La narrativa oggi? «Serve la giusta distanza per valutarla»: Intervista a Giulia Caminito

 La narrativa oggi? «Serve la giusta distanza per valutarla»: Intervista a Giulia Caminito

Continua il nostro percorso nel mondo delle figure editoriali. Questa volta siamo andati da Giulia Caminito, autrice di L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani, 2021), romanzo vincitore del premio Campiello nel 2021. Caminito ha da poco iniziato la sua avventura, insieme a Paolo Di Paolo e Alessandro Mari, nella direzione editoriale di Greenwich Extra, la collana di Nutrimenti. Le abbiamo chiesto della letteratura contemporanea, ma anche di progetti a cui tiene, come quello nato dopo il femminicidio a Giulia Cecchettin e che vede coinvolte decine di autrici. Buona lettura!

Da gennaio curi, insieme a Paolo Di Paolo e Alessandro Mari, la collana di Nutrimenti Greenwich Extra dedicata alla narrativa italiana. La prima domanda è: cosa rispondi a chi sostiene che la narrativa italiana contemporanea è inferiore a quella del passato?

Rispetto a questo argomento mi è venuto subito in mente un saggio di Simone De Beauvoir Vecchi e nuovi eroi del 1947 in risposta alla diffusa opinione dei critici dell’epoca che il romanzo francese fosse morto e sepolto. Lei invece riesce ad analizzare cosa sta accadendo nella narrativa francese e chi sta scrivendo a metà del secolo in un Paese che viene dalla grande tradizione di Balzac e Stendhal, da quello che è stato il lascito dell’Ottocento letterario. In Italia accade spesso lo stesso, la grande stagione del dopoguerra italiano viene posta a confronto con quella attuale cercando sempre di far intendere che oggi non ci siano opere valide in libreria e che in qualche modo il romanzo italiano sia morto. Penso che ogni epoca tenda a idealizzare quella precedente e a non rendersi conto di quella presente in cui vive, e questo è ancora più comprensibile se pensiamo che oggi viviamo un’epoca letteraria-editoriale molto confusa, con tantissime uscite di libri, titoli che entrano ed escono dalle librerie con grande rapidità, la crisi della critica letteraria, il proliferare di nuovi marchi e i cambiamenti continui degli assetti nelle case editrici. Sicuramente ci sarà bisogno di molto tempo per valutare cosa si depositerà di questa tempesta di libri e cosa invece verrà dimenticato o ridimensionato. Dirlo adesso è un po’ ingenuo, come se non si sapesse come ha funzionato sempre la letteratura nella storia del mondo. Come se non stesse scrivendo Sartre mentre il romanzo francese per alcuni era morto. Quindi non credo sia inferiore, credo sia diversa e manifesti lo spirito dei suoi tempi, penso serva la giusta distanza per valutarla nella continuità storica e come editor credo ancora nella sfida di trovare sempre nuove proposte che possano dire qualcosa del mondo che esiste adesso.

Nella linea editoriale di Nutrimenti si legge che siete alla ricerca di «romanzi che abbiano una natura eccentrica, nel senso più letterale del termine: fuori dal centro», testi lontani dalle forme tradizionali, testi originali. Va da sé che l’originalità ha una dimensione soggettiva, percepita in modo diverso da persona a persona. Cosa intendi tu per «storia originale ed eccentrica»?

In questo caso, per quanto riguarda extra, l’idea è quella di cercare testi molto vari, dalla raccolta di racconti alla biografia, dal romanzo puro a quello ibrido, che contengano un fattore «extra» se possiamo chiamarlo così, una nota riconoscibile e non tradizionale che può risiedere nel tipo di storia che viene raccontata, nei luoghi dove è ambientata, nella scrittura e nello stile più inventivi. Vorremmo infatti che ogni titolo fosse ben caratterizzato, con una cifra specifica, un tema forte, uno sguardo delineato. Ogni titolo che abbiamo preso in considerazione ha quest’anima acuta e brillante, che crediamo dia alla casa editrice la possibilità di rendersi più distinguibile anche in libreria. Speriamo che lettori e lettrici si affezionino alle nostre scelte annuali sapendo che leggendo tutti i titoli della collana si troveranno davanti libri diversissimi ma di uguale forza e direzione, quella linea che dal centro spinge verso fuori, e supera certi confini.

Come avviene la ricerca della storia perfetta per Greenwich Extra?

Come per tutte le collane la ricerca avviene in molti modi, attraverso la casella manoscritti, la lettura di raccolte collettanee e riviste, le proposte di agenti e autori o autrici che già hanno avuto rapporti con Nutrimenti. Questo materiale viene raccolto da tutti e tre e poi messo al centro e considerato per costruire il piano editoriale di tutto l’anno.

Tra gli intenti della collana vi è anche quella di pubblicare esordienti. Come avviene la ricerca in questo caso? Prendete in considerazione anche le pubblicazioni sulle riviste letterarie e lit-blog o vi affidate all’invio spontaneo?

Entrambe le cose.

Cosa bisogna fare oggi per esordire? E in proposito, la scrittura può essere insegnata, secondo te?

