Quel che affidiamo al vento: il libro di Laura Imai Messina che cura il dolore. Recensione

 Quel che affidiamo al vento: il libro di Laura Imai Messina che cura il dolore. Recensione

Quel che affidiamo al vento e il Telefono di Bell Gardia: la trama

L’11 marzo 2011 il Giappone viene colpito da un violento tsunami che spazza via tutto. Che spazza via vite. Yui perde sua figlia e sua madre, Takeshi perde sua moglie. Yui è una trentenne, conduttrice radiofonica, rimasta sola, che affronta la vista del mare con una barretta di cioccolato per calmare la nausea e il ricordo del dolore, e il dolore di quella distesa d’acqua che la riconnette alla tragedia. Takeshi è un medico di Tokyo rimasto vedovo con la sua bambina di tre anni che, dal giorno della scomparsa della madre, non proferisce più parola.

Yui, un giorno, scopre l’esistenza del Telefono del Vento, una cabina bianca immersa nel giardino giapponese di Bell Gardia sulla Montagna della Balena con un telefono nero rotativo non collegato che non squillerà mai, che non connetterà mai due persone da un capo all’altro del filo, ma lo farà grazie al vento.

Suzuki-san è l’uomo che ha costruito quel luogo (che esiste realmente) per dare la possibilità, a chi vuole, di poter fare una telefonata immaginaria a parenti, conoscenti, amici defunti e chiacchierare con loro. Un luogo fisico per curare il dolore, per superare un lutto, per dire quelle parole mai dette.

Quando Yui comincia a frequentarlo, conosce Takeshi. Tra i due nasce una conoscenza intima che, nei lunghi viaggi in auto per raggiungere il posto, li porta ad affrontare insieme il dolore per la perdita. Ma quando un tifone minaccia di distruggere Bell Gardia, Yui prova a salvarlo.

Una storia di lotta e rinascita

Quel che affidiamo al vento, uscito per Piemme il 14 gennaio, è il nuovo romanzo di Laura Imai Messina che, come sempre, ci porta nella delicata cultura giapponese. E questa volta lo fa costruendo una storia di resilienza e dolore, di lotta e rinascita.

Attraverso la storia di Yui e Takeshi si fa un viaggio all’interno della nostra vita, dei ricordi delle persone care sfiorando qualche leggero quesito intimo e personale: ma cosa direi io a quel telefono? Con chi parlerei?

Il romanzo, dalla narrazione educata e discreta, non parla di morte se non per giustificare i comportamenti dei protagonisti, ma ci racconta la vita, le esistenze di quelli che affrontano il dolore della perdita. Ci narra delle storie, in un corso naturale di eventi, che è solo un inno alla rinascita, alla presa di coscienza, che non sfocia in una triste rassegnazione, ma nella valorizzazione dei cambiamenti, quelli giusti, quelli fatti con i tempi che occorrono.

Una narrazione profonda e delicata

La scrittura di Laura Imai Messina è dolce, riguardosa, delicata, rafforzata da frasi e parole da appuntare o sottolineare, che aprono il cuore e l’anima a nuove prospettive.

È capace di raccontare l’amore, la storia di un innamoramento con gentilezza, senza mai descrivere baci o approcci fisici passionali, tranne quando si tratta di abbracci o sguardi che non rappresentano altro che cura e supporto. E ti fa scoprire quanto l’amore possa avere varie forme, quanto va coltivato, curato, e che ogni emozione non è uguale alle altre. Dipende dalle persone. Dipende dalle vite. Uno spettro amoroso declinato in varie forme (anche quella tra madre e figlio) che in quello di Takeshi e Yui è sensibile, nato con i tempi necessari e calcolando la giusta distanza.

«L’amore è come la terapia, funziona solo quando ci credi». «Ma soprattutto» gli fece eco lei «solo quando ti senti provo a lavorarci.»”.

Se dovessimo dare una definizione di questo libro, diremmo che rappresenta la cura al dolore. A qualsiasi tipo di dolore che implichi un distacco: un lutto, la fine di una storia d’amore, la fine di un’amicizia. E ogni lettore, che abbia o meno delle persone volate via a cui pensare, può fare sua questa storia semplicemente pensando a un proprio distacco, che non sia, per l’appunto, semplicemente il lutto.

“In fondo era quanto ci si augurava per tutti, che un posto dove curare il dolore e rimarginarsi la vita ognuno se lo fabbricasse da sé, in un luogo che ognuno individua diverso”.

Può essere un telefono non collegato, può essere un altarino dentro casa, possono essere il proprio cuore e i propri ricordi.

a cura di Antonella Dilorenzo

      • Titolo: Quel che affidiamo al vento
      • Autore: Laura Imai Messina
      • Editore: Piemme
      • Pagine: 256
      • Prezzo di copertina: 17, 50 euro
      • Prezzo e-book: 9,99 euro
      • Anno di uscita: 2020

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Antonella Dilorenzo

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