Bim Bum Bam Ketamina di Claudia Grande: la società dell’apparenza fra pop e follia. Il libro in 10 punti

 Bim Bum Bam Ketamina di Claudia Grande: la società dell’apparenza fra pop e follia. Il libro in 10 punti

Se dovessimo consigliare un libro che rappresenti la società di oggi, diremmo Bim Bum Bam Ketamina di Claudia Grande. La follia che diventa normalità, la precarietà delle relazioni, la violenza e la droga, la velocità di immagini di vita che scorrono come se non fosse possibile trattenere nulla, l’ostentazione di un’esistenza fatta di filtri, la sociopatia stanno tutti in questo romanzo d’esordio pubblicato per il Saggiatore (2023).

 

Bim Bum Bam Ketamina di Claudia Grande: la trama del libro

Il perno di tutta la storia è Roberto, un uomo che si mette in affitto per diventare quello che gli altri vogliono. Sceglie il suo mestiere in base al cliente che l’ha richiesto. I suoi volantini passano di mano in mano fino a quando non attirano l’attenzione di un’influencer bionda, ed è lì che la storia si apre portandoci in un mondo fatto di quiz televisivi, social, società del cinema e dello spettacolo.

In questo libro, manifesto dell’oggi, Roberto si presta – non solo alla storia del libro, ma anche al lettore – a fare da intermediario involontario nella narrazione di una società che cresce tra un rimando alla cultura pop (Bim Bum Bam) e la pazzia quotidiana (sintetizzata nella parola «Ketamina» del titolo). Un melting pot perfetto che rispecchia il mondo contemporaneo, in cui «performare» è la parola d’ordine che riduce tutto a mera apparenza per svelare, poi, un’ipnotica verità: la vita on line, in tv, mediata dai social è effimera, esiste solo nei non luoghi dell’etere. E se in quei non luoghi il corpo e la mente non possono davvero abitare, allora la vita non è che un continuo intrattenimento, popolato da cose e persone, per allontanare la morte.

Ma quali sono le curiosità dietro questo libro? Come nasce l’idea dell’uomo in affitto? Quali sono le immagini che hanno ispirato la copertina e le canzoni da ascoltare per leggere Bim Bum Bam Ketamina? Claudia Grande stessa ci racconta il dietro le quinte del suo libro in 10 punti.

 

Bim Bum Bam Ketamina di Claudia Grande raccontato da Claudia Grande in 10 punti

1 – La dedica

«A Roberto, a Torino, ai volantini raccolti per strada».

L’«Uomo in Affitto» è stata la prima persona che ho conosciuto a Torino. La foto qui sotto l’ho scattata nel 2017, poco dopo essermi trasferita qui.

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Foto scattata dall’autrice

Il 2017 è stato anche l’anno in cui ho iniziato a scrivere Bim Bum Bam Ketamina. Non sapevo che Roberto ne avrebbe fatto parte. Non sapevo neppure come si chiamasse, il misterioso «Uomo in Affitto» che avevo incrociato tempo addietro. Quando ho terminato la prima stesura, avevo davanti un arcipelago di storie: un raggruppamento di racconti vicini per temi, immaginario, stile, caratteristiche che aspettavano di essere riconosciuti, tenuti insieme da un unico sguardo. Era il 2021. Mi sono imbattuta nuovamente nell’«Uomo in Affitto», e questa volta ho notato il suo nome:

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Foto scattata dall’autrice

Leggendo il volantino, ho capito che Roberto avrebbe aggiunto un altro mestiere all’elenco: il narratore. Il centro sfuggente di un caleidoscopico arcipelago di storie.

2 – L’esergo

«Devo restituire una videocassetta».Patrick Bateman

«Crederci sempre, arrendersi mai».Simona Ventura

Patrick Bateman è bello, ricco e di successo. Simona Ventura è una delle donne più famose d’Italia. Patrick e Simona: due protagonisti, personaggi vero-falsi che, a torto o a ragione, hanno vinto alla lotteria a cui anche noi siamo chiamati a partecipare: «Lavora, suda, spaccati la schiena; e forse, un giorno, potrai goderti il premio».

Non c’è niente di più falso della retorica capitalista.

Non c’è niente di più vero della frustrazione, dell’ansia, della depressione verso cui questo sistema ci costringe quotidianamente a marciare.

