Alice Basso: dai libri alla musica. Intervista alla scrittrice e “madre letteraria” di Vani Sarca

 Alice Basso: dai libri alla musica. Intervista alla scrittrice e “madre letteraria” di Vani Sarca

Alice Basso – Ph. Sara Lando

Che i suoi libri avessero una struttura perfetta, accattivante, e uno stile brillante, lo hanno dimostrato i numeri in classifica. I cinque libri sulla saga di Vani Sarca, la ghost writer che le ha spianato la sua strada letteraria del successo, sono diventati anche audiolibri (su Audible e Storytel trovati i primi tre, in arrivo gli altri due). Ed è questo che ci ha spinto a intervistarla. Dopo averli ascoltati e aver scoperto – con grande stupore – la sua verve e capacità narrativa anche davanti a un microfono, ci siamo incuriositi e abbiamo voluto scoprire chi c’è dietro questa scrittrice.
Mettetevi comodi e, per chi non la conoscesse, vi presentiamo Alice Basso.
Ah, c’è anche una “soffiata clandestina” sulle prossime uscite.

 

Chi è Alice Basso vista da Alice Basso?

Oddio. Una nanerottola buffa, a volte spiacevolmente logorroica, che vive con me e si taglia la frangia da sola nel mio lavandino…

Chi è per te Vani Sarca, ghost writer protagonista affascinante della tua saga?

Ti direi “una vecchia amica”, ma vorrei mettere subito le mani avanti ed evitare di evocare scenari del tipo “io la VEDO! È VIVA! Mi cammina a fianco, vive con me, la trovo seduta alla mia scrivania, ci parlo!” Brrr. Mi fanno sempre un po’ paura queste cose. Però, sì, è un personaggio che ormai “conosco” così bene che a volte, in certe situazioni, mi scopro a dirmi “sono certa che Vani direbbe/farebbe…” e di solito ci rido da sola. Non è male, avere una specie di regina del sarcasmo senza peli sulla lingua che abita costantemente in un angolo della tua testa: ti dà la possibilità di formulare (anche se il più delle volte senza poterle dire, per ovvie ragioni sociali) le battute più sardoniche e pungenti su qualsiasi cosa le meriti, e senza sentirti in colpa, perché tanto… le ha pensate Vani!

Quanto i personaggi che crei rappresentano la tua parte nascosta?  Fino a quanto ti spingi per far di loro quello che, per un motivo o l’altro, non sei stata?

Be’, Vani è un personaggio estremamente catartico. Come ho detto, è una campionessa di sarcasmo, che può permettersi di dire sempre quello che pensa (cosa per noi comuni mortali inimmaginabile: ma lei è in un ruolo così unico e delicato da potersi concedere una totale sincerità senza, per esempio, la paura di essere licenziata. E anche senza il timore di scontentare gli altri, visto che del consenso sociale le importa zero). Esempio: nella primissima scena del primo dei cinque libri, lei incontra un notissimo neuroscienziato trombone al quale lei sola può permettersi di dire che è, appunto, un trombone spocchioso e pieno di atteggiamenti irritanti; e può permetterselo perché è la sua ghostwriter e deve scrivergli il discorso con cui lui andrà in televisione, quindi ha il coltello dalla parte del manico. Catarticissimo, per chiunque abbia per esempio anche solo avuto un professore universitario tronfio e fastidioso.

Hai dei rituali di scrittura? Ad esempio: in quale momento della giornata scrivi, dove, cosa aiuta a concentrarti, etc…

Nessuno, anzi, ormai penso che finirò per farmi un vanto di non averne. Vedi, io ho un lavoro a tempo pieno in ufficio, oltre a un sacco di attività collaterali (delle band con cui suono, le presentazioni da fare in giro che finora sono state tantissime… e mettiamoci pure una famiglia a cui dedicare il giusto tempo!). Quindi, come tanti, non ho tempo per scrivere con regolarità, tot ore al giorno, e non mi posso permettere quei lussi del tipo “Mi sveglio ogni giorno alle 6, medito per mezz’ora, poi inizio a scrivere con accanto una speciale varietà di tè di una valle nascosta dell’Himalaya…”. Scrivo la sera quando non devo fare il bucato, nel weekend quando non devo fare la spesa o andare a trovare mio padre, in pausa pranzo, in treno. Mi aiuto facendo scalette dettagliatissime: la mia convinzione è che, se sai esattamente cosa vuoi scrivere, sei più veloce a scriverlo, quindi se progetti bene quello che vuoi scrivere stai di fatto portandoti avanti anche se non sei seduto fisicamente davanti al computer col tuo file sul display.

 

Se ti dico anni ’90 e libri cosa ti viene in mente?

La mia adolescenza (sigh). Prima, l’uscita dall’infanzia con Bianca Pitzorno, poi l’immersione nel torbido con Stephen King. E poi la scoperta dell’umorismo, con Stefano Benni e Daniel Pennac e tanti altri. Ah, che meraviglia leggere a quell’età! È l’età migliore per innamorarsi di un autore o di un personaggio!

Se la nostalgia fosse un libro, sarebbe?

A costo di sembrare autoreferenziale, ti dirò “Alice nel Paese delle Meraviglie” (anzi, “Attraverso lo specchio”, ancora di più). Li ho letti prima dei dieci anni, il che non sarebbe strano, se non fosse che li ho letti in una versione regalatami dai miei zii che, a tutt’oggi, considero una bomba (la versione, ma anche un po’ i miei zii per i regali che mi facevano): tutta commentata dal grande logico Martin Gardner, che ne svelava la struttura matematica, gli enigmi sottostanti, i giochi di parole, i rimandi culturali nascosti. Così per me “Alice” non è mai stata la fiabetta surreale delle riduzioni per ragazzi, ma un fichissimo – anche se all’epoca ancora in gran parte incomprensibile – meccanismo di precisione.

