Lucy: la nuova rivista culturale multimediale raccontata da Irene Graziosi. Intervista

 Lucy: la nuova rivista culturale multimediale raccontata da Irene Graziosi. Intervista

Irene Graziosi è responsabile editoriale e autrice di «Lucy – Sulla cultura.», la nuova rivista multimediale che si occupa di cultura, arti e attualità, sbarcata sul web lo scorso febbraio. Graziosi, già autrice di Il profilo dell’altra (Edizioni e/o, 2022) e fondatrice di Venti, un progetto editoriale realizzato insieme alla youtuber Sofia Viscardi, ha scritto per diverse riviste, ha firmato alcune serie video e ora è tra le anime di «Lucy». Con lei abbiamo parlato di questo nuovo ambizioso progetto dietro il quale c’è un parterre di nomi noti del panorama culturale italiano, a partire dal direttore editoriale Nicola Lagioia. Podcast, video, interviste, newsletter che vengono pubblicati con cadenza frequente: tante forme differenti per trattare un argomento diverso ogni mese. Il tema di marzo, «L’impossibile possibile», è stato scandagliato in maniera originale ed eterogenea, partendo da un racconto di Valerio Lundini fino ad arrivare a un articolo dedicato all’eroe omerico Ettore scritto dalla filosofa Rachel Bespaloff.

Abbiamo chiesto a Irene Graziosi di raccontarci come è nata «Lucy» e come stanno prendendo forma i prossimi numeri. Abbiamo anche tentato di ottenere qualche anticipazione sul tema di aprile ma non ci siamo riusciti. Quello che possiamo rivelarvi invece è che il nome, «Lucy», è proprio quello dato all’australopiteco dai paleantropologi che ne rinvennero i resti ossei in Etiopia nel 1974, e che si ispirarono al brano dei Beatles Lucy in the sky with diamonds.

 

Da quando si inizia a pensare a un simile progetto fino alla pubblicazione del primo numero passa molto tempo: quanto è stata lunga la gestazione di «Lucy»?

Ci sono stati diversi momenti, il primo credo che risalga ormai a diversi anni fa quando Nicola (Lagioia [n.d.r.]), Maddalena (Cazzaniga [n.d.r.]) e Giorgio Gianotto hanno iniziato a parlare del bisogno di un magazine, di una rivista che parlasse di cultura con uno sguardo più ampio, con l’ambizione di raggiungere un pubblico più vasto e crescere insieme a quest’ultimo. Io sono arrivata a fine estate 2021 quando ho conosciuto gli altri, ma in realtà per i mesi successivi tutti noi abbiamo continuato i nostri lavori vedendoci nel weekend. Da settembre del 2022 abbiamo iniziato a lavorarci ufficialmente fino ad arrivare a oggi.

«Crediamo nella democrazia della conoscenza e nel potere trasformativo delle arti»: questa frase si legge a chiare lettere sul sito di «Lucy». Cosa si intende con una simile dichiarazione nel 2023?

Io credo che, anche se si tende a dar loro sempre meno importanza, due sono le cose che ci fanno cambiare il corso della nostra vita: le esperienze e la cultura, che in fondo è un’elaborazione simbolica dell’esperienza umana ed è quindi un modo per cambiare noi stessi e tutto ciò che ci circonda. Con i ritmi di oggi è sempre più difficile consumare contenuti che non siano di puro intrattenimento ed è un peccato. L’ambizione di «Lucy» è quella di non essere un solo frammento ma un mondo che accoglie tante cose diverse, un luogo che può diventare un rifugio dove scoprire ogni volta qualcosa di nuovo.

Dopo questi primi mesi di pubblicazione, qual è stata l’accoglienza del pubblico? Qualcuno ha obiettato che forse non c’era bisogno di una nuova rivista culturale?

Magari qualcuno lo avrà anche pensato, fa parte del gioco, ma io mi auguro che ci siano continuamente nuovi contenuti culturali che siano creati da chiunque. Tutti noi di «Lucy» siamo molto felici quando vediamo che ci sono altre cose interessanti in giro. Siamo molto attenti ai commenti di chi si avvicina ai nostri contenuti e per ora ci sembrano tutti molto positivi; così come ascoltiamo molto il giudizio delle persone che abbiamo accanto e che molto spesso sono le più critiche.

Che genere di pubblico è quello di «Lucy»?

In realtà è più o meno quello che ci aspettavamo: un pubblico di giovani adulti, dai 25 ai 50 anni circa. Molto ampio il target femminile che è quello che notoriamente interagisce di più. Ci piacerebbe molto intercettare le persone più giovani ma anche le più adulte. Penso a gente dell’età dei miei genitori che solitamente compra il giornale o si informa sul «The New Yorker» o sul «New York Times»: sarebbe bello se ogni tanto leggessero anche «Lucy».

Avete in cantiere la versione stampata della rivista?

Al momento no o almeno non intesa come un giornale a pubblicazione fissa. Ci piacerebbe invece pensare di uscire magari con qualche numero speciale. Ci saranno anche degli eventi in presenza in futuro, li stiamo costruendo e ci teniamo davvero molto. Avere un rapporto diretto con i lettori è molto importante, che si tratti di un festival istituzionale o di un’occasione più informale.

Quanto è complicato, a livello redazionale, dar vita a una rivista multimediale?

In realtà è difficile perché, utilizzando molti canali, ci sono tantissime cose da gestire e perché le community delle varie piattaforme hanno abitudini di consumo molto differenti e che hanno poco in comune tra di loro. Essere su piattaforme diverse significa costruire contenuti diversi ma afferenti agli stessi valori: è un lavoro complesso e faticoso perché è come occuparsi contemporaneamente di più riviste. Senza considerare la difficoltà di essere su piattaforme che non sono di nostra proprietà ma che hanno le loro regole: ogni volta bisogna cercare di capire cosa è meglio per l’algoritmo in quel momento.

Il gruppo di lavoro dietro «Lucy» è composto da persone con esperienze ma anche età diverse. Si tratta di un valore aggiunto o questa eterogeneità può essere fonte di conflitti?

Entrambe le cose. Come in ogni ambiente di lavoro i ruoli e la seniority vanno sempre rispettati, ma le differenze rendono l’atmosfera più movimentata, più viva, più divertente per tutti. Credo che questo incida sulla qualità del lavoro e che sia un elemento che viene percepito anche dal lettore. In redazione, a Milano, siamo tutti under 35 e siamo molto grati per questa importante opportunità.

 

A cura di Barbara Rossi

Barbara Rossi

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