Permafrost: recensione del libro di Eva Baltasar. Sesso, morte e humor nero

 Permafrost: recensione del libro di Eva Baltasar. Sesso, morte e humor nero

Quanti sono i modi per suicidarsi? Lanciarsi sotto un treno, buttarsi dal balcone, impiccarsi, avvelenarsi. Le fantasie mentali ci porterebbero sino alle intenzioni più nascoste della mente umana. Lo sa bene la protagonista di Permafrost, il romanzo d’esordio della poetessa catalana Eva Baltasar uscito in Italia per Nottetempo.

Permafrost di Eva Baltasar: la trama

La quarantenne in questione è una donna sui generis, malata di sesso, che divora libri, fa l’affitta camera, appassionata di arte e dal senso spiccato dell’umorismo – tendente spesso allo humor nero –; che cerca in tutti i modi di difendersi dal suo mondo con cui si scontra, dal quale viene inglobata, che rifiuta, che accetta, forse solo quando si tratta d’amore. Solo se si tratta di Roxenne – anche se troppo amore la uccide – o di Claudia, sua nipote.
Figlia di genitori oppressivi che forse non l’hanno mai capita, e sorella di una donna perfetta con casa, marito, figli e con lo sguardo che non va oltre il suo naso, la protagonista del romanzo della Baltasar si nasconde dietro uno strato che scherma lei dal resto del mondo. E questo strato, come il permafrost – il terreno perennemente ghiacciato delle zone dell’estremo nord – sarà la base solida su cui appoggiare la sua inedia di emozioni e difendersi dall’altro.

Permafrost e la sua intimità

Permafrost è un monologo interiore che non risparmia nessun dettaglio. Scende nell’intimo della vagina femminile, esplora i pensieri più reconditi e sconosciuti della morte e porta sullo strato superficiale del permafrost le ansie, la consapevolezza che la vita può fare schifo e che non ti offre nessuna possibilità se vuoi voltarle le spalle e fare come la testa ti dice.
Un libro diretto, un appuntamento con la coscienza di una donna che scava dentro se stessa raccontando anche le sue prime masturbazioni, i suoi primi amori omosessuali, l’odio per i genitori e la svogliatezza di vivere.
Un’ottima prova di sole 158 pagine per la poetessa catalana passata per la prima volta a una prosa schietta, intima, verace, mordente che non lascia spazio alle lagne della vita. Ma, poi, quel permafrost si scongelerà mai?

Qui trovate la pagina di Nottetempo dedicata al libro

Antonella Dilorenzo

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