 

Parliamo di audiolibri. Ci racconti la tua esperienza di registrazione? Com’è stata?

Una delle cose in assoluto più divertenti che abbia fatto nella mia vita! Non so spiegare che appagamento, che soddisfazione possa dare essere chiamati a leggere il proprio stesso libro, potendo quindi dare a ogni frase, a ogni battuta di dialogo, a ogni inciso, esattamente l’intonazione che avevi in testa quando l’hai scritto. E sono felicissima di poter dire che il riscontro è stato molto buono! Io ovviamente non sono una speaker professionista: non ho una pronuncia orribile, ma sono influenzata dalle parlate milanese e torinese, il che significa che, per esempio, non azzecco una “è” o una “é”. Non è scontato che questo risulti accettabile alle orecchie di tutti gli ascoltatori. Eppure mi è arrivata una quantità sorprendente di riscontri positivi, da cui sostanzialmente si evince che se l’espressività è quella giusta delle “e” aperte o chiuse uno se ne infischia anche. Che soddisfazione! Finora ho registrato tre audiolibri su cinque libri (si trovano su Audible e Storytel); in questi tempi difficili stiamo già escogitando il modo di riuscire comunque a registrare anche gli ultimi due.

 

Cosa rappresentano per te gli audiolibri? Un modo per…

Per fruire dei libri in maniere sempre nuove e dai vantaggi sorprendenti. Non è fantastico poter, che so, stirare, guidare, cucinare, e intanto leggere anche un libro? Ogni maniera che il libro trova per insinuarsi nelle nostre vite vincendo i tradizionali limiti di peso, spazio, tempo eccetera, è meravigliosamente gradita.

 

Libri cartacei, audiolibri, libri digitali. Qual è la tua opinione su ognuno di essi. Com’è l’esperienza di lettura, secondo te, su ognuno di questi supporti?

I cartacei restano i miei preferiti, non tanto per ragione romantiche di attaccamento alla carta o di abitudine, quanto perché a me capita ancora tantissimo di studiare e devo ammettere che il colpo d’occhio, la memoria visiva e la notazione di appunti consentiti dal cartaceo restano per me impareggiabili. L’e-book ha quella strepitosa comodità che è lo spazio, l’audiolibro, come dicevo, il fatto di poter riempire spazi impensati della giornata. Riesco a vedere il positivo di tutti. E infatti li uso tutti.

 

Si dice che chi ha un talento artistico, ne abbia anche altri. Oltre alla scrittura, quali altre “competenze” artistiche hai e come le unisci alla scrittura?

Io vengo spesso “venduta” come una musicista perché da ragazzina ho suonato per una decina d’anni il sassofono e adesso (ebbene sì, adesso che l’età dovrebbe indurmi a maggior sobrietà) canto e scrivo canzoni con due rock band. Che devo dire, mi diverto tantissimo. Oltretutto anche mio marito è un musicista (anche lui ha due band), quindi per la maggior arte del tempo mi sento perfettamente normale. Con una delle mie due band, fra l’altro, le Soundscape 2.0, abbiamo fatto una cosa fighissima: abbiamo messo realmente in musica le canzoni originali che compaiono nei miei libri. Il cd è uscito in contemporanea al quinto e ultimo libro, lo scorso maggio: si intitola “Morgana” (perché nei libri le canzoni vengono scritte da un personaggio di nome Morgana) e, se la cosa vi ha incuriosito, lo trovate su Youtube e su Spotify.

 

Stiamo attraversando un momento difficile. Come vive la quarantena una scrittrice?

Dovrei rispondere “scrivendo”, vero? E invece ho pensato bene di prendermi la bronchite, e anche adesso, mentre digito queste risposte, ogni tanto mi interrompo per provarmi la febbre o per tossire come un brontosauro. E poi cerco di scrivere costantemente, comunque, sulla mia pagina Facebook: cose piccole, leggere, che mettano di buonumore, perché mi accorgo che siamo tutti esasperati, stressati e spaventati e io per prima vado in cerca di qualcosa che mi aiuti a spezzare la tensione con un sorriso, con un attimo di ironia.

 

Cosa legge, cosa ascolta (podcast, audiolibri) l’Alice Basso lettrice?

Cerco di tenermi aggiornata sulle novità ma, diciamocelo, non ci riesco mai, perché ho sempre troppo da studiare per i miei libri o da leggere per lavoro. Quando capita che legga (o ascolti) qualche libro che ho proprio proprio scelto io, ultimamente succede una cosa strana, e cioè che mi piace sempre tantissimo. Anche se altre persone che l’hanno letto mi fanno notare, con argomentazioni valide, che ha grossi difetti, delle lacune logiche, eccetera, io a quel libro è come se fossi intimamente grata per essere stato “solo mio”. Addio, senso critico! Però io ci guadagno, eh eh eh.

 

Ci dai qualche anticipazione sui prossimi romanzi? Solo qualche curiosità!

Appena la situazione lo consentirà, credo all’inizio dell’estate, uscirà il primo romanzo di una nuova serie. Ancora non è stato annunciato ufficialmente, quindi considerala una soffiata clandestina: si tratta di una serie di gialli ambientata negli anni ’30, con protagonista una dattilografa e che ha come sfondo letterario la nascita del genere noir. E nonostante sia ambientata in un periodo non certo allegrissimo sarà, come quella di Vani, una serie di gialli ma intrisi di tantissimo umorismo e di un tocco di rosa. Spero tanto che piaccia perché ci ho messo dentro tutto quello che amo io: la condizione femminile, l’amicizia, la letteratura e il potere che ha di farci cambiare le cose.

Vedremo!

 

 

Antonella Dilorenzo

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