“Il pappagallo muto. Una storia di Sara” l’ultimo romanzo di Maurizio de Giovanni che sta scalando le classifiche

Il pappagallo muto di Maurizio de Giovanni (Rizzoli, 2025), settimo romanzo della serie dedicata a Sara Morozzi, è una storia di ritorni, di legami che resistono al tempo, di corpi che invecchiano ma non smettono di sentire. Soprattutto è la storia di una donna che continua a vedere tutto, anche quello che gli altri preferiscono ignorare.
Il pappagallo muto di Maurizio de Giovanni: la trama del libro
Sara è un’ex agente dei servizi, ormai in pensione. Trascorre le sue giornate portando il nipotino al parco e scambiando riflessioni con l’amico Andrea Catapano, anche lui ex collega e ormai cieco. Ma certi lavori non finiscono con un tesserino restituito. E quando una nuova operazione richiede competenze «alla vecchia maniera» – niente intercettazioni, solo intuito, osservazione, ascolto – il passato torna a reclamare la sua parte. Bianco, giovane agente tanto brillante quanto spiazzante, chiede l’aiuto di Sara per sorvegliare un incontro segreto. Sembrerebbe un incarico ordinario, e invece dietro c’è una rete di traffici e di poteri occulti, e molto presto qualcosa andrà storto. Da lì, tutto cambia. L’indagine si complica, i pericoli aumentano, e Sara si ritrova ancora una volta a fare i conti con la propria identità, il proprio ruolo, la propria storia.
Vecchiaia, resistenza, affetti: la forza di una comunità fuori dagli schemi
Il pappagallo muto è anche – e soprattutto – un romanzo che interroga cosa significhi resistere, non solo al crimine, ma anche alla marginalizzazione, al senso di inutilità che spesso accompagna la vecchiaia. Sara e Andrea non sono più «agili», ma sono più lucidi, più profondi, più essenziali. In un mondo che punta tutto sulla tecnologia e sulla velocità, de Giovanni celebra la lentezza dell’osservazione e la forza dell’esperienza. Attorno ai due protagonisti si muove una costellazione di personaggi secondari che sono ormai diventati fondamentali nell’universo narrativo della serie: Bianco, giovane ma determinata, che rappresenta la nuova generazione in cerca di guide; Teresa, sorella gemella di Sara, tanto diversa quanto necessaria al suo equilibrio; Pardo, poliziotto impacciato ma sincero; Nico, medico itinerante e saggio compagno di riflessioni; e poi Viola e il piccolo Massimiliano, la famiglia che Sara non ha scelto ma che ora è il suo appiglio. Questi personaggi costituiscono una rete affettiva fatta di stima, cura e memoria condivisa. Quella che de Giovanni mette in scena è una famiglia non convenzionale, cementata più dal rispetto che dal sangue. Una comunità che si regge su fili sottili ma tenacissimi. Una resistenza collettiva contro il disincanto e la solitudine.
Lo stile di Maurizio de Giovanni in Il pappagallo muto
Maurizio de Giovanni ha il dono di saper raccontare le emozioni senza mai scadere in enfatizzazioni. Lo fa anche qui, con una prosa limpida, misurata, in cui azione e riflessione sono dosati. Ogni gesto, ogni dettaglio è funzionale a restituire densità psicologica ai personaggi. E Sara, in particolare, continua a essere una protagonista memorabile: lucida, fragile, empatica, in grado di muoversi nel mondo con discrezione e intensità.
A cura di Martina Melgazzi