Ingeborg Bachmann: dalle poesie all’amore con Paul Celan. La storia di un’autrice quasi sconosciuta

 Ingeborg Bachmann: dalle poesie all’amore con Paul Celan. La storia di un’autrice quasi sconosciuta

Illustrazione di Monica Lasagni – IG @monicatrequarti

Se dovessimo associarla a un atto creativo, Ingeborg Bachmann sarebbe una poesia, un racconto, un romanzo. Qualcosa che è raccontabile in pagine e pagine di fitta scrittura a macchina, conoscibile nei particolari, eppure mai del tutto esplicitabile.

Ingeborg Bachmann: chi era?

Ingeborg Bachmann è una delle più importanti voci della poesia tedesca del ‘900. Parte attiva del famoso Gruppo 47, fulcro dell’avanguardia letteraria tedesca formatosi nel secondo dopoguerra, è stata un’artista poliedrica e multiforme, a proprio agio nelle più disparate forme espressive: dalla poesia – Il tempo dilazionato (1953) e Invocazione all’Orsa Maggiore (1956) – , alla narrativa – Malina (1971), Tre Sentieri per il lago (1972), Il trentesimo anno (1962) – , alla saggistica e alla filosofia, passando per la produzione radiofonica. Tra i tanti radiodrammi, Il buon Dio di Manhattan (1961).

Una donna europea

Nata nel 1926 in una terra di mezzo, la Carinzia austriaca – crocevia di popolazioni mitteleuropee e italiane -, Ingeborg è una donna “europea” ante litteram: ha trascorso la vita spostandosi da un punto all’altro dell’Europa, soffermandosi per lunghi periodi in Italia. Dopo il suo periodo viennese, segue il suo amico Hans Werner Henze, un giovane musicista tedesco, a Ischia, meta idilliaca e ricca di un’aura poetica. Con Henze intrattiene una relazione intensa, artistica: dopo Ischia, i due si trasferiscono a Roma e poi a Napoli. Anche durante la successiva relazione con lo scrittore Max Frisch, pur vivendo in Svizzera, i due trascorrono spesso periodi in Italia: poi dopo la rottura nel 1963, Ingeborg si stabilisce definitivamente a Roma. L’Italia, e in particolare Roma, ha quindi significato molto nella costruzione della sua identità: una terra a cui ha dedicato tanta parte della sua produzione letteraria e in cui è prematuramente scomparsa, sola, un pomeriggio dell’autunno romano del 1973.

La letteratura come rifugio dell’anima

Ingeborg è entrata in empatia con ogni posto in cui ha vissuto e ogni luogo le ha donato qualcosa: un piccolo tassello da aggiungere alla sua sfaccettata identità, al suo senso critico, alla sua personale geografia di pensieri, emozioni, contraddizioni e poesia.

Ingeborg scopre prestissimo la letteratura come rifugio dell’anima: sin da giovanissima si immerge nella lettura e nella scrittura assidua di un diario, probabilmente come scudo contro gli sconvolgimenti terribili portati dagli anni del nazismo nel suo paese, nella sua famiglia, nei suoi affetti (il padre, insegnante e fervente nazista, abbraccia subito la causa del Führer). Il primo grande snodo esistenziale, che si svilupperà negli anni successivi nella sua scrittura, è infatti rappresentato dall’avvento delle truppe di Hitler e della guerra nel suo paesino natale, che sconvolgono la pacata vita bucolica che la dodicenne e sensibilissima Ingeborg viveva immersa nella natura della Carinzia.

