Dall’elettroshock all’abbandono: le atrocità del manicomio raccontate da Viola Ardone in Grande meraviglia, il nuovo libro

 Dall’elettroshock all’abbandono: le atrocità del manicomio raccontate da Viola Ardone in Grande meraviglia, il nuovo libro

Viola Ardone torna sulla scena editoriale con Grande meraviglia (Einaudi, 2023), ultimo di una serie di romanzi ambientati nel secolo scorso, con il quale completa una trilogia: Il treno dei bambini (Einaudi, 2019) e Oliva Denaro (Einaudi, 2021). In ognuna di queste opere, l’autrice presenta personaggi accomunati dal destino di essere i deboli della società. Parla di coloro che si sono trovati dalla parte «sbagliata» della storia – bambini donne e matti –, con l’intento di riscattarli, e quindi liberarli. Insegnante di Italiano e Latino presso un liceo scientifico di Napoli, e precocissima scrittrice, Viola Ardone, apre le porte ai luoghi dell’orrore e della follia: i manicomi durante gli anni della rivoluzione basagliana e altre conquiste che hanno mutato, in modo incontrovertibile, il volto del nostro Paese. 

Grande Meraviglia di Viola Ardone: la trama del libro

Elba si chiama come un grande fiume del Nord, ha quindici anni, e sin da quando è nata abita «mezzomondo», il manicomio del Fascione. Qui vive anche sua madre, internata quando era ancora incinta. Per questo Elba è convinta di avere ereditato da lei la pazzarìa. La protagonista considera la casa dei matti l’unico luogo che gli appartiene e in cui è destinata a rimanere: «Pazza la madre, pazza la figlia, pazza tutta la sua famiglia, cantileno prima sottovoce sempre più forte». Come le pazienti rinchiuse al Fascione, anche Elba ha infatti le sue peculiari manie: numerare ossessivamente gli oggetti, parlare in rima, cantare le sigle delle pubblicità, dare fuoco alle cose e catalogare ogni disturbo che mostrano le sue compagne. Tiene, infatti, con sé un «diario dei malanni di mente», che aggiorna ogni volta che ne identifica uno nuovo e che riferisce a Colavolpe, il capintesta del Fascione, per aiutarlo nelle sue diagnosi. Per Elba, che non conosce altra realtà se non le quattro mura del manicomio che trasudano dolore e puzzano di cloroformio, non esistono persone normali, nemmeno nel mondo di fuori, che conosce appena.

Piuttosto, esistono i matti e i «mica-matti», ovvero coloro che non sanno di esserlo. Attraverso la sua immaginazione reinventa, con filastrocche e giochi di parole, lo spazio che la circonda, dando a ogni cosa e persona un nome che la identifichi: «”suor Nicotina”, “Lampadina”, “Mastro Lindo”, “Mazzadiscopa”», e così via. L’unica occasione in cui scopre il mondo «al di là» del manicomio è quando a nove anni viene mandata a studiare dalle «Suore Culone» – come le chiama lei –, ma una volta ottenuta la licenza media, Elba decide di ritornare al Fascione per ricongiungersi con la madre, che però non la trova lì ad attenderla. La vita di Elba si intreccerà ben presto con il secondo protagonista di questo romanzo, Fausto Meraviglia, giovane e rampante psichiatra, d’ispirazione basagliana, che una volta arrivato al Fascione vorrà tirarla fuori di lì, insieme a tutte le altre pazienti internate, sostituendo ai metodi brutali della psichiatria tradizionale, l’interazione e l’inclusione sociale. Attraverso salti temporali, che ci condurranno sino al 31 dicembre 2019, e un’alternanza di prospettive e voci, quella di Elba e poi di Fausto, seguiremo il personale e intimo percorso di rivoluzione che ha, per entrambi, come unico vero scopo e traguardo la libertà. 

L’impegno sociale e la denuncia contro i manicomi 

In Grande meraviglia, Viola Ardone, si addentra in un’altra pagina oscura del nostro Paese e ci pone di fronte a questioni che sono state, e sono tuttora, di cruciale importanza, come: la complessità della mente umana, la cura dei disagi psichici, l’orrore dei manicomi, il labile confine fra normalità e follia, sanità e malattia, i rapporti familiari, la paura e il desiderio di libertà. In questo caso, il tema dell’individuo, e quindi dei singoli personaggi, è inevitabilmente connesso a quello della collettività, e determinato ovviamente dal contesto sociale, politico e storico nel quale si inserisce. Infatti, attraverso le vite di Elba e del dottor Meraviglia, la scrittrice denuncia la situazione dei manicomi e le pratiche barbare applicate al loro interno, come l’elettroshock, e la facilità con cui si poteva finire recluse e abbandonate per motivi non strettamente legati a insanità mentale. 

Il romanzo, suddiviso in più piani temporali, avanza su due binari paralleli. Viene alternata la narrazione di Elba, negli anni Ottanta, e quella di Fausto in tempi molto più recenti quando, ormai settantacinquenne, abbandonato da moglie e figli, ripercorre a ritroso le tappe fondamentali della sua vita tirando le somme. Racconta le sue conquiste professionali e i fallimenti nella sfera familiare. È proprio lui, infatti, a farsi portavoce di diritti universali, facendo del suo lavoro la sua unica ragione di vita, della libertà il centro delle sue riflessioni, e di Elba il simbolo concreto della sua battaglia.

Lo stile di Viola Ardone in Grande Meraviglia

In Grande meraviglia lo stile narrativo rappresenta la cifra caratteristica del romanzo, contrassegnato da una lingua sperimentale e creativa, poetica e ironica, che diventa il veicolo attraverso il quale ci avventuriamo nelle vite e nella mente dei personaggi, Elba e Fausto. Entrambi, raccontandosi in prima persona, sempre rivolti a un interlocutore diverso, ci offrono la loro personale versione della storia e visione del mondo, guidandoci nel loro universo di ricordi, pensieri ed emozioni. Stile, lingua e contenuto sono dunque profondamente relazionati tra di loro, il che rende questa storia, una grande meraviglia, capace di portare alla luce fragilità, paure e verità universali.

A cura di Clara Frasca

Blam

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