«Che cosa fa la gente tutto il giorno?», nel suo nuovo libro Peter Cameron risponde alla domanda che ci facciamo tutti. Recensione

 «Che cosa fa la gente tutto il giorno?», nel suo nuovo libro Peter Cameron risponde alla domanda che ci facciamo tutti. Recensione

Conosciuto dai lettori italiani per i romanzi come Un giorno questo dolore ti sarà utile (Adelphi, 2007), Coral Glyn (Adelphi, 2012) e Cose che succedono la notte (Adelphi, 2020), Peter Cameron torna in libreria con Che cosa fa la gente tutto il giorno?, una raccolta di dodici racconti uscita ancora una volta per Adelphi (2023), nella traduzione di Giuseppina Oneto.

In queste storie – già comparse tra gli anni Ottanta e il 2014 su alcune riviste letterarie americane – Cameron racconta i momenti di smarrimento e transizione affrontati da persone diverse per genere, età, provenienza ed estrazione sociale, offrendo così una possibile risposta all’interrogativo posto dal titolo della raccolta.

Che cosa fa la gente tutto il giorno? di Peter Cameron: la trama del libro

I dodici racconti di Che cosa fa la gente tutto il giorno? sono fotografie di vite ordinarie che ritraggono personaggi intenti ad affrontare i loro piccoli problemi quotidiani.

Ci sono donne che si ritrovano senza una casa né l’affetto di una famiglia come Elaine e l’anziana Miss Alice Paul; ci sono altre donne che affrontano la solitudine isolandosi dal mondo, come Jane, o cercando conforto in una relazione con un uomo sposato, come Topsy Hatter. Ci sono famiglie perbene che affrontano i pregiudizi e le critiche della società e famiglie disfunzionali dove sono i bambini a prendersi cura degli adulti.

C’è un ragazzo che trascorre le vacanze con i genitori a casa dello zio e del suo amante e c’è Freddie che, non riconoscendosi più allo specchio, si fa tagliare i capelli da una collega al lavoro. C’è un uomo che preferisce far credere alla moglie, allergica ai cani, di avere una relazione segreta piuttosto che rivelarle di aver nascosto una cagnolina nel ripostiglio. E ancora ci sono due ex fidanzati che provano a rimanere amici, una coppia che seduta al tavolo di un fast food programma la fine di una relazione e due amici che si ritrovano per sgomberare casa, ma non hanno la forza di salutarsi per l’ultima volta.

Vite in bilico tra quotidianità e desiderio di cambiare

«Penso che ci sentissimo tutti in quel modo: rinchiusi in gabbia e sconnessi, inutili e soffocati. Era anche un’estate caldissima in quella città industriale delle pianure, e per giorni e giorni e notti e notti non tirava un filo d’aria, le tende pendevano abbattute alle finestre come bandiere di un esercito sconfitto».

Le donne e gli uomini protagonisti di questa raccolta sono colti in situazioni di crisi e di rottura di fronte alle quali mostrano tutta la loro inadeguatezza. Sono alla ricerca di sé stessi e sentono la necessità di cambiare la propria vita per trovare la loro vera identità, ma allo stesso tempo hanno paura delle conseguenze che potrebbero avere le loro scelte. Rimangono così in un perenne stato di transizione e, malinconici, cercano rifugio nelle relazioni umane. Sono però frenati da una difficoltà comunicativa che li porta a complicare i loro rapporti personali e a chiudersi ancora di più nella loro solitudine.

Che cosa fa, quindi, la gente tutto il giorno? Semplicemente vive, si concentra sul quotidiano per non dover fare i conti con le proprie fragilità per non pensare alla distanza incolmabile che separa la vita immaginata dalla realtà affrontata ogni giorno.

La scrittura di Peter Cameron in Che cosa fa la gente tutto il giorno?

Nei racconti di Che cosa fa la gente tutto il giorno?, scritti nell’arco di circa trent’anni, Cameron sperimenta diverse forme narrative, giocando anzitutto con il narratore che è ora la prima persona interna, ora la terza persona onnisciente. Con una prosa misurata e frammentaria, caratterizzata da una grande cura per i dialoghi, conduce il lettore nel cuore della storia per poi cambiare improvvisamente prospettiva, creando atmosfere rarefatte che culminano in finali sospesi e disponibili alle più diverse interpretazioni.

A cura di Francesca Cocchi

Blam

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