La montagna dei gatti di Ferdinand Grimm: storie dal fratello Grimm che non conoscevamo. Recensione

 La montagna dei gatti di Ferdinand Grimm: storie dal fratello Grimm che non conoscevamo. Recensione

Edite per la prima volta in Italia, le fiabe e le leggende contenute in La montagna dei gatti (L’orma editore, 2023) furono redatte da Ferdinand Grimm – quinto e dimenticato dei fratelli che saldarono il loro cognome all’universo fiabesco –, nello stesso clima di grande recupero nazionalistico della tradizione nel quale vennero compilate anche le raccolte dei Grimm maggiori. Il lavoro di Ferdinand, però, con tutte le sue peculiarità, meritava di essere inquadrato al di fuori del mero confronto con l’esperienza letteraria dei fratelli e, come mai avvenne quando era in vita, con il suo nome e cognome in copertina.

La montagna dei gatti di Ferdinand Grimm: contenuto e trama del libro

L’antologia pubblicata da L’orma editore contiene venti testi, tra fiabe e leggende, provenienti da tre differenti raccolte curate da Ferdinand Grimm, e da alcuni scritti postumi.

Nel 1820, sotto lo pseudonimo di Lothar, pubblicò le Leggende e fiabe popolari tedesche e straniere, un volume costituito da testi da lui redatti a partire da testimonianze orali dirette, o estrapolati da antiche opere divenute quasi irreperibili. Da quest’opera, leggiamo nella versione italiana otto fiabe, crudeli, inquietanti ma a tratti anche spassose; le popolano re, maghi, nani, cavalieri e giganti, e poi spettri senza requie e persino il diavolo in persona: quasi mai riservano al lettore un lieto fine. Spiccano per vivacità le figure di maghi e truffatori che, grazie alla loro astuzia, non vengono mai puniti per la loro empietà o per i loro scherzi (Il mago; L’arcifurfante), come invece accade puntualmente a chi non riserva gentilezza ai nani (Il nano dalla cappa magica) o a chi non è capace di frenare la propria curiosità (Il castello di Lusignano).

Qualche anno più tardi, e sempre sotto pseudonimo, Grimm pubblica le Leggende popolari tedesche: si tratta di 165 leggende presentate, grazie a una brillante intuizione dello stesso Ferdinand, nella veste editoriale di «guida fiabistica» per i viaggiatori. Tra i testi presenti nella raccolta italiana, troviamo quello dedicato alla «montagna dei gatti» che dà il titolo al volume. Trattandosi di leggende, ricorrono qui in particolar modo riferimenti precisi alla toponomastica e alla geografia tedesche, frutto anche della conoscenza diretta coltivata grazie allo spirito avventuroso dell’autore.

Un anno dopo la morte di Ferdinand, un certo B. fece pubblicare per suo conto il volume Fiabe di monti e castelli: si tratta di sette racconti più lunghi che furono finalmente apprezzati dalla critica del tempo per il loro «alto valore poetico».

«Di tanto in tanto le abitanti del lago lasciano la loro dimora per visitare i bonari e miti contadini dei villaggi limitrofi […]. Trovano diletto nelle placide notti estive, quando sulla Terra tutto s’acquieta e una falce di luna pende melanconica in cielo rischiarando morbidi prati di erba odorosa».

Ne leggiamo tre storie di particolare eleganza, percepibile anche grazie a un respiro narrativo più disteso; in particolare, nella serie di leggende riunite sotto il titolo I nani, Grimm mette in campo una soluzione singolare, articolando in diversi racconti una sezione dedicata alla descrizione della vita del popolo sotterraneo e dei suoi rapporti con l’uomo. I nani sono generosi ma possono anche rapire bambini molto piccoli, approfittando di qualunque distrazione di giovani madri stanche. Chi si fida di loro e non li scaccia, però, viene sempre ricompensato lautamente: i temi che la presenza del popolo sotterraneo chiama in causa sono, dunque, la gentilezza e la capacità di credere nel meraviglioso, discriminanti nella distribuzione finale di disgrazia o ricchezza.

«Ecco apparire due figure umane. Ma non portano pericolo, sono creature amiche, da sempre abitanti della foresta, un omino e una donnina che al par suo vivono nel bosco montano; sono i pacifici nani della vasta selva addormentata che, attratti dal mite chiaro di luna, contemplano con gioia nella notte muta e solenne l’alto, maestoso cielo intessuto di stelle».

Nell’ultima sezione dell’antologia – dedicata alle carte postume di Ferdinand, ritrovate e conservate da Jacob –, troviamo infine, sotto altro titolo, le versioni alternative di due fiabe presenti nelle Fiabe del focolare dei fratelli maggiori: si tratta di Un povero contadino e Le tre figlie del mugnaio.

«L’altro Grimm»: chi era Ferdinand?

Dalla dettagliata nota del traduttore e curatore Marco Federici Solari che introduce il volume, comprendiamo che, a mettere in relazione il nome dell’«altro Grimm» con quello dei fratelli, si fa allo stesso tempo un torto e un favore all’autore. Un torto perché, per orgoglio, Ferdinand Grimm non volle servirsi di quel cognome tanto ingombrante per le sue pubblicazioni. Un favore, se pensiamo che forse non poté servirsene per pudore, poiché i Grimm mal tollerarono l’incursione dello scapestrato fratello minore nel loro campo.

Federici Solari tratteggia con accuratezza la figura dell’autore: un ribelle al quale i fratelli non riuscivano a perdonare i continui vagabondaggi e soprattutto la propensione a sperperare il denaro. Quinto di nove figli, dai carteggi familiari emerge il ritratto di un vero e proprio outsider: Ferdinand era la pecora nera toccata in sorte alla borghesissima famiglia Grimm.

In giovane età, egli si trovò a collaborare con i fratelli maggiori, lavorando come copista alla stesura delle celeberrime Fiabe del focolare. Una delle cause principali del suo allontanamento dalla famiglia, come spiega il traduttore, risale al Natale del 1810: una rivelazione, molto probabilmente il suo coming out, fu la pietra dello scandalo; e lo si deduce più dalla netta censura che circonda l’episodio che dalle testimonianze dirette, in quanto ogni riferimento fu in seguito accuratamente rimosso dalle memorie di famiglia. Ad ogni modo Ferdinand si allontanò andando a vivere a Berlino, dove cominciò a lavorare come redattore presso un importante editore.

I suoi ultimi anni furono segnati dalle difficoltà economiche che lo accompagnarono fino alla morte, ma intanto era comunque riuscito a dedicare anni intensissimi di studio e ricerche alla compilazione delle sue raccolte.

La scrittura di Ferdinand Grimm in La montagna dei gatti

Come ricorda il traduttore nell’introduzione, per le fiabe è opportuno parlare di trascrizione piuttosto che di scrittura. L’apporto di Ferdinand nel ruolo di compilatore, nondimeno, rimane fondante, poiché oltre a essere il soggetto che seleziona la materia narrativa, estraendola dal ricco serbatoio del folclore tedesco, è lui a intervenire in prima persona al momento della stesura, imprimendole un tono: una fase cruciale nella vita di una fiaba, poiché in essa si determina il passaggio definitivo dalla tradizione orale a quella scritta, cristallizzando la forma cangiante delle numerose varianti disponibili in una versione stabile e definitiva.

Le fiabe e le leggende di Ferdinand Grimm, nello specifico, furono trascritte proprio sulla base di testimonianze orali raccolte durante i numerosi viaggi dell’autore, e si distinguono da quelle dei fratelli maggiori perché frutto di incontri che avvenivano nelle «strade» e nelle «campagne», e non «nei salotti della piccola borghesia», come racconta Federici Solari.

Esse, inoltre, sono ricchissime di riferimenti geografici molto specifici – è il risultato di una precisa volontà editoriale, come abbiamo visto –, e trasmettono la fascinazione per il paesaggio in cui sono nate: si pensi alla vicinanza della Foresta Nera, luogo magnetico e misterioso.

Nelle rappresentazioni notturne di chiari di luna che si specchiano nelle acque di placidi laghi incantati o nell’affacciarsi sulla scena di due nani, di nuovo alla luce della luna, che contemplano pacificamente le stelle, si coglie un particolare indugio lirico: una pausa, come una firma d’autore apposta a storie che appartengono a tutti, incide le descrizioni di quei luoghi naturali tanto da dischiudere, a chi sa pazientare, la cifra del meraviglioso.

 

A cura di Chiara Marino

Chiara Marino

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