 

Ingerborg Bachmann

Vienna e l’incontro con Paul Celan

Dopo la guerra, Ingeborg si trasferisce a Vienna, prendendo un po’ le distanze da quella famiglia in cui non si riconosce. Si laurea in legge e filosofia e inizia a lavorare come redattrice radiofonica. E proprio in quegli anni a Vienna avviene l’incontro che influenzerà tutta la sua vita, da tutti i punti di vista: personale, sentimentale, professionale e, soprattutto, poetico e letterario. Un giorno di primavera del 1948 Ingeborg incontra il già noto poeta Paul Celan, ebreo di Czernowitz sopravvissuto alla Shoah e alla distruzione della sua famiglia: un incontro che segna profondamente entrambi e che rappresenta un altro importantissimo nucleo poetico nella carriera artistica dei due giovani. Paul e Ingeborg trascorrono poche, intensissime settimane insieme: si innamorano, di un amore destinato a perdurare al tempo e allo spazio, un amore che mette radici profonde dentro di loro, nucleo segreto della loro arte.

I due poeti si ameranno infatti tutta la vita, come dimostra il carteggio – pubblicato solo postumo, la versione tedesca Herzzeit. Briefwechesel nel 2008, quella italiana per Nottetempo, Troviamo le parole, nel 2010 –  che i due hanno tenuto per vent’anni, dal trasferimento di Celan a Parigi sino alla fine, segnata dal suicidio di Celan nella Senna, schiacciato dal peso di un’esistenza da sopravvissuto all’orrore della distruzione totale dell’Olocausto.

Alla luce delle loro lettere, infatti, si riconoscono corrispondenze poetiche che ritornano, nel lavoro dell’uno e dell’altra. Si influenzano reciprocamente tutta la vita, a prescindere dall’evoluzione delle loro biografie che li porta ad allontanarsi, a prendere strade diverse, a sposarsi, ad avere figli (Celan con Gisèle Lestrange), ad amare altre donne e altri uomini, e vivere intensamente altre relazioni (come quella di Bachmann con Max Frisch).

Paul Celan e Ingeborg Bachmann sono stati in grado, tramite la poesia e le parole, di sopperire alle mancanze di una impossibile vita insieme: l’arte li ha legati, uniti da un filo invisibile, talmente forte da non poter essere spezzato neanche dalle più disparate vicende della vita.

[…]

noi ci guardiamo,
noi ci diciamo cose oscure,
noi ci amiamo come papavero e memoria,
noi dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio sanguigno della luna.
Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ci guardano:
è tempo che si sappia!
È tempo che la pietra accetti di fiorire,
che l’affanno abbia un cuore che batte.
È tempo che sia tempo.
È tempo.

 CORONA – PAUL CELAN

[…]

O amore, che le nostre scorze
rompesti, gettandole via, il nostro scudo,
la difesa del tempo e la ruggine brunita degli anni!
O dolori, che calpestaste il nostro amore,
il suo umido fuoco nelle parti sensibili!
Tra fumo e caligine, agonizzante, la fiamma si spegne in se stessa. […]

 CANTI LUNGO LA FUGA – INGEBORG  BACHMANN

 

Se la storia di Ingeborg Bachmann vi ha incuriosito, potete approfondirla ascoltando l’intero podcast (che trovate qui sotto) di Mis(S)conosciute, autrici anche di questo articolo.
Ascolta “Ingeborg Bachmann” su Spreaker.

Ingeborg Bachmann è la terza Miss protagonista del podcast Mis(S)conosciute – Scrittrici tra parentesi. Una “S” messa tra parentesi racconta il senso di questo podcast: puntare il riflettore sulle parole di scrittrici non troppo note dell’universo letterario contemporaneo.

Apriamo una parentesi che contenga quello sconosciuto angolo dell’immaginaria biblioteca della letteratura femminile per riscoprire insieme le Mis(s)conosciute autrici di storie, racconti, drammi e romanzi. Attraverso le loro storie vogliamo provare a puntare un riflettore su ciò che hanno detto e hanno ancora da dire, sperando di incuriosirvi abbastanza da andare a togliere le parentesi per leggerle, rileggerle, cercare un loro testo, sfogliare le loro pagine, ascoltare i loro pensieri.

Un podcast di Giulia Morelli, Maria Lucia Schito e Silvia Scognamiglio.

Credits sigla: SHIJO X

 

 

Blam

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