Decluna di Federica Leonardi: una storia di rinascita tra weird, horror e simbolismo arcaico. Recensione

 Decluna di Federica Leonardi: una storia di rinascita tra weird, horror e simbolismo arcaico. Recensione

Pubblicato per la casa editrice Moscabianca Edizioni con una copertina meravigliosamente illustrata dall’artista Elisa Seitzinger, Decluna è il terzo romanzo di Federica Leonardi, autrice di narrazioni weird, horror e soprannaturali. Con questa nuova opera Leonardi scrive una storia di dolore e abbandono rielaborando il tema della rinascita in maniera originale. Decluna è terra e dea rifiutata, abbandonata e poi ritrovata; è il paese nel quale la protagonista del romanzo si trova suo malgrado a soggiornare in occasione della morte della madre Camilla; è la dea che ci si ostina a chiamare santa per non strapparle la patina di accettabilità cristiana che le ha permesso di sopravvivere nel corso dei secoli; è infine la martire che con il suo sacrificio permette alla nuova vita di nascere e prosperare.

E come Decluna, il romanzo di Federica Leonardi è tante cose assieme.

Decluna di Federica Leonardi: la trama del libro

Italia, anni Novanta. Alba ha trent’anni e non riesce a tenersi stretto un lavoro o una relazione per più di qualche mese. Irrequieta e nervosa, abita da poco con la sua nuova compagna Elena alla ricerca di una stabilità a lungo cercata. Disorganizzata e sempre in bilico, la vita di Alba viene scossa da una chiamata inaspettata che le annuncia la morte della madre Camilla che l’aveva abbandonata quando Alba era poco più che una ragazzina con la promessa – mai mantenuta – di tornare, prima o poi. I funerali della madre la costringono a raggiungere Decluna, piccolo paesino chiuso tra le montagne del Centro Italia dove tutti sembrano conoscerla e aspettarla da tempo. Mentre il borgo si prepara a festeggiare la santa, Alba deve fare i conti con il mistero della morte di Camilla, che sembra legata a quella della dea che dà il nome al luogo: «Come la vite si sposa all’olmo, così fece Decluna, che scelse l’olmo come compagno per preservare sé stessa e la sua fede. E sull’albero visse per anni, protetta e riscaldata dalle sue ampie fronde, nutrita da quello che gli uccelli e gli insetti e gli animali del bosco, commossi da tanta devozione, le portavano in dono».

Una protagonista che non teme di mostrarsi confusa

Alba è una giovane donna che ha vissuto l’abbandono della madre con sgomento e rabbia. Più che una ferita, il suo è uno squarcio mai rimarginato, e infatti il lettore coglie la sua storia in media res mentre si barcamena tra lavori precari e di breve durata.

Alba cerca di riempire il vuoto causato dall’abbandono materno con ciò che può: tenta, senza nemmeno cercare di nasconderlo, di trovare qualcosa che manca, di avere un legame – qualsiasi tipo di legame – che le dia la sensazione di appartenere a qualcuno o a qualcosa. Ed è ciò che Alba trova a Decluna: una comunità adorante e una terra che sente subito sua in un modo tanto viscerale quanto misterioso, pericoloso: «La voce di Olga si intromise nel fragore allucinato dei tamburi che risuonavano nelle tenebre. Se il diavolo ha detto che ti vuole, prima o poi ti riprende. È inutile scappare».

La terra e la santa bramano Alba sin dal suo arrivo. Nel suo romanzo Leonardi sfrutta con abilità il topos del paese chiuso e ostile – si sentono Lipperini, King, Murgia, Jackson – che mostra a tratti un senso di minaccia continuo ma appena accennato. La violenza gentile nelle parole del prete Bruno, nelle offerte di cibo dell’anziana Olga, negli sguardi delle donne e degli uomini che non perdono di vista Alba mentre visita, incuriosita e timorosa, le vie di Decluna: «Alba si coprì la bocca e il naso con una manica e si voltò per cercare Elena. La vide, o le parve di vederla, su uno dei gradini della chiesa. Si mosse per raggiungerla ma, per quanti sforzi facesse per passare, la folla continuava a ricacciarla indietro».

La protagonista non ha altro punto fermo nella vita che la sua compagna Elena, una donna con la quale sta insieme da poco e nella quale la protagonista riconosce a un tempo l’amante desiderata e la madre perduta. Il personaggio di Elena è importante nel romanzo non tanto per lo sviluppo della storia – Alba precipita inesorabilmente nel baratro della sua mente fin dall’arrivo a Decluna e questo chi legge lo comprende bene fin da subito –; la compagna della protagonista è piuttosto una figura di mediazione tra un’Alba non più perfettamente lucida e la realtà di quanto succede all’interno del paese. È Elena che rende intelligibili i rituali della piccola e chiusissima comunità; che dissipa la nebbia alcolica della protagonista e cerca – forse riuscendoci, forse no – a farla tornare alla realtà.

Infine, la sensazione orribile di qualcosa che incombe si traduce nelle pagine di Leonardi in un intreccio riuscitissimo di horror e weird. Risuonano in Decluna echi di religioni antiche e rituali sanguinari, tessuti con grande abilità in una trama coinvolgente, misteriosa e dal finale piacevolmente inaspettato: «I colpi continuarono, seguendo un’oscura melodia. Le urla del ragazzo si trasformarono in guaiti, i guaiti in gorgoglii. Qualcosa di duro e fragile si spaccò con uno schiocco di porcellana e il silenzio tornò ad avvolgere il bosco.

Alba chiuse gli occhi».

a cura di Alessia Cito

Alessia Cito

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