Patrick Bateman ha vinto – e, per chi non lo sapesse, è impazzito.

Simona Ventura ha vinto e… non lo so, spero se la passi un po’ meglio di Patrick.

Roberto ha perso, è uno dei tanti sconfitti in partenza: la versione dei vincitori la conosciamo bene. Ora è tempo di ascoltare quella dei vinti.

3 – Il titolo

Bim Bum Bam: un gioco che facevo da piccola. Bim Bum Bam: un programma tv per bambini. Bim Bum Bam: un’onomatopea da fumetto; il suono di un’esplosione mimato da un ragazzino. Ketamina: la perdita dell’innocenza, il profetico punto di non ritorno. I miei personaggi sono teneri, tossici, arrabbiati, ingenui, patetici; hanno le vene rigonfie di una lava bruciante pronta a portarsi via tutto quello che resta.

Mozziconi di ridicolo presente.

Brandelli di realtà a cui siamo ostinatamente aggrappati.

Favole stanche che ci raccontavano da piccoli; un lieto fine di plastica in cui, oramai, non crediamo più.

4 – La copertina

Mi ricorda le ragazze innocenti e criminali di Spring Breakers: il passamontagna rosa calcato in testa, l’euforia di perdersi in una libido estatica fatta di trasgressione e violenza. Penso soprattutto alla scena in cui la baby gang si prepara a una rapina cantando Everytime di Britney Spears insieme al capobanda/aguzzino. Mi piacerebbe che chiunque volesse leggere il mio libro lo facesse tenendo a mente questa scena.

5 – La colonna sonora

Se Bim Bum Bam Ketamina fosse una playlist di Spotify, conterrebbe 10 brani + 1:

  • Fabri Fibra, Rap in vena
  • The Smashing Pumpkins, Bullet with Butterfly Wings
  • Fucktotum, Troppi lavori del cazzo
  • The Distillers, Drain the Blood
  • Subsonica, Aurora sogna
  • Yeah Yeah Yeahs, Heads Will Roll
  • Verdena, Muori delay
  • Sex Pistols, Pretty Vacant
  • James Holden, Renata
  • Fabri Fibra, Simpatia
  • Bonus track: Barry Manilow, Mandy

6 – Furby

Una delle storie che preferisco è quella che vede il disinfestatore Manlio Mariani alle prese con un Furby posseduto da Satana. Ero così fiera di quel Furby, che me lo sono fatto tatuare sulla coscia destra. Giovedì scorso ho finito di leggere Lunar Park di Bret Easton Ellis e ho scoperto, con gioia e amarezza, che Ellis ha ideato molto prima di me un mostriciattolo indemoniato di nome Terby. È goffo e tremendo come Furby. Alle volte, persone che vivono ai capi opposti del pianeta ragionano con un’unica testa.

7 – Vero o falso?

La storia dell’influencer che sposa sé stessa è vera.

La storia del Furby satanico è (purtroppo) falsa.

Alexander Söderström è ispirato a Lars von Trier.

Roberto è ispirato a Roberto; ma la sua avventura, com’è ovvio, è falsa.

Amadeus sembrerebbe, a occhio e croce, vero.

La lettera d’amore che Roberto gli scrive è romanticamente falsa.

Ho attinto a piene mani dalla realtà per comporre un arcipelago narrativo che, all’apparenza, di reale possiede ben poco. Questo perché la realtà somiglia sempre più a un racconto di Chuck Palahniuk o Aldo Nove. Il reale è surreale, tanto che il surreale diventa banale a guardarci attraverso. Il surreale è il modo più immediato di descrivere la nostra pirotecnica realtà.

8 – Il personaggio che amo di più

Olivia Bianchi. Penso che incarni a pieno la doppia anima violenta e innocente del libro, e quando scrivo di lei sento di volerla disperatamente proteggere.

9 – Il personaggio che odio di più

Nessuno. Voglio bene a tutti i miei mostri.

10 – Che cosa hanno detto i miei genitori quando hanno finito di leggere il libro

Mamma: «Ma la ketamina è una vitamina?»

Papà: «Cercherò uno psicologo che mi spieghi come ho fatto a traumatizzarti in questo modo».

 

A cura di Antonella Dilorenzo e Claudia Grande

Antonella Dilorenzo

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