Cosa succede quando le gabbie emotive ci intrappolano nei nostri traumi? Marabbecca è il nuovo romanzo di Viola Di Grado

 Cosa succede quando le gabbie emotive ci intrappolano nei nostri traumi? Marabbecca è il nuovo romanzo di Viola Di Grado

Viola Di Grado, vincitrice del premio Campiello Opera Prima nel 2011 con Settanta acrilico trenta lana (Edizioni e/o, 2011) e autrice di molteplici opere tradotte in diverse lingue, è tornata in libreria con Marabbecca (La nave di Teseo, 2024). Un romanzo che prende il titolo dal nome di una creatura della tradizione siciliana: la «marabbecca», una figura leggendaria dalle sembianze femminili che si nasconde nei pozzi, pronta a trascinare nell’oscurità chiunque osi avvicinarsi. Attraverso il racconto della vorticosa relazione che unisce Clotilde, Igor e Angelica in una Sicilia cupa e oppressa dall’afa, la marabbecca compie un’indagine psicoanalitica sull’inconscio umano, sulla fenomenologia del male e sui rapporti di potere.

Marabbecca di Viola Di Grado: la trama del libro

Clotilde e Igor stanno insieme da tre anni quando, in un pomeriggio di fine estate, lei decide di chiudere la loro relazione tra gli scaffali di un piccolo e sudicio supermercato. Mentre viaggiano verso casa, sul lungomare di Catania, un incidente dauto li catapulta fuori strada: lei subisce ferite al braccio, mentre lui finisce in coma.

Durante il periodo di convalescenza nella stanza di una clinica privata, Clotilde riflette sulla sua relazione con Igor, un uomo violento e manipolatore che lha trasformata in una «fidanzata docile e premurosa». Spera che Igor non riprenda più conoscenza. Un giorno, inaspettatamente, riceve la visita di Angelica, la ragazza che ha causato lincidente. Clotilde rimane affascinata dalla presenza radiosa di questa giovane studentessa di Ornitologia e inizia a credere che sia possibile iniziare una nuova vita dimenticandosi del passato. Tuttavia, il risveglio di Igor dal coma mette fine a questo sogno.

Igor ha subito una forte lesione cerebrale che lo ha reso un bambino bisognoso di attenzioni, ma non lo ha privato della sua indole violenta. Clotilde, travolta dai sensi di colpa e da un nuovo amore per quell’uomo così fragile e indifeso, decide di portarlo a vivere con lei nella casa di Angelica.

Mentre tentano di costruire una nuova routine per la loro vita insieme, la marabbecca che si nasconde dentro Clotilde trascinerà Angelica e Igor nell’oscurità.

Le fenomenologia della violenza tra gabbie mentali e traumi passati

«La violenza di un essere che non è cosciente di fare violenza è comunque violenza? Aveva una colpa, Igor, nella sua semplicità animale, o la colpa era solo mia, che lo avevo accolto nella nostra casa, nella nostra vita?».

In Marabbecca, i protagonisti sono imprigionati nelle loro gabbie che usano per rifugiarsi, incapaci di superare i limiti creati dalle loro stesse menti o dai confini geografici di unisola «da cui chi ti ama ti dice di scappare». Clotilde, Igor e Angelica bramano la libertà, ma allo stesso tempo non hanno il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Per loro è più semplice lasciarsi trainare da un dolore che affonda le sue radici nei traumi del passato, come ad esempio, l’assenza di amore tra i genitori o la morte improvvisa di un padre. Questa sofferenza si tramuta in violenza. Anche la stessa Clotilde, vittima prima delle manipolazioni di Igor e poi del fascino di Angelica, si rivelerà una marabbecca, «una donna fatta di buio, che dal buio emerge per trasformare in buio anche te».

La scrittura di Viola Di Grado in Marabbecca

La prosa magnetica e la lingua tagliente di Viola Di Grado rendono Marabbecca un romanzo ipnotico che assume la forma di un sogno lucido, in cui i personaggi si muovono sullo sfondo di una Sicilia violenta e popolata da figure mitologiche. La narrazione, che ingabbia il lettore in un climax crescente di inquietudine e oppressione, procede attraverso i flashback e le contraddizioni di Clotilde, un io narrante inaffidabile che manovra la verità, trasforma i ricordi e altera di continuo la realtà dei fatti per mentire agli altri, ma soprattutto a sé stessa. 

 «E ho mentito. Ho mentito. Ho mentito più che potevo. Mentire ti allontana dalle cose che non puoi salvare». 

 

A cura di Francesca Cocchi

Blam

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