Giù nella valle, ecco di cosa parla il libro di Paolo Cognetti che tutti hanno criticato

 Giù nella valle, ecco di cosa parla il libro di Paolo Cognetti che tutti hanno criticato

Dopo il successo di Le otto montagne (Einaudi, 2016) e La felicità del lupo (Einaudi, 2021), Paolo Cognetti torna ai piedi del Monte Rosa con il romanzo Giù nella valle (Einaudi, 2023) ambientato negli anni Novanta in Valsesia, una valle che «pare perseguitata dalla malasorte» e ricorda il Nebraska cantato da Bruce Springsteen nelle ballate dell’omonimo disco del 1982.

Ispirandosi proprio a una di queste ballad, The River, Cognetti racconta la storia di Luigi e Alfredo, due fratelli che hanno fatto scelte di vita diverse e si rivedono dopo anni per decidere le sorti della casa di famiglia immersa nei boschi di Fontana Fredda, un paese «di venti anime a 1800 metri d’altezza».

Giù nella valle di Paolo Cognetti: la trama del libro

Una coppia di cani risale il fondovalle seguendo il corso della Sesia; la femmina dal pelo bianco cerca le morbide carezze degli uomini, il maschio uccide ogni cane che incontra azzannandolo al collo. Nei paesi della Valsesia tutti si domandano se questi omicidi siano opera di un cane inselvatichito o di un lupo e i cacciatori, approfittando della stagione della caccia, imbracciano i fucili.

Mentre il killer di cani scorrazza libero per la valle, i due fratelli Balma si incontrano dopo sette anni per definire la proprietà della casa in montagna lasciata in eredità dal padre, morto suicida l’anno precedente. Luigi, poliziotto della forestale, come un larice «destinato a crescere al sole» è rimasto in Valsesia e vorrebbe vivere nella casa di famiglia insieme alla moglie Elisabetta, che è incinta. Alfredo, «abete ombroso» sradicato dalla valle, da anni fa il tagliaboschi in Canada e venderebbe volentieri la sua parte di eredità in cambio dei cinque milioni di lire promessi dal fratello.

Accomunati dalla passione per l’alcool, davanti al bancone di uno dei tanti bar della Valsesia i due fratelli discutono del loro futuro. Quando l’accordo sembra ormai raggiunto, Alfredo scopre però che Luigi gli ha nascosto il progetto di costruzione di un impianto sciistico nei boschi di Fontana Fredda, vicino alla vecchia casa di famiglia che potrebbe ora valere una fortuna.

La montagna degli anni Novanta tra turismo di massa e ambiente

«“Taglieranno tante piante?”

“Mah,” ho detto, “tra pista e seggiovia sono dieci ettari di bosco. A cinquecento piante per ettaro, fanno sulle cinquemila. Dobbiamo salire a martellarle in questi giorni.”

“Martellarle?”

“Le segniamo con la vernice. Poi in primavera vengono a tagliare.”

“Cinquemila piante, tagliano?”

L’ho guardata. L’espressione era triste, più che dubbiosa. Occhi azzurrissimi e sconsolati.

“Cosa vuoi farci,” ho detto. “Mica si può sciare in mezzo al bosco.”

“Che peccato,” ha detto lei.

Naturalmente, aveva ragione Gemma. Ma è dalla notte dei tempi che gli uomini tagliano le piante, accoppano le bestie e si sfondano la testa a vicenda. Se c’è del male su questa terra è solo roba nostra».

Giù nella valle racconta la montagna degli anni Novanta che si scopre inquinata, con le acque della Sesia avvelenate da «una quantità di solventi chimici da sciogliere anche i sassi», e cerca di combattere lo spopolamento con il turismo di massa, senza curarsi delle conseguenze sull’ambiente. A Fontana Fredda, il progetto di costruire una stazione di sci, con tre piste, una seggiovia e una strada di servizio, comporta infatti l’abbattimento di larici e abeti centenari, vittime sacrificabili di fronte alla possibilità di far tornare a vivere il piccolo paese.

La Valsesia di Cognetti diventa anche il luogo di incontro tra chi ha scelto di restare, come Luigi, chi ha preferito scappare all’estero, come Alfredo, e chi invece ha lasciato la città e le sue comodità per sposare un montanaro, come Elisabetta. Studentessa milanese che leggeva Karen Blixen e trascorreva le vacanze estive nella casa in montagna, Betta ha deciso di abbandonare gli studi per vivere insieme a Luigi, un uomo «con un tipo di intelligenza che in città era scomparsa: con le mani poteva imparare qualunque cosa, probabilmente anche a suonare il pianoforte, se ci si fosse messo».

La scrittura di Paolo Cognetti in Giù nella valle

Cognetti adotta uno stile asciutto, caratterizzato da frasi brevi e dialoghi rapidi, e alterna i diversi punti di vista dei personaggi, con narratori in prima e in terza persona, dando vita a un romanzo polifonico. Nel capitolo finale, La battaglia degli alberi, questo romanzo breve assume la forma di un poema epico, in cui Cognetti, riprendendo il testo di un bardo gallese del VI secolo, ripensa agli alberi dei suoi boschi e «alle cose che stanno capitando ora».

 

A cura di Francesca Cocchi

Blam

Articoli Correlati

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *