«Il caffè? Non lo bevo, lo uso per le mie illustrazioni». Storia di Vanessa Latartara, disegnatrice di Rivista Blam!

 «Il caffè? Non lo bevo, lo uso per le mie illustrazioni». Storia di Vanessa Latartara, disegnatrice di Rivista Blam!

Un amore per il caffè, non come bevanda ma come «ingrediente» per le sue ricette illustrate. Vanessa Latartara è la nuova illustratrice di Rivista Blam! che interpreterà visivamente i racconti di luglio della rivista. Ecco chi è e cosa fa.

 Chi è, cosa fa e dove vive.

Mi chiamo Vanessa Latartara, in arte Vanessa Venus, sono un’illustratrice, fumettista e graphic designer. Vivo a Macerata ma sono originaria di Sesto San Giovanni, provincia di Milano. Ho sempre amato le Marche e appena ho potuto mi sono trasferita.

Ci racconta il momento in cui ha deciso che il disegno sarebbe stato il suo lavoro?

Più che una decisione è stata una naturale conseguenza. La maggior parte di chi disegna lo fa praticamente da quando è nato e per me è stato lo stesso. Fin da piccolissima ho sempre avuto una predisposizione per il disegno. Soprattutto per i cartoni animati, da lì ho cominciato e non ho più smesso.

Come definirebbe il suo stile?

Camaleontico! Spazio tra molti stili a seconda di quello che devo realizzare. All’inizio devo dire che lo vivevo come un problema non avere uno stile definito, invece ora la trovo una liberazione. Mi aiuta a non incastrarmi troppo e a essere libera di sperimentare.

Che bambina è stata?

Molto fantasiosa (lo sono tutt’ora). Mi piaceva inventare storie e disegnarle. Mi lasciavo ispirare dai manga, dai cartoni animati, ma anche dai libri che leggevo.

Cosa c’è sul suo piano di lavoro?

La confusione più totale (ride, ndr.). Un sacco di pennelli e matite, un blocco grande di fogli e soprattutto il caffè che non bevo, ma che uso per le mie illustrazioni. Infatti, la base con cui lavoro in tradizionale è il caffè (vari tipi), in aggiunta matite e tempere/acrilici. Non mancano di certo computer e tavoletta grafica per i miei manga e le mie illustrazioni in digitale.

Come imposta il suo lavoro? Fa degli schizzi su un taccuino dopo un guizzo di ispirazione?

Quando si tratta di illustrare devo ammettere che di schizzi ne faccio davvero pochi. Ho già tutto in testa e vado diretta a disegnare. Faccio molta ricerca d’immagini e testi che mi aiutano a definire bene le idee che già ho e questo mi porta a disegnare fin da subito in maniera quasi definitiva. Invece quando creo personaggi per fumetti, lì di bozze ne faccio molte!

 Qual è la richiesta più strana che le hanno fatto?

Sicuramente in ambito grafico. Soprattutto per quanto riguarda i fotoritocchi. Più che strani erano impossibili vista la bassa qualità di partenza delle foto. Spesso scambiano i programmi grafici con quelli di magia.

Ci racconti brevemente i progetti a cui hai lavorato e di cui va fiera?

La mia primissima pubblicazione Le avventure della principessa Anna (Novalis, 2022) di Marco Mocenigo. È stato davvero soddisfacente, soprattutto perché Marco si è fidato e mi ha lasciato molto spazio nella realizzazione delle tavole. La sua contentezza è il risultato della fiducia che un autore dà all’illustratore scelto.

Se fosse un quadro famoso, quale sarebbe e perché?

Sicuramente Il bacio di Hayez. Mi ricordo ancora la sensazione che ho avuto guardandolo dal vivo quando ero piccola. Ero rimasta estasiata dai dettagli del vestito di lei, le luci, le pieghe dell’abito. Mi sembrava una foto! Davvero bellissimo.

Tre illustratori che l’hanno illuminata sulla via di Damasco…

Benjamin Lacombe (ho fatto la tesi su di lui), Rebecca Dautremer e Claudia Palmarucci che stimo e a cui devo molta della mia ispirazione.

Blam

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