TerraRossa Edizioni: dalla Puglia al Premio Strega, fra opere inedite e riscoperte. Intervista

 TerraRossa Edizioni: dalla Puglia al Premio Strega, fra opere inedite e riscoperte. Intervista

Giovanni Turi è il direttore editoriale di TerraRossa Edizioni che con La casa delle madri di Daniele Petruccioli concorre al Premio Strega 2021. Con lui abbiamo fatto quattro chiacchiere partendo dalla sorpresa di essere nella dozzina del celebre premio, fino ai vantaggi e agli svantaggi di una casa editrice indipendente e con la sede in Puglia. Fra effetti della pandemia, scatoloni di libri nel garage di un’amica e nuove uscite in programma, abbiamo cercato di capire qualcosa in più di un editore che si sta facendo sempre più notare nel panorama nazionale.  

Iniziamo dall’attualità: La casa delle madri di Daniele Petruccioli è nella dozzina dei finalisti del Premio Strega 2021. La prima reazione all’annuncio?

Un misto di esultanza e apprensione: è un riconoscimento inatteso che, oltre a rendere orgogliosi me e gli altri collaboratori della casa editrice, ci ha destabilizzati un po’. 

La casa delle madri è un libro che ha già ottenuto molti consensi da parte della critica. Vi aspettavate che fosse anche fra i dodici finalisti del Premio Strega? 

Che lo meriti sì, che potesse esserlo no. Quello di Daniele Petruccioli è un romanzo di grande valore sia per quanto riguarda la scrittura, elegante e capace di ramificarsi in periodi tanto ampi quanto lucidi e sorvegliati, sia per la capacità di indagare le dinamiche di amore-odio, dedizione-insofferenza che caratterizzano il rapporto tra fratelli ma anche tra genitori e figli. Il talento però da solo non basta per essere scelti nella dozzina del Premio Strega. Evidentemente sono entrati in gioco anche altri fattori e cause che ci hanno agevolato: dal fatto che fosse la prima volta in cui Elena Stancanelli (alla quale va tutta la nostra riconoscenza) spendesse il suo nome per candidare un titolo, al prestigio di Daniele come traduttore, oltre che alla bravura come scrittore, e infine la coerenza e il coraggio del percorso editoriale di TerraRossa, che comincia a essere riconosciuto.

Cosa significa per una casa editrice indipendente come la vostra partecipare al premio italiano più noto?

Sul piano pratico trascorrere la successiva settimana quasi ininterrottamente a rispondere a interviste, telefonate, mail e messaggi e attivarsi subito per ristampare un congruo numero di copie in tempi record; sul piano invece progettuale trovare conferma che quello che si è fatto sinora non è forse stato vano.

Parliamo un po’ di voi. Sul vostro sito si legge: “TerraRossa edizioni nasce con l’idea di provare a seminare parole fuori dai tracciati consueti”. Cosa vuol dire? 

Che il discrimine di tutti i nostri titoli è la scrittura: prima ancora che le storie, ci interessa la capacità degli autori di raccontarle con una voce unica, originale, riconoscibile, e di farlo senza esibizioni onanistiche di bravura. Insomma, restituire dignità allo specifico della letteratura: esplorare e reinventare il linguaggio mettendolo al servizio di una narrazione.

La sede di TerraRossa è a Alberobello. Lavorare in provincia e lontano dai centri tradizionali dell’editoria italiana ha più vantaggi o più svantaggi?

In realtà, ad Alberobello c’è la sede legale, ma la sede operativa è disseminata in diversi punti di Bari (diversi scatoloni di libri sono nel bilocale in cui vivo, altri presso la sede della Stilo Editrice e nel box auto di una mia amica e collaboratrice; i file invece viaggiano nei computer e negli hard disk miei e dei redattori). Essere in provincia significa una maggior difficoltà logistica ma anche una piena indipendenza dello sguardo: mi piace pensare che handicap e vantaggi si compensino (anche se so bene che prevalgono i primi).

Fondanti e Sperimentali sono le due sezioni del vostro catalogo. Da un lato la riproposizione di opere già pubblicate e dall’altra testi inediti. Una suddivisione equa o c’è una linea preponderante? 

Scegliamo romanzi di qualità a prescindere dal fatto che siano inediti o siano già stati pubblicati e ora fuori commercio, quindi alternativamente può prevalere l’una o l’altra collana nella programmazione annuale. Ultimamente stiamo però pubblicando più opere nella collana Sperimentali.

Avete in catalogo solo scrittori italiani? È una scelta editoriale? 

Sì, questo credo dipenda dal mio desiderio di comprendere e amare a fondo un’opera prima di scegliere di pubblicarla: non potrei farlo se fosse scritta in una lingua che non padroneggio pienamente.

Siete specializzati in opere di narrativa. Sarà così anche per le prossime uscite? 

Sì, abbiamo altri nove-dieci romanzi in calendario che ci coprono la programmazione sino agli inizi del 2023: alcuni sono esordi, altri di autori già affermati, 2 per la collana Fondanti e ben 7-8 per Sperimentali, tutti capaci di destabilizzare il lettore, ciascuno però a modo proprio.

Leggi responsabilmente è il vostro motto: cosa intendete? 

È un invito a scegliere ciò che si legge senza farsi condizionare dal marketing, senza paura di doversi abbandonare alla capacità dei nostri autori di spiazzare il lettore e allo stesso tempo condurlo per mano. A essere insomma lettori attivi e partecipi, prima di acquistare un libro e anche dopo, quando ci si lascia attraversare dalle sue parole.

Gli effetti della pandemia sul mercato editoriale in una sola parola? 

Insondabili.

a cura di Barbara Rossi

Barbara Rossi

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