Vitamine: la rivista letteraria per tracciare una biologia dell’immateriale. Intervista

 Vitamine: la rivista letteraria per tracciare una biologia dell’immateriale. Intervista

Vitamine è una rivista che si rivolge agli ossessionati della letteratura e che ha l’ambizione di indagare i significati molteplici che ha oggi “essere umano”; lo fa partendo dalla corporeità – o da sezioni di questa. Occhi, pelle, muscoli, ossa, fegato, sangue diventano il medium per interrogare l’immateriale nutrendolo di una storia comune, e soprattutto autentica, che si trova oltre l’universo scintillante dei social network, fatti invece per mostrare la parte migliore e più artificiale di ogni identità.

Hanno risposto alle nostre domande Francesco Merlino, direttore editoriale, e Carlo Maria Masselli, editor.

Cominciamo dalle presentazioni: perché avete scelto di chiamare la vostra rivista Vitamine?

La storia del titolo comincia con Vitamine di Raymond Carver. Nel racconto, Patti, una donna insoddisfatta che vive con un marito fedifrago e alcolista, cerca di rimettere in piedi la sua vita lavorando come venditrice di vitamine porta a porta. Presto, però, le vitamine diventano un’ossessione: non riesce a parlare d’altro, a pensare ad altro. In una personale rilettura del testo, le vitamine assomigliano per certi versi alla letteratura. Le fucine della letteratura del domani sono piene di giovani autori ossessionati dallo scrivere. Al punto che la loro vita sembra in qualche modo coincidere con la scrittura.

Da lì, la parola vitamine ha fatto un lungo viaggio, assumendo forme diverse, fino a dare il nome al progetto.

Con questa esperienza editoriale vogliamo usare la letteratura per tracciare una biologia dell’immateriale e mostrare le dinamiche sfuggenti con cui il mondo impatta sulla nostra interiorità. La letteratura – forse l’arte in generale – è il risultato della nostra esperienza sensibile. È la sensibilità tradotta in linguaggio. In quest’ottica, i racconti possono essere nutrimenti minimi ma indispensabili per la vita immateriale, proprio come le vitamine lo sono nell’universo materiale. Possono farci aprire gli occhi su quello che avviene sotto la superficie della vita, mostrarci che siamo meno distanti gli uni dagli altri di quanto crediamo.

Vitamine è acquistabile sul sito di Edicola518 ed è una rivista cartacea. In un mondo che si apre sempre più al digitale, al proliferare di riviste letterarie online e gratuite, perché avete fatto questa scelta in controtendenza?

Ogni elemento di quello che fai porta con sé un significato. Oggi è difficile che la gente prenda sul serio cose apparentemente lontane come la letteratura. Dovevamo, dunque, essere i primi a credere nel nostro progetto. Così, per comunicarlo abbiamo intrapreso la strada più difficile, affidandoci alla carta.

L’esperienza di Edicola518, che cura la nostra distribuzione, insegna proprio questo. Quando l’editoria era in piena crisi, le edicole erano in piena crisi, dei ragazzi – il cui futuro era più in crisi che mai – hanno aperto una libreria in un vecchio chiosco di giornali. Oggi sono una delle realtà editoriali più interessanti d’Italia.

Con la stessa vitale incoscienza, in un mondo che tende con crescente velocità alla smaterializzazione, noi abbiamo deciso di creare un oggetto. L’accoglienza che stiamo ricevendo ripaga lo sforzo. Varie librerie hanno già sposato il progetto (tra queste: Verso a Milano, Todo Modo e Gucci Garden a Firenze, Tamu a Napoli, Fahrenheit 451 a Piacenza, Vald’O a San Quirico d’Orcia) e nei prossimi giorni lavoreremo per ampliare la rete.

Questo volume di Vitamine è dedicato alla vista; i prossimi avranno quale tema altre parti del corpo: pelle, muscoli, ossa, fegato, sangue. Perché questa scelta?

Come anticipato, pensiamo a Vitamine come a un nutrimento per la nostra vita immateriale. Ma la vita immateriale è filtrata dai sensi, dalla corporeità. Non crediamo che l’esperienza psichica sia scissa dalla materia, anzi. Corpo e realtà interiore si intrecciano per raccontare una storia comune. Riteniamo che, focalizzandoci di numero in numero su una diversa parte del corpo, potremo fornire, attraverso gli autori e le autrici che collaboreranno con noi, una prospettiva ampia, variegata e autentica – parola questa per noi molto importante – di cosa significa essere umani oggi, al di là del velo di narrazioni rimasticate che sempre più ci vengono proposte.

E conseguentemente: dopo il volume a tema sangue, i lettori devono aspettarsi che la rivista smetta di esistere?

Questa è una domanda a cui dobbiamo ancora trovare una risposta precisa. Per ora possiamo dire questo: Vitamine, più che una rivista, è un’opera in sei volumi, destinata a esaurirsi con l’ultimo numero, dedicato al sangue. Se in futuro il progetto rinascerà, lo farà assumendo un’identità nuova, ancora da decidere. In sostanza: se le cose andranno bene, dopo il sangue i lettori devono aspettarsi qualcosa di nuovo.

Vitamine non è una rivista di soli racconti, al suo interno si trovano anche saggi e poesie. Perché questa ibridazione?

Per affrontare il tema di ogni volume da più prospettive. La parola è un materiale con cui si possono costruire edifici diversi tra loro. Non volevamo precluderci alcuna trovata architettonica.

