Il racconto del mercoledì: Virus di Andrea Rossi

 Il racconto del mercoledì: Virus di Andrea Rossi

Illustrazione di Sharon De Pasquale

«Siri, mostra il mercato» – lo schermo del Mac, rimasto in attesa per tutta la prima parte della mattinata, si illuminò alle 10:23. I future sugli indici americani indicavano che l’apertura oltreoceano sarebbe stata pessima, e le notizie sulla pandemia non accennavano a migliorare. In tutte le principali città, compresa Torino, c’erano i saccheggi di generi di prima necessità, ma anche televisori, lettori Blu-ray, smartphone.

«Siri, qual è la situazione?» il Mac rispose, con timbro maschile: «Siamo inseriti in un quadro macro in rapido deterioramento, a seguito della chiusura di servizi e mercati, la cessazione delle forniture dalla Cina, il rifiuto da parte dei nostri partner commerciali in Germania di dar seguito alle richieste di commessa».

«Ti ricordo l’appuntamento delle ore 11:00» aggiunse Siri.

«Siri, perdio, dammi una buona notizia!» – il timbro mutò in femminile e partì un pezzo rilassante, musica lounge: «L’oro, la cui posizione in portafoglio è assestata al 10%, è inserito in un forte canale rialzista, attendere una debolezza di breve per incrementare fino al 15%».

Fissavo le scritte lampeggianti della piattaforma di trading. Alcune erano nere in campo bianco, come il logo Apple. Azioni prese da tempo e mantenute con grande fiducia, la stessa che riponevo nel personal computer che accarezzavo con le dita in questo momento: leggero, comodamente trasportabile, la scocca liscia al tatto, come la pelle di Valeria. C’erano anche lettere blu, come quelle della Byochrist Farmaceuticals, venduta troppo presto, prima che il disastro fosse annunciato al mondo dall’OMS, mentre le mascherine andavano esaurite. E noi due non ne avevamo trovata una sola in vendita.

Gialle e rosse, come la scritta nella scatolina del farmaco che avevo iniettato nel braccio di Valeria, quando era chiaro che non ce l’avrebbe fatta. Dormiva al piano di sotto, e per non sentire i suoi rantoli, avevo indossato gli auricolari.

Una buona notizia doveva esserci, così iniziai a scorrere i feed alla ricerca di un evento che indicasse la fine dell’epidemia con l’estate, o di un’azienda che avesse scoperto un vaccino rivoluzionario; intanto lo schermo affianco indicava la rapida discesa degli indici, che sbriciolavano record negativi, e pavimenti che sino a quel momento tutti avevano ritenuto invalicabili, esattamente come quello che mi stava sotto i piedi. Il capitale stava evaporando. Meno 3.000 euro il primo giorno, quando era iniziata la corsa alle mascherine. L’anello con brillanti che non avevo regalato alla mia compagna costava altrettanto. Meno 7.000 il secondo, quando era ormai chiaro che qualcosa non andava. Quanto la seconda luna di miele che ci eravamo negati un anno fa. Poi altri 15.500 persi, la prima auto per nostro figlio che non avevo voluto, e lui se n’era andato di casa. «Siri spegni» e mi diressi alla porta, erano le 11. Fuori, i fantasmi in camice bianco non tardarono ad avvicinarsi: «Chi è il malato?».

Feci un passo in avanti, alzando le mani.

Andrea Rossi

 

Blam

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