Megazinne: la rivista che parla solo di tette, e lo scopo è benefico

 Megazinne: la rivista che parla solo di tette, e lo scopo è benefico

Tette che entrano in coppe di champagne, tette enormi, mosce, inesistenti e che stanno su nonostante la quinta di reggiseno. Del corpo femminile sono la parte più invidiata, chiacchierata e pop, come cita Ilena Ilardo editor brillante che ha avuto l’idea di fondare una rivista (Megazinne) e parlare solo di tette. Perché? Lo scopo primario è quello benefico (il danaro raccolto dalla vendita della rivista sarà donato alla LILT di Firenze), ma chi, come, dove, quando e perché ce lo racconta lei in questa intervista.

 

Cos’è Megazinne?

È un magazine sulle tette nella cultura pop. Parliamo di censura, religione, salute e serie TV – tutto in relazione al tema del seno.

 

Come nasce questo progetto e chi c’è dietro?

Da cinque anni lavoro come editor a Londra in ambito finanziario. Imparata la tecnica – e stanchina di trattare bond e spread – ho deciso di applicarla a un tema che mi sta particolarmente a cuore, ovvero la percezione del corpo femminile tramite i media. Ho contattato Giulia Vigna, una grafic designer super brava con cui condividiamo questo interesse, e ci siamo messe a lavoro.

 

Com’è strutturato il magazine e cosa leggeremo nel primo numero?

Il magazine è diviso in sezioni. Abbiamo declinato il tema seno in diversi aspetti della nostra cultura, raccogliendo voci più eterogenee possibile sull’argomento: c’è, ad esempio, un pezzo sulla sessualità di una ragazza musulmana francese e poi un altro su un ragazzo che è passato dall’essere fan del culo a fan delle tette grazie ai capezzoli di Rachel in Friends. Mi interessava che il tema fosse mostrato da punti di vista diversissimi tra di loro.

Megazinne - rivista sulle tette

 

Quale sarà la cadenza di pubblicazione?

 Sulla prima edizione abbiamo lavorato da sole e gratuitamente, con tanti sacrifici richiesti al lavoro ‘vero’, quello che ci dà da mangiare. Vedremo come va il primo numero.

 

Sarà solo online?

 Per adesso sì, il magazine è in versione digitale. In futuro chissà.

 

Qual è il target a cui vi rivolgete?

È piuttosto ampio: miriamo ai più giovani, senza distinzione di sesso, ma speriamo che sia godibile anche dalle generazioni più avanti con l’età.

 

Ci parli un po’ dello stile grafico e dell’utilizzo di vignette, foto e illustrazioni?

 Per questi aspetti ci sono due importanti considerazioni da fare: la bellissima grafica del magazine è tutta farina del sacco di Giulia, che è riuscita a rendere vive tutte le mie mille idee sui contenuti e a tradurle utilizzando uno stile minimal e interessantissimo.

I contributi grafici (le foto e le illustrazioni) sono di artisti emergenti italiani – tra i più conosciuti ci sono Daniel Cuello, Ilaria Palleschi, Disegnetti Depressetti – che hanno partecipato al progetto per aiutare con la causa.

Megazinne - rivista sulle tette

 

Comprendiamo che il motivo di questa pubblicazione è legato alla ricerca e alla LILT. Ma perché l’idea di un magazine solo sulle tette e non su tutto il corpo femminile, spesso bistrattato?

Le tette sono usate come sinnedoche: la parte per il tutto. Parliamo di seni perché è la parte più ‘pop’ del corpo femminile e forse quella più rappresentativa e colpita dalle battaglie sessiste, ma di base è la figura completa del corpo della donna a interessarci.

 

Non c’è il timore che un tema così di nicchia possa “annoiare” nella lettura dopo la sorpresa della scoperta?

Dai, a chi annoiano le tette? Se così fosse il porno avrebbe dovuto fallire un sacco di anni fa!

 

Oltre allo slancio benefico, dietro Megazinne c’è anche la voglia di sdoganare qualche altro stereotipo?

L’obiettivo è quello di applicare il metodo Lodovico di Arancia Meccanica alle tette, ovvero: a forza di vedere capezzoli, magari l’asticella dell'”osceno” tenderà ad abbassarsi.

 

Che idea hai tu del corpo femminile nella società?

 È ipersessualizzato e viene spesso usato come campo di battaglia per guerre che non lo riguardano. Nel battersi contro l’ipersessualizzazione si rischia di andare nell’altra direzione, quella dei moralismi e della vergogna. Per me il difficile è trovare l’equilibrio tra sensualità, libertà e rispetto.

 

Instagram e tette. Ci parli brevemente di questo rapporto amore-odio?

 Le linee guida del social bandiscono il capezzolo femminile. La spiegazione di Instagram è che viene utilizzato in parti diverse del mondo e che hanno dovuto trovare un compromesso che andasse bene ovunque, da lì la censura. Per me è un ulteriore conferma di come i social network dettino regole che spesso non hanno nulla a che fare con il consumatore, ma soltanto con i loro interessi – la censura dei capezzoli è una piccola sfaccettatura di un’enorme problema.

 

Qual è il tuo rapporto con le tette?

 Ho una quarta di reggiseno da quando ho dieci anni. L’ipersessualizzazione a quell’età – soprattutto da parte di uomini molto più grandi – lascia cicatrici belle evidenti.

 

Ora ti dico solo due parole: culi e tette. Rispondimi come ti pare.

 C’è chi dice che le tette siano di destra e i culi di sinistra, ma non ho mai avuto conferma di questa tesi. Io chiaramente sono del partito tette, ma forse solo perché non ho un bel culo.

 

C’è qualcosa che non ti ho chiesto?

I don’t think so 🙂

a cura di Antonella Dilorenzo

Il primo numero di Megazinne sarà online da domani a questo link

Qui (@megazinnerivista) per seguire gli aggiornamenti della rivista su Instagram

Antonella Dilorenzo

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