Ritratti di scrittori: Vittorio Sereni, chi era? Scoprilo in 5 parole

 Ritratti di scrittori: Vittorio Sereni, chi era? Scoprilo in 5 parole

Ritratto illustrato di Sonia De Nardo

Ad aver percepito con acuta sensibilità il radicale mutamento sociale e di mentalità che si manifestò tra gli anni Quaranta e Sessanta è certamente Vittorio Sereni, che con Gli strumenti umani (1965) rappresentò tutte quelle contraddizioni e angosce più profonde che caratterizzarono un’intera generazione. All’interno di un mondo industrializzato e dimentico dei passati sacrifici, l’autore tenta con la sua poesia di rappresentare e decifrare al tempo stesso la complessità della realtà deludente.

Vittorio Sereni: chi era lo scrittore e poeta in 5 parole

Rimorso

La mancata partecipazione a un evento di nevralgica importanza per la Storia d’Italia, quale la Resistenza, condannò Sereni a un temperamento di perenne apprensione. In quegli anni, infatti, si trovava prigioniero in Algeria e, al momento della scarcerazione, la guerra era terminata. A consumarlo non era solo l’idea di non aver contribuito alla liberazione partigiana, a differenza di tanti altri intellettuali, ma anche un profondo dubbio di coscienza: se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe effettivamente preso parte alla Resistenza, o gli sarebbe mancato il coraggio? Dietro questi tormenti si nasconde la principale causa della sua ricerca costante di un riscatto, individuato principalmente nella diffusione di quegli ideali partigiani che parevano col tempo essere dimenticati. Se Sereni non poté contribuire alla loro edificazione, perlomeno volle perpetuarne il ricordo.

Industria

Difendere gli ideali della Resistenza era in effetti, per Sereni, un compito degno di esser chiamato riscatto esistenziale. A partire dal 1958, infatti, l’obnubilamento capitalistico, che sostituiva ogni ricordo di sacrificio partigiano con il tanto atteso benessere, cominciò a sommergere progressivamente la società. Il boom economico rappresentò una svolta epocale, portando a quell’entusiasmo collettivo che affossò il ricordo rovinoso del dopoguerra. La demoniaca figura del dittatore venne sostituita da una forza più subdola e umbratile, quella del padrone. Se prima esisteva un nemico concreto da combattere, con la spinta capitalistica questo nemico si frammenta per insinuarsi nelle menti degli individui, ingannandoli con la promessa di un’illusoria felicità. Il tempo si velocizza precipitosamente, adattandosi ai turni disumani delle fabbriche, in cui la produttività fa dell’uomo un automa. Una visita in fabbrica, una delle poesie di Sereni di maggiore successo, denuncia proprio questa realtà commerciale, descrivendo gli operai come «Chiusi in un ordine, compassati e svelti, / relegati a un filo di benessere / senza perdere un colpo – e su tutto implacabile / e ipnotico il ballo dei pezzi dall’una all’altra sala».

Poesia

Ma ad annunciare la decadenza era già, ancor prima della rinascita economica, quella società di massa che la presagiva, tesa all’omologazione annullatrice di ogni individualismo poetico. Una società svuotata dei primari valori umani non può infatti accogliere la poesia, o perlomeno non così come la tradizione l’ha sempre concepita. Sintomo di questa consapevolezza sono le scelte di poeti come Saba, che decide di scrivere una poesia chiara, bassa, prosastica; o ancora Montale, che con I limoni annuncia un esplicito distacco dalla tradizione, e che dopo il ’56 non pubblicherà più poesia per circa un ventennio. Sereni, tuttavia, pur consapevole del mutamento in itinere, vuole ancora credere nella poesia, tentando di adattarla, per quanto possibile, ai nuovi tempi. Lo fa, però, non sacrificando l’ispirazione al gusto della massa, ma vedendo nel relativo distacco dalla tradizione una presa più diretta con la realtà. Solo tramite l’uso di termini impoetici, come «monelli», «telefono, «cottimo», «rigurgito», e solo mediante la rievocazione concreta del mondo si può tentare una denuncia delle cose.

Strumenti

Ma in Gli strumenti umani, questo distacco dalla tradizione avviene lentamente con il progredire della «narrazione». Possiamo effettivamente parlare di narrazione dal momento che la raccolta è concepita come un romanzo, essendoci un’evoluzione progressiva tanto dell’io lirico che del lettore, il quale al termine dell’opera avrà raggiunto una consapevolezza nuova. Tutta la prima sezione è infatti costruita attorno al passaggio dell’io poetico dal mondo ideale e innocente, proiezione di felicità infantile, a un mondo cupo e ombroso, quello dell’adultità. Confrontarsi con quest’ultimo significa lasciarsi alle spalle gli enigmi dell’«edere», delle «stelle imperfette», che riflettono mondi altri e ideali; solo così si possono comprendere i segni devastanti del dopoguerra («cenere e fumo è la via»), l’oppressione della società industriale («Ma i volti i volti non so dire / ombra più ombra di fatica e d’ira») e l’incapacità di comunicazione con l’altro («Il telefono / tace da giorni e giorni»). Per sfuggire da tutto questo e affrontare un mondo legato alla necessità, c’è bisogno appunto degli strumenti umani, come la poesia, il dialogo con l’altro, il confronto, la consapevolezza e comprensione della realtà. Sereni non vuole essere un poeta impegnato: non vuole la rivoluzione, non aspira al cambiamento imminente; eppure tratta importanti temi sociali e civili, al fine però di istaurare con il lettore un dialogo che aiuti a contemplare la realtà presente.

Luino

L’antitesi al mondo industrializzato è rappresentata da Luino, il luogo natale del poeta, il paradiso perduto dove la natura, con il suo ciclico e lento rinnovarsi, contrasta la velocità prosciugante della città, identificata con Milano. A questo mondo ideale l’io poetico vuole appigliarsi come un rifugio sicuro, fingendo che tutti i mali del mondo non esistano: «Per una traccia certa e confortevole / sbandavo, tradivo ancora una volta». A essere tradita è la necessità di abbandonare questa dimensione rassicurante dinanzi all’abisso della realtà. Ma il poeta, caduta ogni illusione, si renderà conto che tornare nell’utero materno non è possibile, ed ecco che cade il mito rousseauiano dell’infanzia, verso cui buona parte degli intellettuali del tempo vedeva un riscatto esistenziale.

Vittorio Sereni: i primi libri da leggere per conoscere questo scrittore

  • Frontiera, Unicopli, 2005
  • Diario d’Algeria, Mondadori, 1965
  • Gli strumenti umani, il Saggiatore, 2018

 

A cura di Alessandro Pasini

Blam

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