Non ho un manuale da condividere, spesso si trova la strada per una casa editrice in maniera insospettabile e improvvisa, ci vuole anche una buona dose di fortuna. Mi viene in mente l’esordio di Renata Viganò con quello che è diventato un classico e cioè L’Agnese va a morire. Nel suo caso Natalia Ginzburg, sua editor in Einaudi, la scelse per puro caso: aveva davanti a sé una pila di manoscritti e ne tirò fuori uno, lo lesse, lo apprezzò molto e decise che andava pubblicato. A volte possono passare per le nostre mani ottimi manoscritti che non scegliamo solo perché quel giorno abbiamo letto troppo e non riusciamo a decidere se quel romanzo possa fare al caso della collana o meno. Ci sono molte variabili e credo che la cosa più importante sia lavorare seriamente al proprio romanzo e avere la pazienza di farlo leggere e di far molti tentativi. Per quanto riguarda la scrittura, penso che si possa insegnare a scrivere, tutti e tutte noi impariamo a scrivere a scuola, ci insegnano come si fa e come si può fare al meglio, quindi anche i corsi di scrittura creativa possono fornire degli strumenti, possono far esercitare su alcuni aspetti della scrittura, dettarne i tempi e quindi agevolare il coinvolgimento di chi di solito non sa come gestire le ore dello scrivere, però poi c’è l’enorme parte giocata dalla sensibilità personale, dalle proprie letture, dalla formazione e dalle esperienze, dalla vena e lo stile, dal modo di guardare alle cose. E molti di questi fattori si possono stimolare, ma non c’è una maniera per insegnarli.

Oltre a dirigere questa collana, sei anche un’autrice molto apprezzata. Il tuo ultimo romanzo, L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani, 2021), è arrivato in finale al premio Strega e ha vinto il premio Campiello nel 2021. Secondo te, cosa non deve avere mai una storia?

Non ne ho idea, per fortuna le storie possono avere tutto a differenza nostra.

Sei una persona molto attenta anche a questioni come il femminismo. Di recente, insieme a decine di autrici, hai organizzato una campagna volta a tenere alta l’attenzione sulla violenza di genere, a seguito del femminicidio subìto da Giulia Cecchettin. Fino al 3 marzo appariranno articoli e racconti volti a dare una definizione alla violenza. Sul quotidiano «La Stampa» è uscito un tuo pezzo intitolato Per un pugno di uomini, in cui racconti una violenza che hai subìto durante l’infanzia. Ti chiediamo, in modo provocatorio, secondo te basta scriverne perché la violenza si fermi? Quanto conta la scrittura in questo caso?

Non so cosa serva perché la violenza si fermi, anzi credo che la violenza non si fermerà mai, è parte dell’agire umano. Certo, quello che ci auspichiamo è che diminuisca sempre di più la violenza più cruda, più feroce e nel caso della campagna la violenza di genere, quella che viene agita contro le donne perché esse sono donne. L’idea è nata dalla volontà di occupare spazi diversi da quelli dei social, di dedicare più parole e con più impegno al tema, distaccarci anche noi come autrici dal commento della cronaca o dalla promozione ai libri nostri o altrui, per dedicarci invece a una scrittura soggettiva e riflessiva. Ognuna sta cercando di portare una parte del discorso, stanno uscendo articoli quasi tutti i giorni e c’è una grande partecipazione e un grande sostegno tra colleghe. Occupare lo spazio con questa costanza per due mesi non è una operazione semplice e ci vuole l’impegno di tutte. Poi ci sarà una fase di eventi pubblici che stiamo organizzando per la lettura comune e il dibattito che può nascere dalla scrittura. Se la vostra domanda è in senso lato se credo che la scrittura possa modificare delle cose del mondo, mi viene da dirvi che l’ha già fatto. Non è scrittura la Bibbia? Non c’è scrittura in Il Capitale? La scrittura ha un suo potere soprattutto quando è meditata, è articolata, e riesce a rendere stratificato il discorso sul contemporaneo. Cosa accadrà con questa campagna noi non possiamo saperlo, ma per ora cerchiamo di seguire il processo, essere nell’azione della scrittura collettiva.

Restiamo sul tema: questa tua sensibilità sulla questione di genere, la ritroveremo anche nelle scelte editoriali per Nutrimenti? Nelle tue valutazioni per la collana di Nutrimenti hai riscontrato differenze fra scritture femminili e scritture maschili? Ed esiste davvero una differenza?

Nella collana non sono sola quindi le scelte non sono esclusive. Ovviamente io ho sempre dimostrato e sentito più affinità verso la scrittura delle donne, però leggo di tutto, senza occuparmi del genere, ma del manoscritto. Penso ci sia una differenza sì, penso le donne e gli uomini abbiano vissuto percorsi sociali e politici molto diversi e quindi come macrogruppi umani abbiano poi portato nell’arte e nella letteratura anche visioni diverse e impegni diversi, ma questo non vuol dire che io creda in una superiorità letteraria femminile o maschile.

Chiudiamo quest’intervista con la nostra solita domanda: se Giulia Caminito fosse una casa editrice, quale sarebbe e perché?

Forse sarei Sellerio, mi sento piuttosto sobria come persona, affidabile, dal catalogo vario, rassicurante ma con dei guizzi nelle nuove proposte.

Credit foto: Festival Fuoriluogo di Biella

 

A cura di Valeria Zangaro

Valeria Zangaro

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