a pubblicare autori del passato, poco conosciuti o non considerati come avrebbero dovuto dai lettori italiani. Un aspetto questo che ha come conseguenza un disinteresse, sebbene non assoluto, verso gli autori italiani e contemporanei. Fanno eccezione scrittori come Guido Morselli, morto suicida e che fu pubblicato postumo, o Giorgio Manganelli, Alberto Arbasino, oppure Guido Ceronetti.

Da un punto di vista grafico, la Biblioteca Adelphi si caratterizza per il formato in brossura rivestito di una sottile sovraccoperta con le alette attaccata al dorso. Sulla sovraccoperta troviamo l’immagine, mentre la copertina è in cartoncino bianco e non sono presenti segni di stampa. Altra particolarità di questa collana è la tonalità pastello per il colore di sfondo che cambia a ogni uscita, unico nel suo genere. Quasi tutte le copertine della Biblioteca sono fedeli al progetto grafico ideato da Aubrey Beardsley nel 1895 per la collana Keynotes dell’editore John Lane: una doppia linea segna la gabbia di copertina e una linea orizzontale divide lo spazio in due porzioni asimmetriche, laddove la parte inferiore è occupata dall’immagine di copertina e quella superiore dal titolo e dal nome dell’autore, rispettivamente in maiuscolo tondo e minuscolo corsivo.

Un accenno alle immagini di copertina: sono oggetto di un’attenta ricerca iconografica, in cui si prediligono i dipinti e i disegni in grado di suggerire una metafora visiva del contenuto dell’opera, procedimento descritto da Calasso come il rovescio dell’ecfrasi, ossia la tecnica poetica usata per raccontare con le parole il contenuto figurativo di un manufatto artistico.

Infine, i libri della Biblioteca sono privi di elementi paratestuali, non ci sono postfazioni, note, commenti critici, al massimo è presente una breve nota introduttiva, ed è assente la quarta di copertina. Diverso è per il risvolto che, più che avere finalità di promozione del libro serve a creare, secondo Gian Carlo Ferretti, «una triangolazione editore-opera-autore fondata su un’affinità elettiva, esclusiva ed escludente».

Per approfondire quest’argomento vi suggeriamo la lettura dei seguenti testi:

  • Roberto Calasso, Cento lettere a uno sconosciuto, Adelphi, 2003
  • Roberto Calasso, L’impronta dell’editore, Adelphi, 2013
  • Roberto Cicala, I meccanismi dell’editoria. Il mondo dei libri dall’autore al lettore, il Mulino, 2021
  • Gian Carlo Ferretti, Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003, Einaudi, 2004

 

A cura di Valeria Zangaro

Valeria Zangaro

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