Cecilia Sala, nel nuovo libro L’incendio, racconta cosa vuole tutta la «generazione perduta» dall’Ucraina all’Iran

 Cecilia Sala, nel nuovo libro L’incendio, racconta cosa vuole tutta la «generazione perduta» dall’Ucraina all’Iran

Cecilia Sala, giornalista per «Il Foglio» e autrice di Stories, podcast quotidiano di Chora Media, è la prima inviata podcaster in aree di crisi. Negli ultimi tre anni ha viaggiato in Iran, Ucraina e Afghanistan documentando incontri, fatti e conversazioni che hanno come protagonista una sola generazione, quella dei ventenni. L’incendio (Mondadori, 2023) è un reportage corale che parte dalle storie personali di questi ragazzi e ragazze per poi, seguendone lo sguardo, ampliare il racconto al contesto geopolitico in cui sono scoppiate proteste, guerre e ribellioni.

L’incendio di Cecilia Sala: la trama del libro

In Iran, la «generazione perduta», con cui la Repubblica islamica non sa più comunicare, è la prima a scendere in piazza per protestare contro la polizia religiosa all’annuncio della morte di Mahsa Amini, una ragazza di 23 anni arrestata perché non indossava il velo come imposto dalla legge. È la generazione di Forouzan, che studia Elettronica e il velo non l’ha mai indossato, e di Assim, che sta per laurearsi in Ingegneria aerospaziale, ma non vuole passare la sua vita a «buttare bombe su giganteschi modellini di siti militari israeliani». È anche la generazione di Nabila, atleta di kick boxing a livello agonistico, lesbica e conservatrice, che crede non sia giusto imporre il velo con la violenza e ritiene che l’uccisione di Mahsa Amini sia «un’onta collettiva e una enormità contro Dio».

A fine gennaio 2022, in Ucraina, la generazione d’oro che nel 2014 ha condotto l’ultima rivoluzione riuscita d’Europa è pronta a imbracciare le armi per combattere una guerra iniziata ben prima che l’Occidente se ne accorgesse. Tra i giovani che si offrono volontari per essere arruolati ci sono Kateryna, una modella che ha viaggiato per l’Europa e non vuole vivere secondo le regole dettate da Vladimir Putin, e Roman Ratushny, uno dei protagonisti delle proteste filoeuropeiste di Euromaidan nel 2013. Nelle fila dell’esercito, ci sono i cittadini più intelligenti, i più generosi, i più coraggiosi, tanto che molti ucraini credono «che Putin perderà, ma la sua vittoria sarà aver tolto a un Paese che odia i suoi cittadini migliori».

In Afghanistan, la generazione cresciuta dopo la cacciata dei talebani nel 2001 ha immaginato un futuro incompatibile con i dettami imposti dai fondamentalisti. Quando nell’agosto del 2021 i talebani entrano a Kabul, Zafira, che a 24 anni era la più giovane sindaca del Paese, sa che il suo stile di vita non sarà mai tollerato dal regime islamico. Private del loro lavoro e costrette a indossare il burqa, le donne afghane hanno organizzato una silenziosa resistenza solidale e hanno avuto la forza di scendere in piazza per protestare al grido di «Donna, Vita, Libertà» contro la morte di Mahsa Amini.

Una generazione «che tra quelle fiamme sta diventando grande»

Cecilia Sala racconta «tre incendi che bruciano nel mondo» attraverso storie personali di ragazzi e ragazze che si sono trovati ad avere un ruolo di primo piano in un momento di crisi del loro Paese. Il loro sguardo, onesto e disincantato, offre una prospettiva inedita sui conflitti e mostra le contraddizioni di una realtà che risulta più complessa di quanto possa emergere dai titoli di cronaca. Ad esempio, in Iran, gli under 35 rappresentano il 70% della popolazione e, essendo stati esclusi dal tradizionale sistema economico del regime, hanno creato una nuova economia che permette loro di non dipendere dagli ayatollah. Inoltre, nelle università iraniane, la maggior parte dei laureati nelle discipline Stem sono donne che vivono con uno stile di vita vicino a quello occidentale. E ancora, le storie dei giovani ucraini ci parlano di una generazione che non apprezzava Zelensky come comico e quasi mai gli ha dato il suo voto, perché lo riteneva un «megalomane approssimativo» che non conosceva nulla della Storia dell’Ucraina e dei suoi rapporti con la Russia. In Afghanistan, invece, c’è una fiorente industria cinematografica e la televisione locale trasmette il cartone Burka Avenger in cui una ragazzina, grazie al suo burqa, diventa invisibile e può così combattere contro un politico locale che vuole far chiudere la scuola.

La scrittura di Cecilia Sala in L’incendio

Quello che colpisce di più della scrittura di Cecilia Sala in questo reportage è la capacità di adottare un punto di vista neutrale, lasciando che i fatti siano raccontati dai giovani incontrati durante i suoi viaggi in Iran, in Ucraina e in Afghanistan. Il racconto di storie personali si alterna a capitoli che, ricorrendo anche a rimandi a fonti giornalistiche e saggistiche, offrono un approfondimento sul contesto geopolitico di questi tre Paesi. Anche in queste sezioni più teoriche, la sintassi risulta scorrevole e, con frasi brevi e un andamento paratattico, ricalca lo stile della narrazione orale, precisa e coinvolgente, che Cecilia Sala adotta per i suoi podcast.

 

A cura di Francesca Cocchi

 

Blam

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