Tornare dal bosco di Maddalena Vaglio Tanet: storia (quasi) vera di un suicidio, una scomparsa e della natura guaritrice. Recensione

 Tornare dal bosco di Maddalena Vaglio Tanet: storia (quasi) vera di un suicidio, una scomparsa e della natura guaritrice. Recensione

Già finalista al premio Strega ragazzi 2021 per il miglior esordio, Maddalena Vaglio Tanet è ora candidata al premio Strega 2023 con Tornare dal bosco (Marsilio, 2023). Il romanzo, che prende ispirazione da un fatto di cronaca realmente accaduto, con mirabile equilibrio tra fiction, realtà e favola, utilizza il bosco come luogo archetipico per costruire una storia sullo smarrimento e il recupero della propria identità. È la capacità della scrittrice di rendere ogni visione palpabile e ogni evocazione fiabesca una possibilità del reale a trasformare il romanzo nel «mix davvero interessante» di cui ha parlato Lia Levi nel proporre il romanzo allo Strega.

Tornare dal bosco di Maddalena Vaglio Tanet: la trama del libro

Anni Settanta. Nel piccolo paese piemontese di Bioglio tutto scorre placidamente, ogni abitante immerso nella quieta regolarità della propria vita, nonostante i venti della Storia infurino tra le montagne. Un giorno a scardinare l’ordine naturale delle cose è il più innaturale degli eventi: Giovanna, una bambina delle elementari, si è suicidata.

Quando Silvia, insegnante di Giovanna, legge sulla prima pagina del giornale della morte della sua allieva è schiacciata dal senso di colpa: in Giovanna rivedeva sé stessa e la bambina che un tempo era stata, ma nonostante i suoi tentativi di mettere la bambina sotto la sua ala protettiva non è stata in grado di sottrarla a una vita familiare fatta di silenzi, incomprensioni, autoritarismi e violenza. La maestra Silvia scompare senza lasciare traccia e nessuno sarà in grado di trovarla se non chi è capace di riconoscere il potere magico della natura.

Luci e ombre dall’alto della Rovella

Nel romanzo si svelano delicatamente le vite di molti dei residenti di Bioglio, e tra le altre le vicende della famiglia di Silvia Canepa, intenta nella ricerca della donna scomparsa nel nulla, e di Martino, un bambino torinese, ammalato di asma, trasferitosi con la madre nel paese in cerca di «aria buona». Il piccolo coprotagonista vorrebbe tornare nella sua città natale, ma i genitori paiono irremovibili nella loro decisione.

Così ha inizio l’avventura di Martino, deciso a ritrovare la maestra Canepa per diventare un eroe, conquistare il cuore della nipote di Silvia, e finalmente ritornare a Torino. Martino riuscirà a trovare Silvia nel bosco, che qui più che paesaggio è un quasi personaggio, un elemento vivo e dotato di una forza carismatica che attrae chi sa percepirla.

La natura, il paesaggio della Rovella biellese, viene rappresentata come un universo parallelo e sconosciuto, un’energia che si sprigiona da un equilibrio molto sottile, tra pace e violenza. La stessa, quest’ultima, che serpeggia nelle vite del paese piemontese, ben celata dietro le porte chiuse.

Il compito della natura, proprio come l’acqua gelida del fiume che accoglie l’ultimo respiro di Giovanna, è quello di offrire rifugio e comprensione solo a chi sa apprezzarne anche i paradossi. «Tornare dal bosco», da un mondo, cioè, in cui non c’è posto per la logica e le strategie umane, significa allora lasciarsi ogni fardello alle spalle per poter, finalmente, accettare il proprio sé primordiale.

La scrittura di Maddalena Vaglio Tanet in Tornare dal bosco

La scrittura di Maddalena Vaglio Tanet è ricercata e polisemica. Al pari dei personaggi anche i luoghi hanno una personalità, meno lineare e più misteriosa, come resa inquieta da una foschia che attende di dissiparsi.

L’utilizzo di flashback e l’incipit da romanzo giallo danno verve alla storia, lasciando al lettore la forte curiosità di scoprire cosa c’è davvero al di là del bosco.

 

A cura di Sara Gasperini

Blam

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