Super Sapiens di Isidoro Malvarosa: un cortocircuito tra fantascienza e realtà. Recensione libro

 Super Sapiens di Isidoro Malvarosa: un cortocircuito tra fantascienza e realtà. Recensione libro

La quarantena ci ha fatto diventare matti, ma le parole hanno da sempre un potere salvifico e ci aiutano a stare meglio. Le parole contenute nei libri ci accarezzano e ci prendono per mano, nei momenti bui e in quelli di luce. Non chiedono nulla in cambio se non una manciata di immaginazione.

Leggere è per tutti noi un esercizio di immaginazione straordinario e Super-Sapiens di Isidoro Malvarosa è proprio uno di quei libri che attivano la nostra parte più creativa e fantasiosa, quella che ha bisogno di volare e che nei giorni di reclusione forzata abbiamo sentito venir meno. In Super-Sapiens il nostro volo decolla con la citazione di Buzzati che apre il romanzo:

«Le storie che si scriveranno, i quadri che dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze e incomprensibili cose che tu dici, saranno sempre la punta massima dell’uomo, la sua autentica bandiera […] quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie, non importa se supremamente inutili, forse anzi proprio per questo. Più ancora dell’atomica, dello sputnik, dei razzi intersiderali. E il giorno in cui quelle idiozie non si faranno più, gli uomini saranno diventati dei nudi miserabili vermi come ai tempi delle caverne.»

Super Sapiens: la trama del libro di Isidoro Malvarosa

Il romanzo di Malvarosa è un viaggio in un mondo alieno che parte dall’indice. Qui si alternano titoli come “GluGluGlu” e “Devo fare un capitolo per descrivere gli alieni che hanno conquistato il mondo” che ci fanno comprendere che dobbiamo allacciare le cinture e prepararci a immaginare mondi straordinari.

Questa è la storia di un’invasione aliena, ma non è la classica avventura di fantascienza. Non ci sono, tanto per capirci, descrizioni di navicelle spaziali o di combattimenti con spade laser. Quello che l’autore vuole analizzare è la reazione umana davanti a uno sbarco alieno.

Perdita del potere, stravolgimento dello stile di vita, e lui, François – il protagonista del romanzo – che si ritrova di colpo a passare da uomo comune a unico umano ammesso alla corte dei Su-Sa.

È lui, infatti, a essere stato nominato come rappresentante degli umani presso i nuovi dominatori della Terra. La storia di François diventa un racconto appassionato che passa quasi subito dal fantascientifico al filosofico, per trattare poi tematiche politiche e sociali.

Tra le pagine di Super-Sapiens nasce un futuro fantastico

Dietro una trama classicamente fantascientifica si intreccia la storia di François, che si ritrova all’improvviso senza potere. E dopo un iniziale momento di smarrimento capisce quanta bellezza ci sia nella libertà. L’invasione aliena è quindi solo un pretesto per parlare dell’uomo e delle sue fragilità. Ed è proprio da lì che parte la riflessione che scuote il protagonista (e tutti noi lettori) portandolo a ragionare sulla questione.

Un libro in cui la fantascienza diventa filosofia, poi politica, poi sociologia. Fa ridere, sognare e riflettere.

 

«Il giorno in cui gli alieni invasero la Terra lo ricordo ancora. Ero nel bel mezzo di un bus doppio. Uno di quelli che si allungano e restringono a ogni curva, come una fisarmonica.

Stazionavo bellamente al centro del mantice gommoso. Ricordo nitide le mie riflessioni sulla condotta umana. Se quello che l’uomo stesse facendo all’umanità fosse giusto. Se fosse corretto lo status quo attuale, se la vita nella città non fosse poi troppo frenetica e stressante.

Se non fosse il momento giusto di cambiare mestiere. Una volta per tutte.

“Oggi sarei morto volentieri”, pensai un attimo prima di sentire quel terribile fragore.

Oggi non mi è chiaro come io sia riuscito a salvarmi, a sopravvivere. Fu sicuramente il mantice a proteggermi, il rimbalzo contro le sue pareti morbide. Mi risvegliai che l’obliteratrice era fredda da un pezzo. Vidi questo individuo altissimo e robusto venirmi incontro. Pensai alla mia classica battuta: amico, ti darei la vita, ma non il mio posto in piedi sul bus. La stessa – ripetuta a mente – a ogni fermata.»

Blam

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