La verità che ci riguarda di Alice Urciuolo: l’educazione sentimentale al tempo delle dipendenze. Recensione

 La verità che ci riguarda di Alice Urciuolo: l’educazione sentimentale al tempo delle dipendenze. Recensione

Sceneggiatrice per il cinema e per la serialità, autrice di Skam Italia e co-creatrice di Prisma, Alice Urciuolo ha esordito nella narrativa con il romanzo Adorazione (66thand2nd, 2020), già entrato nella dozzina del premio Strega 2021, e che presto diventerà una serie per Netflix.

A ottobre 2023, la scrittrice, classe 1994, è tornata in libreria con La verità che ci riguarda (66thand2nd), un’opera che esplora il tema delle dipendenze affettive attraverso la storia di Milena e di sua madre Angelica. Entrambe, infatti, pensano di trovare la propria identità in rapporti manipolatori, con un uomo più grande l’una e con la guida spirituale di un nuovo culto l’altra, sperimentando analoghe dinamiche psicologiche di soggezione.

La verità che ci riguarda di Alice Urciuolo: la trama del libro

Milena, quindicenne cresciuta nel paesino di Vallecorsa tra le montagne della Ciociaria, da tre anni soffre di anoressia. La madre Angelica, molto devota e legata alle suore del paese, dopo aver cercato in ogni modo di aiutarla, decide di fare un voto alla Chiesa della Verità, un nuovo culto fondato nella vicina Roccanuova da Tiziano Valentini, un ex impiegato di banca e padre di famiglia che si atteggia a guida spirituale. Preoccupata per il gesto della madre, Milena riprende a mangiare, portando così Angelica a convincersi che Tiziano sia davvero un santo capace di compiere miracoli.

Terminato il liceo, Milena si iscrive a Lettere classiche alla Sapienza per fuggire da una madre ormai incapace di riconoscere i pericoli della setta religiosa e un padre inerte di fronte alle consistenti donazioni che la moglie versa alla Chiesa della Verità. Ospite della residenza “L’Ulivo”, gestita dalla stessa congregazione di suore di Vallecorsa, Milena stringe nuove amicizie senza mai rivelare, per la vergogna, la storia della sua famiglia. Il desiderio di crearsi una nuova identità e di tagliare i ponti con il passato la spingono a cambiare l’accento del suo nome in Mìlena quando si presenta a Emanuele, un uomo più grande che le promette quel riscatto che sperava di trovare a Roma.

Prigioniera di una storia d’amore tramutatasi in dipendenza affettiva, Milena si allontanerà dalle amiche e dalla famiglia fino a quando non si accorgerà di essere caduta nello stesso rapporto manipolatore che lega sua madre a Tiziano.

Un dolore ereditario che unisce madre e figlia

«”È impossibile guarire da una cosa che non riconosci come una malattia”. Lei non aveva mai compreso di essere stata manipolata fino a quando non aveva deciso di fare un passo fuori e chiedere aiuto. Adesso sapeva che quanto era successo a lei era la storia ogni volta diversa, ogni volta uguale, di tutte le persone cadute in una qualche forma di dipendenza. Persone che si trovano in un momento di grande fragilità che altri sanno riconoscere e sfruttare. Persone che prima vengono molto amate, poi svilite, infine isolate dal resto del mondo e in questo modo sottomesse alla volontà di un altro individuo».

La verità che ci riguarda è la storia di un dolore ereditario che porta Angelica e Milena a credere di potersi salvare solo affidandosi completamente a un’altra persona. Madre e figlia non si accorgono, però, di essere manipolate quando Tiziano ed Emanuele fanno loro credere di amarle, per poi svilirle, allontanarle dalla famiglia e dalle amicizie e, infine, sottometterle completamente alla loro volontà. Il rapporto tra madre e figlia si incrina proprio a causa degli stessi meccanismi psicologici di soggezione affettiva che entrambe sperimentano. Milena, fuggita a Roma per scampare alla vergogna che prova per la scelta della madre, cerca quindi di sostituire Angelica con altre donne che rappresentano forme di maternità non convenzionali. Durante gli anni dell’università Milena trova nuove figure materne nelle suore che gestiscono la residenza “L’Ulivo Santo”, nella sua compagna di università Leonora e in Anna, che ha lasciato crescere la figlia avuta da giovanissima ai suoi genitori.

La scrittura di Alice Urciuolo in La verità che ci riguarda

Più ricercata e consapevole rispetto al primo romanzo, ma sempre caratterizzata dall’accuratezza dell’ambientazione nella provincia laziale, la scrittura di Alice Urciuolo in La verità che ci riguarda procede per ampie sezioni narrative interrotte da brevi, ma significativi, dialoghi. Nel romanzo, infatti, la voce narrante di Milena non parla in presa diretta, ma, come in delle memorie, rielabora il passato con salti temporali che ripercorrono un periodo di circa dieci anni: dai primi sintomi dell’anoressia fino all’incontro con Emanuele durante il primo anno di università.

La scelta di adottare una narrazione in prima persona consente, inoltre, ad Alice Urciuolo di affrontare attraverso il personaggio di Milena temi legati al corpo femminile, come l’assenza di mestruazioni causata dai disturbi alimentari, l’autoerotismo, la gravidanza indesiderata e l’aborto.

 

A cura di Francesca Cocchi

Blam

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