Vanity Fear di Laura Marinelli: una distopia che denuncia i mali della società odierna. Recensione

 Vanity Fear di Laura Marinelli: una distopia che denuncia i mali della società odierna. Recensione

Vanity Fear è l’esordio letterario di Laura Marinelli, già autrice di racconti pubblicati su diverse antologie e riviste letterarie, anche su Rivista Blam. Edito dalla casa editrice Echos Edizioni, il romanzo mette in scena un mondo distopico dominato dall’esigenza di soddisfare a tutti i costi canoni estetici tanto stereotipati quanto irraggiungibili. Tale bisogno (comprensibile e in un certo senso vicino alla cultura nella quale siamo quotidianamente immersi) diventa in Vanity Fear il punto di partenza fondamentale per una riflessione appassionata sulle estreme conseguenze di un mondo alla costante ricerca di una perfezione  – di fatto – irraggiungibile. 

Vanity Fear: la trama del romanzo di Laura Marinelli

Pianeta Terra, anno 2072. In particolari e selezionate occasioni, ai bambini e alle bambine ancora in fasce è possibile somministrare il Gigantromic, una sostanza in grado di potenziare la crescita di alcune parti del corpo. Ogni famiglia ha la possibilità di decidere cosa far sviluppare oltre misura nei nuovi nati: un’intelligenza sovrumana, un collo particolarmente lungo, dita sottili e affusolate per suonare meglio un futuro pianoforte, occhi, labbra, seni, genitali. La scelta è potenzialmente infinita, ma quasi sempre guidata dal bisogno fortissimo di soddisfare canoni estetici irraggiungibili

“«Quale parte del corpo vuol far crescere a suo figlio?» domandò Indaco McInd, l’infermiera. Tra il pollice e l’indice di una mano teneva la siringa, mentre faceva saltellare l’indice dell’altra sulle provette, come in una conta. Allineate sul tavolo e al sicuro nel proprio scomparto di protezione, le fiale sembravano pedine del domino a cui mai si sarebbe sognata di dar la spinta: il Gigantromic era merce preziosa”.

Una volta iniettato il Gigantromic, i bambini e le bambine si vedranno crescere esponenzialmente le parti del corpo decise dai genitori con “scatti” periodici, il più importante dei quali tra i sette e gli otto anni. Ed è in queste occasioni che nascono le prime, serie difficoltà: Braun è destinata ad avere un collo molto più lungo del normale a causa della decisione materna, ma ciò avrà delle ripercussioni sulla sua salute; l’intelligenza estrema di Color lo costringerà ad assumere sostanze stupefacenti per rallentare il ritmo dei suoi pensieri ormai senza controllo; i genitali sovrasviluppati di Iello sono fonte di estremo disagio e imbarazzo per il giovane. Ma chi ha creato tutto questo? Per quale motivo una sostanza, come il Gigantromic, ha fatto il suo ingresso nel mondo? 

Spinti da un forte desiderio di rivalsa e da una forte rabbia nei confronti di corpi e caratteristiche non voluti, i giovani e le giovani di Vanity Fear metteranno insieme le loro risorse per cercare di cambiare il loro destino, scoprire le origini della misteriosa sostanza che è stata iniettata loro alla nascita, e garantirsi una vita migliore, lontana dagli estremi canoni estetici tenuti in così grande considerazione dai rispettivi genitori. 

Il senso di comunità e di amicizia aiuta a salvarci

Nel mondo malato di bellezza descritto in Vanity Fear a farne le spese sono soprattutto i più giovani, vittime di genitori cinici, infantili e superficiali per i quali il benessere dei figli è irrilevante se paragonato all’esigenza di renderli super-belli, super-intelligenti, super-dotati. Nell’impossibilità di chiedere aiuto a un mondo adulto cieco e sordo, Marinelli sottolinea nel suo romanzo d’esordio il valore fondamentale e salvifico dell’amicizia: solo grazie a questa, infatti, e a un impegno comune, i giovani protagonisti del romanzo troveranno la forza di combattere contro le ingiustizie di un mondo che non accetta la “normalità” e garantirsi una serenità altrimenti negata.  

a cura di Alessia Cito

Alessia Cito

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