L’Ocarina non è solo uno strumento musicale, ora anche un collettivo di illustratori che mette insieme estetica e inclusività

 L’Ocarina non è solo uno strumento musicale, ora anche un collettivo di illustratori che mette insieme estetica e inclusività

Ocarina Illustration è un collettivo giovane e indipendente che vuole dar voce agli illustratori emergenti impegnati in temi sociali. Nato come sfogo creativo durante la pandemia, è cresciuto nel tempo senza venir meno al proprio obiettivo: trattare, attraverso l’arte grafica, temi caldi come transfemminismo, antirazzismo, body positivity e gender identity. Recentemente, Ocarina Illustration ha ideato il progetto editoriale Purple Red Illustrated, una «guida» che racconta la società di oggi esclusivamente attraverso l’illustrazione. Per finanziarla, è stata avviata la campagna di crowdfunding «Dai voce agli illustratori emergenti e ai temi sociali».

Francesco Gangemi, uno dei fondatori, ha risposto alle nostre domande schiudendoci le porte di questo universo originale e inclusivo, che è insieme un collettivo, uno spazio on line e una fucina di progetti portati avanti attraverso il networking creativo.

Quando e come nasce il progetto Ocarina Illustration?

Ocarina Illustration nasce durante la pandemia, quando tutte le case editrici che si occupano di editoria per l’infanzia hanno interrotto la produzione di nuovi albi illustrati e libri per bambini. Proprio in quel momento è sorta in noi l’esigenza di trovare uno sfogo creativo; per questo abbiamo iniziato a dar vita a un progetto completamente illustrato che raccontasse la società di oggi senza l’ausilio di alcun testo. L’obiettivo era ambizioso e ci lavoravamo inizialmente in due: Alessandro Casini e io, entrambi illustratori. Ci sono poi voluti alcuni anni per crescere e far nascere Ocarina Illustration, una piccola realtà sotto forma di collettivo di illustratori e illustratrici uniti dal desiderio di trasmettere messaggi importanti attraverso l’uso dell’arte grafica.

Perché avete scelto il nome Ocarina? E cosa rappresenta il logo?

Il nome Ocarina è stato una piccola illuminazione. Come l’ocarina, strumento musicale inventato dal musicista Giuseppe Donati a metà Ottocento, vogliamo essere una realtà insolita nel settore dell’illustrazione, in cui il talento possa creare una melodia orecchiabile per un pubblico consapevole e attento ai temi, ai colori, e all’estetica contemporanei.

Il logo deriva dalla fusione della forma dello strumento musicale con quella dell’oca di nome Rina, che è diventata la nostra mascotte ufficiale.

Chi c’è dietro Ocarina Illustration?

Oggi, dietro Ocarina Illustration, non ci siamo più solo Alessandro e io, ma si sono uniti a noi una decina tra illustratori, illustratrici e attivisti/e attenti a temi sociali, uguaglianza e inclusività.

Qual è l’obiettivo di questo progetto e quali valori promuovete? 

Ocarina vuole essere uno spazio dove i talenti emergenti dell’illustrazione possano incontrare persone che abbiano una storia importante da raccontare, per creare insieme illustrazioni dedicate a tutti i temi che plasmano continuamente il mondo e la società che ci circonda.

Pensate che nel panorama editoriale fosse necessaria una realtà come la vostra? 

Se si guarda al mercato italiano del libro e dell’albo illustrato, sono poche le pubblicazioni dedicate ai temi sociali che abbiano il coraggio di affrontare il punto di vista di chi è spesso soggetto a stigma o discriminazione da parte della società. Per questo, Ocarina, oltre a dar voce agli illustratori emergenti, che spesso si trovano davanti a un mercato saturo e non facile da affrontare, si pone l’obiettivo di creare spunti di riflessione su temi complessi come la body positivity, il colore della pelle, gli orientamenti sessuali, la salute mentale e molto altro.

Ritenete che le immagini abbiano un impatto maggiore rispetto alle parole?

Nel mondo di oggi le immagini stanno diventando sempre più importanti, a discapito della scrittura che trova sempre meno lettori disponibili a dedicarle il giusto tempo. C’è bisogno di una voce nuova e di un nuovo linguaggio basato sulle illustrazioni, con minor uso del testo, per raggiungere un target in crescita costante. Per questo ci siamo imposti il difficile compito di non adottare testi e abbiamo creato Purple Red Illustrated, una guida che descrive la società contemporanea solo per immagini illustrate.

Parlateci delle vostre pubblicazioni.

All’insegna della ricerca di uguaglianza e inclusività, oggi più che mai, c’è bisogno di sviluppare progetti, dal lungo respiro, dedicati ai temi sociali e per farlo il nostro network di giovani illustratori ha creato uno spazio online (www.ocarinaillustration.com) e la guida Purple Red Illustrated, il cui primo numero ha affrontato il tema del rapporto col proprio corpo coinvolgendo persone dal vissuto importante provenienti da tutta Italia, che hanno raccontato la loro storia e collaborato con gli illustratori per creare i contenuti della guida. Così abbiamo creato il primo numero. E adesso anche il secondo e il terzo numero sono in produzione, per affrontare nuovi temi, sempre in collaborazione con le associazioni che se ne occupano in prima linea.

Qualche anticipazione sui prossimi progetti editoriali?

Il nostro obiettivo adesso è crescere e coinvolgere nuove persone e trovare i finanziamenti utili per portare avanti il progetto e creare, grazie alla collaborazione con le associazioni che abbiamo incontrato e che continuiamo a scoprire, nuovi numeri della guida sviluppati a più mani dalla collaborazione tra illustratori, attivisti e testimoni diretti.

In cosa consiste la vostra campagna di crowdfunding?

La nostra campagna di crowdfunding è stata uno strumento molto importante per avviare il progetto Purple Red Illustrated. Grazie a questa campagna abbiamo raccolto i fondi necessari per stampare e distribuire il primo numero della guida. Creare una campagna di crowdfunding è stata un’impresa impegnativa ma appagante. Non potremo mai smettere di ringraziare tutte le persone che hanno deciso di aiutarci e che continuano a farlo sostenendoci economicamente ma non solo.

 

A cura di Giusi Chiofalo

 

Giusi Chiofalo

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