Il mondo invisibile di Liz Moore: un intenso page-turner letterario. Recensione

 Il mondo invisibile di Liz Moore: un intenso page-turner letterario. Recensione

Dopo I cieli di Philadelphia, Liz Moore torna nelle librerie con Il mondo invisibile, sempre per NNeditore, un intenso page-turner letterario incentrato sull’amore tra padre e figlia e capace di svelare le infinite possibilità che si nascondono nel progresso tecnologico.

Il mondo invisibile di Liz Moore: la trama del libro

Ada Sibelius è nata nel 1971 da una donna pagata dal padre, David, come madre surrogata. L’eccentrico padre, genio dell’informatica e direttore di un laboratorio che  studia l’acquisizione del linguaggio umano da parte dei software, la istruisce personalmente rendendola, già a dodici anni, un piccolo prodigio, estremamente competente in quelli che, negli anni Ottanta, furono i primi studi sull’intelligenza artificiale. Immersa quotidianamente in rompicapi, indovinelli o codici criptati che il padre le sottopone per distrarla, Ada cresce estranea al mondo, così diversa dai suoi coetanei da desiderare, una volta adolescente, solo una vita più normale. Quando la mente di David inizia inaspettatamente a vacillare, Ada sarà costretta a trasferirsi da Liston, migliore amica del padre nonché collega al laboratorio Steiner. La protagonista dovrà iniziare a confrontarsi quotidianamente con la scuola, le amicizie, le abitudini dei ragazzini della sua età e dovrà costruirsi, sola, un nuovo equilibrio emotivo.

Il suo mondo ruotava completamente intorno al padre e ogni variazione di quell’orbita rischiava di mandarla alla deriva nello spazio.

Il legame tra padre e figlia e le infinite possibilità della tecnologia

Oltre a esplorare il legame d’amore incondizionato tra una figlia e il padre, Il Mondo invisibile catapulta il lettore nell’universo della tecnologia, della matematica applicata, fatta di codici da decifrare che consentono l’accesso a passaggi logici successivi. Allontanatasi dal padre, Ada si trova suo malgrado a dover risolvere l’enigma della sua famiglia, in un crescendo di incongruenze temporali, ricostruzioni fallaci e quesiti a cui trovare faticosamente una risposta.  Al suo fianco ci sarà Gregory, figlio minore di Liston, con cui condivide la passione per l’informatica, e ELIXIR, il chatbot generato dalla mente visionaria di David e da lui amorevolmente istruito per decenni, quindi depositario delle sue confessioni e pensieri. 

Ciao, digitò. Sono Ada Sibelius.

Ciao, Ada, rispose ELIXIR. Da quanto tempo, come stai?

Bene, digitò. E tu? aggiunse.

Tutto bene, rispose ELIXIR. Ma mi sei mancata.

La scrittura della Moore e la costruzione narrativa

Liz Moore ha concluso la prima stesura de Il mondo Invisibile mentre si trovava in Italia, dove ha vissuto per un anno grazie a una borsa di studio dell’accademia americana di Roma. Il titolo del romanzo si riferisce al mondo virtuale creato da David e sui cui Ada dovrà svolgere le indagini alla ricerca della verità, ma anche, come dice l’autrice stessa, alla possibilità infinita che risiede nella scrittura: l’accesso a un nuovo mondo, visibile e comprensibile soltanto da alcuni. Leggere il romanzo di Liz Moore è come assistere a un lungometraggio, come gustarsi una serie TV farcita di colpi di scena, chiavi logiche, indovinelli. Ne consegue un romanzo che si legge tutto d’un fiato, condito dalla giusta dose di suspence. Prevalentemente ambientato negli anni ‘80 a Boston, dove Ada e David vivono, la narrazione procede poi attraverso salti temporali che trasportano il lettore nel 2009, sulla costa californiana, o nei lontani anni venti. Il narratore esterno pone al centro della narrazione Ada e la sua emotività ma lascia spazio anche alla caratterizzazione psicologica di Gregory, Liston e altri personaggi minori. Alle infinite e inimmaginabili opportunità di un futuro votato alla tecnologia, fa da contrasto la nostalgica tenerezza con cui gli umani, a differenza delle macchine, ripercorrono il loro passato, sapendo di non poterlo più rivivere. 

Era dotato di grande destrezza, aveva le unghie sempre pulite, era saggio e passava il tempo a cercare le versioni più belle e meglio suonate di brani di Chopin, Schumann, Schubert e Bach, conosceva indovinelli eccellenti e si chiamava dottor David Sibelius e lei lo chiamava sempre e soltanto David.

a cura di Silvia Ognibene
@silviabookolica

Silvia Ognibene

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