Streghe di Brenda Lozano: il Messico magico delle tradizioni popolari. Recensione

 Streghe di Brenda Lozano: il Messico magico delle tradizioni popolari. Recensione

Esiste un Messico magico, ancestrale, lontano dalla frenesia della capitale Città del Messico. È qui, nella milpa tra San Felipe e San Juan de los Lagos, che Brenda Lozano (con Streghe in uscita il 20 maggio per Alter Ego) conduce il lettore in un romanzo avvolgente, capace di trasmettere i colori e i profumi della tradizione messicana.

Streghe di Brenda Lozano: la trama del libro

Zoé, giovane giornalista, viene incaricata di scrivere un articolo sull’assassino di Paloma, nata Gaspar, uccisa perché muxe. Dalla capitale, Zoé si reca nella remota località di San Felipe per intervistare Feliciana, anziana e saggia nipote di Paloma, curandera famosa in tutto il Paese. Le arti curative di Feliciana attraggono scrittori, celebri artisti, registi che desiderano coglierne il segreto e raccontarlo al mondo intero, ma Feliciana è una donna umile, interessata al dono della vita, non al denaro o al successo. Nel dialogo tra Feliciana e Zoé, il lettore ripercorre la vita della famosa sciamana, dal momento in cui, ancora bambina, riceve dagli uomini della famiglia il dono del Linguaggio e del Libro, con cui comunica al corpo e all’anima dei suoi pazienti. Tra Feliciana e Zoé, donne diverse per età, origini e scelte di vita, si instaura un dialogo intimo, che si trova incredibilmente a percorrere i medesimi binari. 

Questa è la storia di chi è Feliciana e di chi era Paloma. Volevo conoscerle. Presto ho capito che dovevo conoscere meglio mia sorella Leandra, mia madre. Me stessa. Ho capito che per conoscere bene una donna bisogna conoscere bene se stesse.” 

Il Messico rurale, le donne e i muxe

Il passato di Feliciana e le confidenze di Zoé si alternano e si intrecciano in un unico racconto al femminile, in cui le donne sono fautrici del proprio destino. Il lettore assiste ai momenti cruciali della crescita spirituale di Feliciana: il legame con Paloma, che le trasmette la conoscenza e i principi delle arti curative, la prima guarigione sulla malattia della sorella Francisca, il sofferto legame con il marito Nicanor, violento e dedito all’alcol, e la nascita dei suoi tre figli, fino alla sempre maggiore notorietà nei villaggi vicini. Nel frattempo anche Zoé confida il passato a Feliciana, soffermandosi sul legame speciale con il padre, morto prematuramente, e con la sorella Leandra, dalla personalità magnetica. 

Il romanzo è un ritratto del Messico rurale, intriso di magia e tradizioni. La Lozano non risparmia i riferimenti alla propria cultura: i nomi dei piatti tipici (l’atole, le tortillas cucinate con mais, fagioli, chiles e chayotes), le descrizioni delle coltivazioni di milpa e delle colline su cui Feliciana raccoglie i funghi miracolosi. La figura di Paloma consente poi una riflessione sul ruolo dei muxe, uomini che nella cultura zapoteca di Oxaca, scelgono di vestire panni femminili e sono considerati una benedizione, poiché si dice siano al mondo per accudire i parenti anziani. Paloma, tuttavia, è vittima di discriminazione e il motivo del suo assassinio verrà svelato solo alla fine, attraverso una visione mistica di Feliciana.                                                                                                                                                                                        

E l’ho trovata che si vestiva da muxe, aveva i capelli neri così brillanti che sembravano blu da quanto erano brillanti i capelli di Paloma, e si metteva un fermaglio dallo stesso lato dove aveva la cicatrice sul sopracciglio. Io quel fermaglio gliel’ho messo il giorno del suo funerale che è stato come una festa con la gente che è venuta da tutte le parti perché nessuno si faceva amare come Paloma, da tutte le parti le volevano bene […]” 

La scrittura di Brenda Lozano

Se si provasse a leggere Streghe ad alta voce probabilmente si avrebbe l’impressione di recitare una preghiera, una formula magica. Le espressioni che si ripetono come cantilene – “la morte le ha deposto l’uovo”, “la morte le ha gracchiato all’orecchio”, “Paloma, ancora Gaspar” – danno una ritmicità al racconto che avvolge il lettore trascinandolo lentamente nella narrazione. L’assenza della punteggiatura a segnalare il discorso diretto, l’utilizzo di vocaboli in lingua originale, i continui riferimenti alle tradizioni antiche, trasmettono al lettore l’impressione vivida di trovarsi in un rituale magico. Streghe è un romanzo capace di ammaliare, come accade di fronte ai poteri della curandera.  

Io sono una sciamana, però è più facile che mi chiamino curandera, mi conosco così. Alcuni mi chiamano strega. Si, c’è una differenza tra essere curandera ed essere sciamana, una curandera cura la gente con intrugli ed erbe, e una sciamana anche, però una sciamana può curare anche le cose che non sono del corpo, può curare le cose che sono delle acqua profonde, io curo quello che la gente ha vissuto nel passato e, per questo, curo quello che vive nel presente.” 

 

a cura di Silvia Ognibene
@silviabookolica

Silvia Ognibene

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