La casa delle madri di Daniele Petruccioli: storie in un labirinto di emozioni. Recensione

 La casa delle madri di Daniele Petruccioli: storie in un labirinto di emozioni. Recensione

Pubblicato nel 2020 da Terrarossa Edizioni, La casa delle madri è l’esordio narrativo di Daniele Petruccioli, traduttore e saggista romano che firma un romanzo raffinato e intimo, per molti versi non convenzionale, entrato a buon diritto nella rosa dei candidati e candidate al Premio Strega 2021. 

La casa delle madri di Daniele Petruccioli: la trama del libro

Il modo più efficace per afferrare la struttura e la forma del romanzo di Petruccioli è quello di osservare l’immagine che Terrarossa Edizioni ha creato per la copertina. Nel labirinto di stanze che continuamente si uniscono e dividono, nelle tre persone rappresentate al suo interno  – la madre Sarabanda e i due gemelli Elio ed Ernesto –, nel loro cercarsi con lo sguardo e allo stesso tempo tenersi a distanza reciprocamente, si trova riassunto con efficacia il nucleo centrale della storia (delle storie, poiché sono più di una) de La casa delle madri. Tutto parte dalle abitazioni dei personaggi; né i protagonisti né tantomeno la trama escono mai dai confini delle due abitazioni per procedere verso una risoluzione, verso una trama classica, lineare; il romanzo di Petruccioli assomiglia infatti molto a un’esperienza di esplorazione. Chi legge si trova all’interno dell’antica dimora-labirinto del Notaio e della nonna Nina, osserva con attenzione e curiosità le porte chiuse, decide di aprirne qualcuna e abbandonarsi a ciò che la stanza, i mobili, gli oggetti sono in grado di raccontare, che sia passato presente o futuro ha poca importanza. 

Passato e presente si mescolano in una trama rarefatta  

Quello di Petruccioli, infatti, è un romanzo che percorre diversi piani temporali e diverse dimensioni della storia. La prima è sicuramente quella della casa, una dimora enorme e antica che viene modificata, ristrutturata secondo le esigenze della modernità, una modernità che offende i morti, ma che è necessaria. Si parla di parti che vengono ampliate e altre che vengono ristrette, zone della casa troppo grandi per la quotidianità di oggi che vengono divise, e con loro anche gli spiriti che in questa dimora signorile hanno abitato nel corso del tempo, dei secoli. Anime divise che qui hanno amato e sofferto, e che non hanno ora alcun posto nel quale andare. 

L’altra dimensione della narrazione sposta il focus proprio su queste anime e sul periodo in cui sono stati corpi, uomini donne e bambini che hanno abitato, vissuto la grande casa delle madri. La forte e intrepida Sarabanda, i due gemelli Elio ed Ernesto, la nonna Ilde. 

Elio ed Ernesto in particolare, che vengono più volte descritti dalla voce narrante come “due rette parallele, destinate a non incontrarsi mai”, rimangono i protagonisti di riferimento della storia, il punto di vista che cambia con fluidità a favore di uno o dell’altro: la riflessione qui si avvita continuamente su sé stessa alla scoperta dei più intimi segreti e pensieri dei protagonisti e protagoniste della storia. 

“Non è facile farsi tabula rasa, però, soprattutto se abiti ancora nella casa dove sei cresciuto, dove tua madre è morta. Ernesto si imbatteva continuamente in mobili, ninnoli, libri, scorci di stanze, odori pregni del ricordo di Sarabanda, di lui ragazzo quando lei ancora c’era, quando almeno qualcosa sembrava più facile di adesso. Anche con la mente annebbiata, anche con qualche allucinazione, anche con l’abbraccio caldo e biascicante dei compagni di sbronze a fare da filtro: oggetti, odori, scampoli di visione di un altro tempo che lo dilaniava lo assalivano con violenza regolare”.

Una lingua ricca e novecentesca 

Una menzione particolare merita la lingua scelta da Petruccioli, che si adatta con grandissima efficacia ai toni del racconto. Così come le storie non superano mai i confini della riflessione intimistica – i dialoghi ne La casa delle madri sono pochissimi e scarni –, anche il linguaggio segue con efficacia questa strada, racchiudendo la narrazione in una prosa articolata, ricca ed elegante che assomiglia molto a un flusso di coscienza, e in diversi momenti effettivamente lo è. Petruccioli scrive un romanzo intimo e struggente che si prende il suo tempo sotto tutti i punti di vista e costituisce, tra le tante storie in lizza al Premio Strega, un’opera d’esordio originale e struggente. 

a cura di Alessia Cito

Alessia Cito

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