Ad esempio, per quanto concerne gli occhi e la vista, ricorrere a narrativa, saggistica e poesia ci ha permesso di raccontare diverse distanze dello sguardo, coinvolgendo in modo differente la mente e l’emotività del lettore.

 

Riporto qui una parte dell’editoriale molto interessante:

“Se è vero che ogni specie animale vede in modo differente, adattando il senso della vista al proprio habitat naturale, credo che per sopravvivere in questa nuova tundra sociale mantenendo integra la nostra umanità dovremo presto evolverci, imparando a vedere ciò che non ci viene mostrato. Una buona vista, una vista speculativa, è il presupposto essenziale per avanzare dal potere al volere. Per tendere a qualcosa di autentico.”

In altre parole, la vista assume la funzione di – passatemi il termine – radiografia della realtà: attraverso i testi qui contenuti si vuole indagare il non visibile, il non scintillante, il non modificato dalla realtà altra, plasmata per mostrare la parte migliore di noi sui social.

La domanda è provocatoria: pensate di esserci riusciti con i testi proposti e perché?

A rischio di suonare arroganti: Sì. Il Volume A raccoglie una bella varietà di sguardi autentici (torniamo a usare questo aggettivo). Le autrici e gli autori hanno saputo interiorizzare il tema per restituirlo sulla pagina attraverso il loro stile peculiare. Abbiamo racconti dai dialoghi serrati, racconti in cui il dialetto esprime la lotta identitaria dei protagonisti, racconti psichedelici; saggi su cinema, arte e filosofia; cattedrali interiori edificate a partire dalla parola poetica. Ci riteniamo orgogliosi e soddisfatti.

Diteci qualcosa sugli autori: chi sono e come avviene la fase di selezione e valutazione dei testi?

Uno dei nostri obbiettivi principali consiste nel far dialogare autori emersi con autori emergenti, dando uguale dignità a entrambi. Abbiamo dunque Laura Fusconi, scrittrice pubblicata da Fazi, e Stefano Dal Bianco, poeta che vanta libri per Mondadori e Quodlibet. Ma anche autrici non ancora affermate, eppure ricche di talento, come Maria Palma Cesarini, Idina Cortesi e Giovanna Stanzione, che l’anno scorso ha pubblicato per Mondadori un bellissimo libro intervista con Raffaele La Capria. Luigi De Medici e Francesco Marsili, che hanno realizzato una storia a quattro mani, sono al loro esordio assoluto nella narrativa. Per i saggi ci siamo affidati a professionisti dei rispettivi settori: Paolo Nardon per l’arte visiva, Federica Castellani per la filosofia, Gregorio Mandarini per il cinema. A chiudere il volume troviamo la bella poesia della giovanissima Martina Salvucci, anche per lei un esordio assoluto.

Relativamente a come scegliamo gli autori e le autrici, non costruiamo i numeri a partire dagli invii spontanei. Leggiamo tutto ciò che arriva alla nostra mail redazionale (vitamine.rivista@gmail.com), ma riteniamo che per un progetto come questo sia più utile affidarsi allo scouting. Dunque, semplicemente, leggiamo tanto la litweb, le riviste cartacee e la letteratura italiana contemporanea, scritta da esordienti e non, alla ricerca di voci capaci di smuoverci. Da qui in poi, iniziamo a contattare direttamente chi ci piace. Ci ha sorpreso in positivo come la barriera tra emergenti ed emersi sia una mera illusione. Il progetto ha suscitato l’interesse di scrittori già affermati, che ammiriamo e verso cui provavamo quasi un timore reverenziale. Scoprirne l’entusiasmo genuino verso quanto avevamo da dire ci ha motivati moltissimo.

Molto particolari sono le biografie a corredo di ogni testo che contengono anche altre due sezioni: “Ingredienti” e “Modalità d’uso”, come mai?

Le presentazioni sono tarate graficamente e concettualmente per somigliare al bugiardino di un medicinale. Questa forma ci sembrava accattivante e utile per fornire al lettore qualche indicazione su ciò che andrà a leggere. Il tentativo è di pungolarne la curiosità senza imporre nulla né svelare troppo.

Chi è il lettore ideale di Vitamine?

La nostra ambizione è raggiungere un pubblico non composto da soli lettori forti. Anche per questo, poniamo molta attenzione alla piacevolezza estetica e tattile del volume. Un impianto grafico chiaro ed elegante, unito a illustrazioni accattivanti (a proposito: ogni numero sarà affidato a un artista diverso, che comporrà una narrazione per immagini parallela ai testi) è a nostro parere il miglior modo per catturare l’attenzione e introdurre contenuti interessanti. Il lettore di Vitamine, se proprio dobbiamo definirlo, vuole entrare in contatto con il bello e farne parte. Il nostro obiettivo è sorprendere chi già frequenta il mondo editoriale e, al contempo, far nascere l’esigenza di leggere a chi a oggi non la percepisce.

E infine: perché, secondo voi, i lettori dovrebbero acquistare e leggere Vitamine?

Per conoscere voci autentiche di autrici e autori di talento. Per sottrarsi all’ansia generata dall’approssimazione dei contenuti con cui veniamo bombardati quotidianamente, riscoprendo un gesto lento, in cui riconoscersi e trovare conforto, ma anche capace di metterci, virtuosamente, in discussione. Per avere tra le mani un oggetto bello, da conservare e da leggere senza fretta. Per riscoprire il valore etico della letteratura, la sua capacità di farci sentire meno soli.

a cura di Valeria Zangaro

Valeria Zangaro

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