La storia riscoperta di Emilia Luti, editor segreta di Manzoni in La correttrice di Emanuela Fontana. Recensione

 La storia riscoperta di Emilia Luti, editor segreta di Manzoni in La correttrice di Emanuela Fontana. Recensione

La correttrice. L’editor segreta di Alessandro Manzoni (Mondadori, 2023) è l’ultimo libro di Emanuela Fontana, insegnante, giornalista e guida escursionistica già autrice dell’opera Il respiro degli angeli. Vita fragile e libera di Antonio Vivaldi (Mondadori, 2021).

La correttrice, romanzo storico pubblicato nella ricorrenza dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, racconta la storia a lungo rimasta nascosta di Emilia Luti (Firenze, 1815 – Milano, 1882), la bambinaia fiorentina che aiutò Manzoni nella «risciacquatura dei cenci in Arno» per la realizzazione della Quarantana, l’edizione di I promessi sposi basata sulla lingua correntemente parlata a Firenze.

La correttrice di Emanuela Fontana: la trama del libro

Emilia Luti è una giovane fiorentina orfana di padre che, per mantenere la madre e le sorelle minori, lavora come bambinaia e aiutante bibliotecaria presso la casa della nobile famiglia Vieusseux. Nell’ottobre del 1838, nel Gabinetto letterario diretto da Giovan Pietro Vieusseux, Emilia incontra Massimo d’Azeglio, genero di Alessandro Manzoni, che rimane colpito dalla sua schiettezza e dal suo parlare fiorentino tanto da proporle di trasferirsi a Milano per diventare istitutrice di Rina, la figlia avuta dal primo matrimonio con Giulietta Manzoni.

Inizialmente titubante nel lasciare l’amata Firenze, la famiglia e il promesso sposo Fulvio, Emilia decide di seguire d’Azeglio a Milano dove fin da subito il suo fiorentino purissimo suscita grande curiosità e attira le attenzioni dello stesso don Alessandro. Manzoni, non appagato dal successo del suo ultimo romanzo, I promessi sposi, vuole riscrivere il romanzo nel fiorentino di uso comune in quell’epoca e pubblicarlo in una nuova edizione illustrata, scritta in una lingua «comprensibile a tutti, ricca di vocaboli e viva». Attraverso alcuni bigliettini, inizia quindi a sottoporre a Emilia i suoi dubbi linguistici scoprendo nella bambinaia fiorentina una guida indispensabile per portare a termine la revisione del romanzo.

Nello studio della casa milanese e nella villa della campagna brusugliese, durante le ore trascorse insieme, le storie di Lucia e Renzo, di Don Abbondio e Fra Cristoforo, tra Alessandro ed Emilia nascerà una complicità intima che li porterà a condividere segreti e paure.

Una duplice ricerca tra figure femminili e l’importanza della lingua

Lo studio dei bigliettini inviati da Manzoni e la ricerca di riferimenti alla bambinaia fiorentina in lettere e documenti legati allo scrittore hanno permesso a Emanuela Fontana di ricostruire il fondamentale ruolo ricoperto da Emilia Luti nella realizzazione della seconda edizione del romanzo manzoniano. Il libro di Fontana ha, fra gli altri, la capacità di dare, a figure femminili apparentemente secondarie, lo spazio meritato, e di rappresentare le diverse forme di emancipazione dei personaggi: dall’ironica e decisa donna Giulia Beccaria, che amministra casa Manzoni, a Giovanna, madre di Emilia e donna istruita, capace di aiutare la figlia nel trovare il termine più adatto da suggerire a don Alessandro; senza dimenticare le seconde mogli Teresa e Luisa, che non si lasciano sopraffare dal ricordo delle prime nozze di Manzoni e d’Azeglio.

La ricerca condotta dall’autrice ha interessato anche la figura dello stesso Manzoni che nel romanzo è raccontato come un uomo affetto da una leggera balbuzie, tormentato da un’angosciante indecisione e ossessionato dalla necessità di dare vita a una lingua italiana, comprensibile a tutti. Uno sforzo linguistico mosso dall’ideale politico di vedere l’Italia come nazione unita e libera dalla dominazione straniera.

La scrittura di Emanuela Fontana in La correttrice

Il romanzo, narrato in terza persona, si caratterizza per una prosa scorrevole, fatta di descrizioni accurate, precise alle quali si alternano dialoghi sporcati dal fiorentino di Emilia e dalle inflessioni del dialetto milanese parlato invece da Manzoni e dalla sua famiglia. Negli stessi dialoghi è possibile leggere l’evoluzione linguistica di I promessi sposi, e il passaggio dalla prima edizione, la Ventisettana, alla seconda, la Quarantana, è segnalato da una forma del testo ibrida e ancora in evoluzione.

 

A cura di Francesca Cocchi

Blam

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