Comandante: di cosa parla il film con Pierfrancesco Favino (tratto dal libro di Veronesi e De Angelis) presentato al Festival di Venezia 2023

 Comandante: di cosa parla il film con Pierfrancesco Favino (tratto dal libro di Veronesi e De Angelis) presentato al Festival di Venezia 2023

Esistono trame nascoste, a volte dimenticate, che possono essere portate alla luce solo da sguardi coraggiosi. È quello che accade in Comandante (Bompiani, 2023), il romanzo di Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi, del quale è stato fatto un adattamento cinematografico, per la regia dello stesso De Angelis, presentato alla mostra del cinema di Venezia 2023 con Pierfrancesco Favino nei panni del protagonista. È una storia che affonda le radici in una delle pagine più buie della Storia del secolo scorso, la Seconda guerra mondiale, e recupera la figura poco nota di Salvatore Todaro: il comandante della Regia marina italiana che disobbedì agli ordini tedeschi salvando i nemici dopo l’affondamento. I due scrittori propongono un racconto che sembra quasi una favola, intensa e profonda come l’oceano che il protagonista e i suoi compagni si trovano a solcare durante le vicende narrate.

Comandante di Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi: la trama del libro

Italia, 1940. Una donna confessa di aver sperato di poter vivere un’esistenza «normale», tenendo i suoi affetti saldi a sé e lontani dal dolore e dalla guerra. Uno spazio, quello bellico, che sembra essere invece l’unica ragione di vita per il marito, Salvatore Todaro, da poco rimasto coinvolto in un incidente che gli ha causato una frattura permanente alla colonna vertebrale. La sua grande forza di volontà gli permette di affrontare il percorso di guarigione che lo condurrà nuovamente in guerra in prima linea.

Alba del 28 settembre 1940. Salvatore Todaro si imbarca al comando del sommergibile Cappellini, affiancato dai suoi uomini, preziosi compagni di vita, di viaggio, di guerra. Ha inizio il racconto polifonico di De Angelis e Veronesi: l’eco delle onde del mare in superficie, i suoni remoti delle profondità abissali si intrecciano alle parlate di uomini e ragazzi che provengono da ogni dove, ma che nel sommergibile divengono un’unica famiglia.

Il comandante Todaro è una figura preziosa per tutto l’equipaggio, serio e austero in apparenza, ma capace di bontà d’animo anche nelle situazioni più ostili. Proprio come quella che interrompe la placida navigazione del Cappellini, quando sulla linea dell’orizzonte compare la sagoma di un mercantile a luci spente: un incontro fatale che cambierà il destino del comandante, trasformandolo da combattente in soccorritore dei nemici naufraghi alla deriva.

La vita racchiusa in un busto d’acciaio

«Ci sono tre tipi di uomini: i vivi, i morti, e quelli che vanno per mare» recita un aforisma antico, spesso attribuito a Platone, che definisce la condizione eccezionale di chi naviga.

Il comandante vive da prigioniero nel busto d’acciaio che, per via dell’infortunio alla colonna, deve indossare costantemente, e da cui non può liberarsi nonostante lo faccia respirare appena. Ma come in un contrappasso, Todaro può sentirsi davvero sé stesso solo all’interno di un altro involucro d’acciaio: quel sommergibile Cappellini, che è divenuto la sua casa lontano da casa. Nella personalità del comandante convivono senza soluzione di continuità due sentimenti contrapposti: l’istinto bellico e l’amore luminoso per la sua Rinuccia, costantemente rischiarato dai ricordi e dalle sue lettere.

D’altra parte quella che De Angelis e Veronesi portano sul foglio non è un’umanità monocroma, bensì chiaroscurale, l’unica in grado di fare la differenza in un conflitto. E come Todaro rappresenta la scintilla capace di illuminare il buio che avvolge e annienta ogni speranza, così il mare, in quanto spazio liminale, è il luogo dove l’uomo può deviare dal codice bellico mostrando compassione: «Io sono di nuovo pronto a colpire e affondare tutti i nemici che incontrerò sul mio cammino e a ridiventare invulnerabile quando salverò la loro vita. Così si è sempre fatto, in mare, così sempre si farà. E coloro che non lo faranno saranno maledetti».

La scrittura di Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi in Comandante

Non serve l’immaginazione per ritrovarsi in fondo all’oceano, almeno non leggendo questo romanzo: ogni parola culla il lettore e lo adagia in un mondo distante, ovattato e misterioso.

La polifonia linguistica che intreccia la lingua italiana alle voci dialettali dei membri dell’equipaggio del Cappellini impreziosisce il racconto e costruisce un microcosmo culturalmente variegato: ogni passeggero del sommergibile condivide con gli altri una parte della propria storia, insegnando trucchi di tabagismo, ricette da leccarsi i baffi, e raccontando mondi diversi e lontani. Quella di De Angelis e Veronesi è un’accorata sinfonia.

 

A cura di Sara Gasperini

Blam

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