Un noir tra pornografia e oggettivazione del corpo: “Pornorama” è il romanzo di Claudia Grande

 Un noir tra pornografia e oggettivazione del corpo: “Pornorama” è il romanzo di Claudia Grande

Pornorama di Claudia Grande (il Saggiatore, 2025), titolo di ellisiana memoria, è un noir, ma è anche altro, un teatro del grottesco. Abbiamo conosciuto la scrittura di Claudia Grande in Bim Bum Bam Ketamina (il Saggiatore, 2023): di lucida follia, che si insinua e si stratifica nel linguaggio e nell’intreccio, e noi lettori, anche se dovessimo acquistare il libro al buio, non potremmo avere dubbi: è fuori di testa? Probabilmente è Claudia Grande.

Pornorama di Claudia Grande: la trama del libro

Le vicende si svolgono in una Torino, teatro esoterico piemontese. Una delle protagoniste di questa storia è Vittoria De Feo, capo ispettore di Torino inacidita dalle storture della vita, da tutti i rapporti incrinati che l’hanno resa rabbiosa e frustrata, sempre a un passo dall’esplosione. L’unico modo per evadere da sé stessa è concentrarsi sulla risoluzione di un caso complesso e oscuro su personalità del mondo del porno e dei social che si sono tolte la vita. eno così pare, perché Vittoria De Feo non crede a questa versione, anche se colleghi e superiori sembrano aver già chiuso il caso, ed è disposta a tutto pur di perseguire la verità. Cominciano così le indagini fuori dagli schemi che conducono a chirurghi estetici, avvocati, politici. Personaggi assurdi che Claudia Grande mette in scena ridicolizzandoli, eppure sono il veicolo non solo per scoprire la verità su quanto accaduto, ma anche per conoscere un mondo, quello della pornografia, di cui conosciamo poco le regole, le condizioni di lavoro, le dinamiche egemoniche. A complicare la faccenda si aggiungono le indagini parallele di un duo di pseudo-giornalisti, Bet e Teo. È così che in questo noir si innesta il grottesco: ogni personaggio oscilla fra il patetismo e la malinconia. Questo romanzo è un gioco di apparenze, in cui sembra vincere solo chi racconta la verità, o una pseudo-verità scevra di quei dettagli che, per quanto reali, rendono la narrazione indigesta. Claudia Grande ci mette di fronte a un fatto: la verità è solo una somma di narrazioni, comprese quelle su cui decidiamo di tacere.

La società tra sesso e morte

I personaggi televisivi e politici qui raccontati sembrano figli di un certo tipo di media dopato dalle sostanze, che sessualizza i corpi femminili, che li relega a strumenti di ottimizzazione del capitale. Infatti Claudia Grande ci mostra uomini che riducono le donne a oggetti: relazioni sentimentali con bambole gonfiabili, invenzione e vendita di sex toys che riproducono fedelmente la vagina di personaggi famosi e/o attrici porno, tra cui anche quelle del passato. Il romanzo è una rappresentazione della società sessualizzata all’estremo, ma dove la pornografia fine a sé stessa non è l’elemento centrale. La vera pornografia è del dolore. La morte come nuova pornografia, come oggetto di studio della sublimazione libidica. A foraggiare questo desiderio famelico ci pensano i giornali dai titoli che mirano alla «pancia dei lettori», come quelli di «VerItalia», sempre alla ricerca tossica di scoop, e che lucrano sul corpo morto, ancora caldo, per inseguire l’onda mediatica fatta di profitti e audience.

«Siamo tutti ossessionati dal sesso, chi più e chi meno. Non è una cosa tanto strana o sconvolgente.

“Questa non è ossessione per il sesso. È ossessione per la morte.”

“Gli unici soggetti ossessionati dalla morte sembrereste lei e il suo amico Teo, allo stato degli atti.”

“Siamo una società di necrofili, dottor De Angelis.”

Quella raccontata è una società in cui il consumismo cannibalizza il corpo rendendolo prima oggetto di desiderio in vita attraverso l’oggettificazione e la sessualizzazione, poi in morte, feticcio, reliquia sacra, da idolatrare e conservare nelle teche private. In ogni caso il consumismo mette in vetrina i corpi, una vetrina scintillante dove ognuno ha i propri quindici minuti di celebrità e di rivalsa, dove si scappa dalle madri per compiere il proprio destino da supereroe, dove le interviste a The Club diventano profezie, gli uomini di potere sono liberi di soggiogare e umiliare le donne a loro piacimento, creando un sistema, nel paradosso, di protezione, una gabbia da cui non si sente il bisogno di evadere. Un luogo opaco dove i social (mal)educano a canoni estetici irraggiungibili. Una società dove ognuno di noi è drogato a tal punto da essere assuefatto alla realtà. Portavoci occasionali di sdegno eppure tristemente insensibili all’indignazione. In un mondo in cui la pornografia in ogni sua accezione è un affare quotidiano, non esiste più niente di scandaloso. Neppure l’ingiustizia e la sopraffazione.

La scrittura di Claudia Grande in Pornorama

Con Pornorama, Claudia Grande si conferma autrice dalla voce unica, capace di raccontare la realtà in verticale, attraverso i suoi picchi verso l’alto e verso il basso, senza censure e moralismi, come a dire che forse il mondo è così e basta. Un linguaggio versatile, quello di Claudia Grande, liquido, che alterna tecnicismi (qui si riconosce lo studio, la ricerca del linguaggio poliziesco e d’inchiesta) a passaggi di puro flusso fatti per entrare nella psicologia dei personaggi, con tutti i loro timori e tentennamenti.

A cura di Simone Sciamé

Blam

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