Tutti sono un numero, nel libro di Claudio Metallo l’amore per Napoli e non solo. Recensione

 Tutti sono un numero, nel libro di Claudio Metallo l’amore per Napoli e non solo. Recensione

«A pranzo si sbafarono un antipasto di pesce seguito da una fressurata di calamari sale e pepe e una zuppa di cozze fatta a regola d’arte con il pane bagnato con il poco del piccante che si chiamò due bottiglie di Falanghina ghiacciata del Sannio

Claudio Metallo è innamorato di Napoli. La ama di quell’amore assoluto e tenace di cui spesso danno prova quelli che a un luogo non appartengono per nascita, ma per scelta. È un amore felice, perché Napoli lo ricambia. Altrimenti Claudio Metallo non ne celebrerebbe le bellezze senza stancarsi (e senza stancarci):

«babà, pastiere, sfogliatielle ricce e frolle, […] casatielli, crocchè, frittatine, zeppole, panzerotti e pizze fritte con ricotta e scarola»

La Napoli dell’autore è un universo organolettico chiuso, composto di tante cellule (bar, friggitorie, pizzerie e ristoranti di pesce) ripetute senza un principio regolatore. È un mondo in cui si mangia, si beve, si fuma e si fotte e in cui il tatto e l’olfatto dominano sugli altri sensi. E come la città è al di là di qualsiasi ordine urbanistico, così chi ci vive è al di là di qualsiasi criterio morale: il desiderio crea il diritto, il desiderio del più forte ha la precedenza, va soddisfatto il più velocemente possibile e ogni ostacolo, sia pure una vita umana, va rimosso senza pensarci due volte.

Tutti sono un numero: la trama del libro di Claudio Metallo

Questo è il milieu in cui si muove Mimmo Tarsitano, il protagonista di Tutti sono un numero, pubblicato da CasaSirio Editore (2019). Come Claudio Metallo, il giovane Mimmo arriva dalla Calabria. Il padre, operaio all’Italsider di Bagnoli, non vuole che il figlio segua il cattivo esempio degli zii, uno guaritore ciarlatano e l’altro contrabbandiere, e lo mette a lavorare in una pizzeria. Ma Mimmo non è fatto per la fatica, vuole i soldi, tanti e subito, ed è disposto a tutto. Mentre il padre si spegne per un tumore ai polmoni, è lo zio guaritore ad avviare Mimmo sulla strada della truffa e dell’usura. E noi seguiamo la sua irresistibile ascesa, che lo porta dalla conduzione di un programma in una piccola televisione privata, al grande business della speculazione edilizia. Dalla Napoli dei vicoli, dei bassi, dei fritti e delle cozze crude con un poco di limone, a quella degli architetti con due o tre cognomi, dove non si mangia, si è ricevuti in studi in cui non si fuma, e si viaggia in automobili che non fanno rumore. E noi rimaniamo con la nostalgia dell’odore della ricotta e dei canditi e dei cartocci di zeppole e panzerotti. Con la nostalgia di una Napoli spietata, ma succulenta e il desiderio di toccarla, di odorarla e di viverla a cento all’ora.

«Pisciò, stese una generosa riga sul coperchio del water e via tutta su per il naso in un colpo che pareva Il ritorno di Ringo

La scrittura di Claudio Metallo

Claudio Metallo, con questo libro, lascia che la sua opera sia l’unica protagonista. In Tutti sono un numero di lui non c’è traccia. Resiste alle tentazioni autoriali, didattiche e moralistiche, non assume pose impegnate, non ci mostra la fatica di scrivere. Quello che fa è raccontarci una storia. Ed è proprio questo ciò che si apprezza della sua scrittura.

Si mette in disparte e lascia che siano le identità dei personaggi a parlare.  L’occhio narrante principale è quello del vice-narratore, Mimmo, ma di tanto in tanto il racconto passa nelle mani di un altro personaggio.

È come se Metallo avesse raccolto chiacchiere ascoltate al mercato o in rosticceria, e in scioltezza, per divertirsi (e per divertirci), le avesse poi composte in un discorso indiretto libero, colorito di dialetto. Come se anche nella tecnica narrativa ci avesse messo Napoli e il suo folklore.

Flavio Villani

 

Blam

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