Vite Rubate. Dal sogno capitalista al futilitarismo di Neil Vallelly. Un saggio sull’homo futilitus. Recensione

 Vite Rubate. Dal sogno capitalista al futilitarismo di Neil Vallelly. Un saggio sull’homo futilitus. Recensione

Pubblicato da Edizioni Atlantide nel marzo 2022 e tradotto in italiano da Thomas Fazi, Vite Rubate è il primo libro di Neil Vallelly, ricercatore economico e politico presso l’Università di Otago in Nuova Zelanda che si dedica in questa sua opera d’esordio allo sviluppo del concetto di futilitarismo, termine coniato dall’autore stesso, risultato della fusione tra capitalismo e utilitarismo.

 

Vite Rubate di Neil Vallelly: di cosa parla il libro

Vite Rubate si può definire come un saggio di economia politica talmente attuale da risultare quasi disturbante alla lettura. Attraverso una scrittura brillante e brutale descrive la condizione dell’essere umano dei nostri giorni, quella della futilità.

La futilità, o il futilitarismo come sistema economico, sociale e culturale, o ancora l’homo futilitus come scrive più volte l’autore, è un concetto multi sfaccettato e ricco, difficile da incasellare in una definizione esatta, in un ambito preciso delle nostre esistenze di persone che vivono la contemporaneità. E infatti Vallelly non offre una definizione univoca e sempre valida, piuttosto una visione che intreccia uno dopo l’altro aspetti della vita più o meno intensamente vissuti, sperimentati almeno una volta sulla propria pelle da chi legge.

«Il concetto di futilità cattura tutto un insieme di cose che sentiamo essere sbagliate nel mondo in cui attualmente viviamo. Nel dare un nome a tale sensazione, questo libro ha cercato di mostrare che le nostre varie esperienze di futilità non sono il riflesso dei nostri caratteri individuali, come ci dicono i profeti della responsabilità personale, ma sono create dai principi operativi del capitalismo neoliberale e dalla logica mostruosa della razionalità neoliberale.»

 

Capitalismo, utilitarismo, neoliberismo: i termini di Neil Vallelly 

Il futilitarismo è descritto come la tragica ma purtroppo inevitabile condizione nella quale vive l’essere umano contemporaneo, un modo di essere nel mondo figlio del capitalismo e dell’utilitarismo, di cui pure Vallelly offre una veduta storica nel primo capitolo del saggio. Il concetto stesso, quindi, non può prescindere dall’utilitarismo, e tuttavia va oltre e lascia che uomini e donne precipitino in una condizione peggiore rispetto alla prima: l’utilitarismo infatti – nella visione data dal filosofo Jeremy Bentham – aveva come fine ultimo il «bene comune», obiettivo che rimaneva alto nella scala delle priorità a discapito del vantaggio personale: «Il dolore della morte che ricadrà sull’indigente trascurato sarà sempre un male maggiore del dolore dell’attesa delusa che ricadrà sul ricco qualora una porzione limitata della sua superfluità gli venisse tolta».

Il futilitarismo si allontana invece dal bene comune, creando un mondo – economico, sociale, culturale, delle relazioni – dominato dalla massimizzazione dell’utilità, da un individualismo estremo, dall’interesse personale come unico orizzonte possibile nel quale far rientrare il proprio agire nel mondo.

 

Di che cosa parliamo quando parliamo di futilità

L’efficacia di un saggio come quello di Vallelly risiede nel mescolare con grande abilità momenti di prosa squisitamente tecnica, esempi tratti dal vissuto quotidiano di milioni di donne e uomini che vivono vite futili e che raramente vedono scritte nero su bianco le loro sensazioni più intime; casi studio che fanno riferimento al panorama politico soprattutto degli ultimi anni: si parla della parabola «pubblica» discendente del primo ministro canadese Justin Trudeu, degli ex presidenti americani Barack Obama, Donald Trump, Bill Clinton solo per citare alcuni degli esempi presenti nei diversi capitoli.

Futilità è la sensazione percepita da parte di molte donne e uomini che sentono di stare facendo un lavoro che, pur garantendo uno stipendio alla fine del mese, un tetto sopra la testa e qualcosa da mangiare nel frigorifero, percepiscono come perfettamente inutile; se quella determinata mansione sparisse di punto in bianco, nessuno se ne accorgerebbe. Nessun aspetto fondamentale della vita umana ne sarebbe in qualche modo influenzato, a differenza di altre professioni considerate dal saggista fondamentali perché intimamente legate alla vita stessa delle persone – Vallelly parla in particolare del personale medico e scolastico.

Il futilitarismo descritto dall’autore è strettamente collegato alla precarietà che caratterizza oggi più che mai tante sfere del vivere contemporaneo: si parla del mondo del lavoro, dei social media, delle relazioni interpersonali, di un modo di sperimentare la socialità che negli ultimi anni è profondamente cambiato – Vallelly segnala un’ulteriore accelerata in seguito alla pandemia da Covid-19.

Vite rubate di Neil Vallelly è un saggio fondamentale perché dà legittimità a sensazioni ed esperienze orribili che accomunano milioni di persone; le descrive, traccia corrispondenze e sviluppa ragionamenti dando ordine al caos contemporaneo, offre infine una speranza: quella che a partire dalla consapevolezza della futilità si possa un giorno procedere verso il «comune»: «La futilità può essere il linguaggio condiviso che permette la trasformazione di questa attività pratica da divenire-comune a comune. Il futilitarismo può essere il nome che diamo all’organizzazione politica del comune».

A cura di Alessia Cito

Alessia Cito

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