Il racconto del mercoledì: Il futuro remoto di Giuseppe Fabrizio Ernesto Coco

 Il racconto del mercoledì: Il futuro remoto di Giuseppe Fabrizio Ernesto Coco

Illustrazione di Francesca Galli

«Ma dai! Non mi dire» dice il calvo mentre arranca cercando di stare al passo.
«Sì sì, è andata proprio così.».
Il brizzolato vedendo l’amico stanco lo invita a sedersi: «Fermiamoci e prendiamo qualcosa, c’è un caldo oggi. E Saverio te lo ricordi?»
«Chi?»
«Quello che…hai presente Annie Lennox dentro la limousine vestita di nero e i capelli arancio, come lei aveva gli occhi e lo sguardo spiritato. Era andato a Londra per sei mesi e al ritorno aveva dei capelli assurdi, corto scolpito, chiamava quel taglio. Per strada lo scambiavano per una ragazza. Una sera in macchina con quei buzzurri di classe, mentre si cercava il parcheggio, uno di loro disse: quella me la sposerei. Noi guardammo, non potevamo credere che parlasse di Saverio.»
«Certo che mi ricordo. Chissà dove sarà?». Ha gli occhi imperlati di nostalgia. «Ho trovato su Facebook il suo amico, Paolo, vive a Londra. Si è sposato con un giornalista, hanno due cani. È imbolsito talmente che dalle foto non lo riconoscevo. Com’era secco da giovane!» il brizzolato annuisce. «Ma di Saverio nulla. Peccato!» sospira e s’incupisce.
«Non mi pareva foste molto amici.»

Ordinano alla barista che avrà forse vent’anni, la stessa età che stanno ricordando loro due che adesso ne hanno sessanta. Dietro la cortesia essenziale, li guarda come due oggetti di vecchia chincaglieria in una vetrina.
«Hai visto che bel culo sodo e giovane ha quella?». Il calvo annuisce. «Come mai ti sei intristito mentre parlavo di Saverio?»

«No, niente. Pensavo a quei tempi. A gli anni che sono passati. E poi, insomma. Non te l’ho mai detto, ma con Saverio, insomma, sai noi due, insomma hai capito?»
«No, non ho capito niente» replica un po’ spazientito il brizzolato.
«Diciamo che io e Saverio abbiamo avuto un breve inciucio»
«Mi ero accorto di qualcosa, ma non mi avevi mai detto niente. Eravamo curiosi, disinibiti, avidi di piacere, sessualità fluida si direbbe oggi. Fortunatamente crescendo siamo rientrati nei ranghi»

«Io non l’ho mai fatto, specialmente dopo essere uscito vivo da chemio e interventi, ho deciso, fin che posso, di godere fino in fondo. Non cerco più di piacere: nessuno sarebbe attratto da uno storpio con una gamba rigida e una circonvallazione di cicatrici addosso. Non cerco compassione, ma forza e bellezza di cui nutrirmi. Adesso scelgo e pago. Ogni tre settimane con Daniela ci serviamo di un’agenzia perché entrambi possiamo essere soddisfatti. E di tanto in tanto attingo linfa da un altro provider che ha tutta roba che ti lascia senza fiato. Corpi che ai nostri tempi esistevano nei sogni e nei film.»

Il brizzolato in silenzio, guarda la punta delle scarpe tecniche sporca di terra.
«Non dire nulla, ma prova a capire: ogni giorno il tumore potrebbe rinascere»
«È vero, sono senza parole. Però fare sesso a pagamento è da tanto un mio desiderio, ma non ho avuto mai il coraggio. Potresti darmi il contatto?»

«Muoviamoci, non voglio arrivare a casa tardi».

Giuseppe Fabrizio Ernesto Coco

Blam

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