“Tutto il mio folle amore” di Francesco Carofiglio. Storia d’amore e d’amicizia nella Bari del ’43

 “Tutto il mio folle amore” di Francesco Carofiglio. Storia d’amore e d’amicizia nella Bari del ’43

Dopo La stagione bella, Francesco Carofiglio torna nelle librerie con Tutto il mio folle amore, titolo attesissimo edito da Garzanti. Un romanzo tra Storia e finzione narrativa, che intreccia le vite di giovani protagonisti nella Bari della Seconda guerra mondiale. Cosa vuol dire crescere negli anni della guerra? I sogni di chi vive un presente incerto sono costantemente in bilico: resistere vuol dire anche proteggere quei sogni a ogni costo, e credere che un futuro migliore è ancora possibile.

Tutto il mio folle amore di Francesco Carofiglio: la trama del libro

Ispirandosi agli eventi realmente accaduti nel capoluogo pugliese nell’anno dell’armistizio, Carofiglio ci conduce nell’adolescenza di Alessandro Latorre, ricostruita dopo la sua morte dal nipote, attraverso i diari di quegli anni. È il luglio del 1943, quando un corteo di studenti scesi per le strade a festeggiare la caduta del regime fascista subisce una repressione senza precedenti. Tra questi, Alessandro e suo cugino Italo, tanto diversi quanto legati da un profondo affetto. Nei mesi seguenti, le loro esistenze si allontanano: il primo, coinvolto in un gruppo jazz clandestino e nella riorganizzazione della redazione di Radio Bari, il secondo, nelle difficili dinamiche familiari che lo porteranno a prendere una decisione difficile. Sullo sfondo, le strade baresi, il mare e la campagna della provincia, la vitalità politica e intellettuale che rappresenterà una spinta decisiva nella lotta di liberazione nazionale. Sarà proprio in Radio Bari – animata da personaggi di spessore internazionale, tra cui la scrittrice Alba de Céspedes – che Alessandro si innamorerà di Carolina, brillante studentessa di Lettere classiche. Mentre la guerra e la Resistenza infiammano il resto della penisola, gli eventi sembrano riprendere il loro corso naturale: sarà un drammatico imprevisto a scuotere ancora una volta le vite dei ragazzi, e a mettere a dura prova quei legami nati sotto il segno del conflitto.

Giovinezza, guerra e identità

Come accade già nel romanzo L’estate dell’incanto (Piemme, 2019), anche in Tutto il mio folle amore, Carofiglio rievoca una delle pagine più difficili del Novecento. In questa cornice agiscono Alessandro, Lallo, Carolina, Aurora e gli altri personaggi, nel tentativo di tornare a una parvenza di normalità: il jazz, lo sport, il fermento intellettuale intorno a Radio Bari, ma anche i segreti, gli amori e le delusioni che restano impresse. A ricostruire la loro storia è il nipote di Alessandro, e questo fa sì che si intreccino, all’inizio e alla fine della vicenda, due piani temporali molto distanti. Il passato dei protagonisti, e in modo particolare la loro giovinezza, diventa elemento cruciale per comprenderne l’identità: per quanto dolorosa, riviverla è l’unica via possibile per conoscersi e dare un senso a ciò che è stato. Sul suo diario, Alessandro scrive: «La mia vita era tutto un’ansia del segreto delle stelle, tutto un chinarsi sull’abisso». È così che la parabola dell’esistenza si svela al lettore: prima, un futuro tutto da scrivere ma con tante incognite; molti anni dopo, il protagonista guarderà indietro mosso non più dalla nostalgia, ma dalla consapevolezza di chi ha visto e vissuto e può, finalmente, fare pace con i fantasmi di una vita lontanissima e ancora vivida.

La scrittura di Francesco Carofiglio in Tutto il mio folle amore

La prosa di Carofiglio procede spedita e tocca punte di commovente lirismo attraverso il diario di Alessandro e nei momenti sospesi, senza mai allentare il ritmo narrativo. Dei protagonisti affiorano le inquietudini più intime, proprie di chi si affaccia alla vita adulta, accresciute da un contesto instabile:

«Le giornate passavano inutilmente e lo lasciavano inerme. Quell’esserci e non esserci, quella vaghezza, se li sarebbe portati dentro per tutta la vita».

Pur separati da circostanze e da scelte difficili, i personaggi di Carofiglio agiscono animati da una spinta affine. In questa prospettiva, il «folle amore», menzionato nel titolo del romanzo, non si riferisce soltanto alla figura di Carolina, ma è lo slancio vitale di queste giovani voci, la loro volontà di esistere che si afferma, inarrestabile, contro la distruzione dilagante.

A cura di Annateresa Mirabella

Blam

Articoli Correlati

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *