Il rosmarino non capisce l’inverno di Matteo Bussola: la tenacia di un gruppo di protagoniste. Recensione

 Il rosmarino non capisce l’inverno di Matteo Bussola: la tenacia di un gruppo di protagoniste. Recensione

Come il rosmarino – che è in grado di resistere al freddo invernale – anche le protagoniste dei racconti dell’ultima opera di Matteo Bussola, Il rosmarino non capisce l’inverno (Einaudi Stile Libero Big, 2022), non si arrendono e resistono di fronte alle difficoltà.

Sebbene sia una raccolta di racconti, Il rosmarino non capisce l’inverno è costruito in modo tale che vi sia un’interconnessione tra le protagoniste e una rete di rimandi interni che fanno di questo libro, più che una raccolta di racconti, un romanzo corale.

Il rosmarino non capisce l’inverno di Matteo Bussola: la trama del libro

Le protagoniste di Il rosmarino non conosce l’inverno non sono eroine che desiderano cambiare il mondo, ma donne eccezionali nella loro ordinarietà. I racconti sono frammenti di vita emotivamente intensi; storie cariche di un dolore che non diventa mai la scusa per arrendersi, ma lo stimolo per resistere e costruirsi una seconda possibilità.

C’è per esempio Margherita che fin da bambina era certa che da grande avrebbe fatto l’infermiera oncologica. Tuttavia, è sufficiente la domanda innocente di una sua paziente per capire di aver scelto quella strada non per passione, ma perché spinta dal senso del dovere nei confronti degli altri.

C’è Aurora che gli altri non li vuole proprio ascoltare. Cerca di mettere a tacere i commenti maligni di chi la giudica per non volere figli e le rinfaccia che presto si pentirà di aver rifiutato la maternità. Invece, Sara, Aika e Marika, superati i pregiudizi, hanno trovato il coraggio di inventare una nuova concezione di famiglia, lontana dagli schemi convenzionali.

Nell’affrontare il cancro al seno, una giovane mostra la stessa tenacia di un’anziana madre che sta perdendo i propri ricordi. Alcune donne raccontano dell’intraprendenza nel realizzare i loro sogni e della capacità di chiedere aiuto senza rinunciare alla loro libertà. Altre, invece, parlano della difficoltà di accettare sé stesse e della forza necessaria a difendere la propria identità e il diritto di disporre pienamente del proprio corpo ogni giorno.

Nei racconti trova ampio spazio anche il tema dell’amore in diverse sfumature: Giuseppina si invaghisce di un giovane migrante del centro di accoglienza e trova una nuova giovinezza; mentre Alma capisce, grazie a Franco, che un amore in età avanzata non è diverso dal primo amore. Martina si dichiara a Greta, la sua migliore amica, e scopre il dolore causato da un amore non corrisposto; Emma, invece, si rende conto che l’amore tra madre e figlia sa resistere al tempo e vincere ogni risentimento.

Una raccolta di racconti che è un romanzo corale

Le donne di Il rosmarino non capisce l’inverno sono diverse tra loro per età, cultura, estrazione economica e condizione sociale, ma ognuna di loro offre una risposta all’interrogativo che Bussola si pone nell’introduzione: «A cosa pensa una donna quando, assordata dalle voci di tutti, capisce all’improvviso di avere soffocato la propria? Di non essersi mai davvero prestata ascolto?». Le protagoniste si trovano infatti ad affrontare difficoltà apparentemente insuperabili o cambiamenti radicali, situazioni che le spronano a zittire i pregiudizi, le etichette e i commenti altrui per iniziare a dare ascolto solo alla loro voce.

Le vite di queste donne si intrecciano e ritornano in diversi punti della raccolta: la protagonista di un racconto ritorna così in altri racconti come comparsa o come personaggio secondario. I rimandi interni tra le storie diventano evidenti solo nell’ultimo racconto in cui una donna senza nome rivela il fulcro di questa intricata rete di relazioni. Inoltre, il racconto finale si ricollega al primo: un invito, in un certo senso, a rileggere l’opera per cogliere il legame che unisce tutte le protagoniste.

Lo scrittura di Matteo Bussola in Il rosmarino non capisce l’inverno

Bussola si è avvalso della prima persona e ha adottato il punto di vista delle protagoniste dei racconti. Una scelta che non deve essere letta come la volontà di imporre un punto una visione maschile a racconti che toccano l’intimità femminile, ma come il desiderio da parte dell’autore di cogliere la profondità emotiva dei personaggi senza cadere in banali stereotipi, attraverso anche l’uso di uno stile delicato e intenso, allo stesso tempo.

A cura di Francesca Cocchi

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