Le ripetizioni di Giulio Mozzi: il male, i corpi e la memoria. Recensione
Candidato al Premio Strega 2021, Le ripetizioni, edito da Marsilio a gennaio del 2021, è il primo romanzo di Giulio Mozzi e con ogni probabilità anche l’ultimo, stante alle sue parole. Considera, infatti, questa l’opera della sua vita, “una riepilogazione, un testamento, un addio”. Mozzi è personalità nota al pubblico dei lettori e degli addetti ai lavori: è fondatore e direttore della Bottega di narrazione in cui da molti anni insegna scrittura creativa; autore di numerose raccolte di racconti; responsabile della collana Fremen per Laurana editore; vincitore del Premio Mondello Opera Prima nel 1993 e già una volta finalista al Premio Strega nel 1996 con la raccolta La felicità terrena, edita da Einaudi.
Le ripetizioni di Giulio Mozzi: la trama del libro
Mario è un letterato che vive a Padova e ha una relazione con Viola, la donna che sta per sposare – e che ha una vita parallela. Di tanto in tanto, però, Mario si sposta in treno per andare a Roma, lì dove vive Bianca; il loro legame è profondo, viscerale, rinsaldato anche dall’esistenza di Agnese che è, o forse no, la figlia di Mario che vorrebbe, o forse no, fare il padre, poiché lui è così: uno che si lascia scegliere dagli altri, dalle situazioni. Orbitano attorno all’esistenza del protagonista anche una serie di altri personaggi: il Gas, un artista suo amico; Santiago, di cui è lo schiavo sessuale e con cui fa giochi erotici e di sadomaso. E qui si può anche fermare la descrizione della trama, poiché questa non dà la cifra qualitativa del romanzo.
Corpo e fotografia: il reale e la memoria
“Della mia esistenza fisica sono sempre stato certo, pensa Mario, è sulla mia esistenza morale e psicologica che ho sempre avuto dei dubbi. Il mio corpo sono io, e per quante avventure abbia attraversate questo corpo è sempre rimasto il mio, è sempre rimasto io”. Corpo e fotografia sono elementi strettamente collegati in questo romanzo, giacché delineano e determinano il reale e il non. La fotografia – ma è così anche con la scrittura – invece che essere una testimonianza dell’esistenza morale e psicologica di una persona, molto di più è la testimonianza del corpo, o più precisamente è la traccia lasciata sul corpo a opera di chi vi era dietro la macchina fotografica nell’attimo dello scatto – o di chi teneva la penna nell’attimo in cui una certa frase è stata scritta. Secondo il protagonista, è possibile ottenere qualsiasi informazione sull’autore di una fotografia, dal tipo di macchina fotografica usata fino al suo modo di agire. Accade così che la traccia lasciata stimoli un ricordo, esattamente come fa una mirror box per un mutilato affetto da sindrome dell’arto fantasma: il paziente che sente il proprio arto mutilato può vederlo riflesso nella scatola attraverso un gioco di specchi e ha l’illusione che l’arto sia ancora lì. Così succede che ripetere continuamente l’esercizio, anziché accentuare la sensazione di esistenza dell’arto che si è perso, rafforza “la percezione reale della sua assenza. Con ciò il paziente guarisce […] ne accetta – non solo coscientemente ma, per così dire, corporalmente – l’assenza: la perdita”. Ed è ciò che accade con la fotografia: l’imprinting di una traccia corporale causa lo straniamento di chi guarda, poiché “cerchiamo il nostro passato, e quando ci viene incontro non lo riconosciamo, o ci sorprende”. L’illusione si spezza proprio per colpa dell’immagine riflessa.
Il sesso quale strumento identificativo della natura umana
Il sesso occupa l’immaginario dell’intera narrazione ed è lo strumento attraverso il quale si delinea e si determina ciò che è definibile come umano. Il sesso, e così anche la natura umana, ha un triplice animo: romantico e riservato – come quello fra Mario e Viola –, passionale ed egoista – come quello fra Mario e Bianca –, violento e altruista – come quello fra Mario e Santiago. Il sesso è un rituale e al tempo stesso una benedizione, e ha una funzione purificatrice. In tutto questo, l’amore non è contemplato; anzi, i legami sentimentali sono soltanto il modo attraverso il quale soddisfare i propri bisogni, gli egoismi, e dare sfogo a qualsiasi forma di opportunismo: è questo il male – onnipresente ma relativo – ed è questa la natura umana, senza giudizio e senza condanna.
La struttura e lo stile di Le ripetizioni di Giulio Mozzi
Non vi è arco di trasformazione, in questo romanzo; il protagonista non muta, non c’è, di fatto, alcun movimento, alcuna redenzione né cambio di passo nell’etica, nel modo di intendere, di pensare e di agire con e nel mondo da parte di Mario, così come di tutti gli altri personaggi. Il movimento, se di movimento si può parlare – ancorché qui sarebbe più giusto parlare di illusionismo prospettico –, è dato da un montaggio studiato: oltre che il particolare assetto dei capitoli, diverse sono le linee temporali che si avvicendano, e tutte si dipanano da una sola data coincidente con il compleanno del protagonista: il 17 giugno. Tutto inizia e in qualche modo finisce da e in questo giorno, alimentando un moto ondulatorio e circolare di tensioni e risacche.
a cura di Valeria Zangaro
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Grazie.