Costruisci la tua casa intorno al mio corpo: il body horror made in Vietnam di Violet Kupersmith. Recensione

 Costruisci la tua casa intorno al mio corpo: il body horror made in Vietnam di Violet Kupersmith. Recensione

Violet Kupersmith è una scrittrice americana di origine vietnamita. Ha vissuto in diverse città del Vietnam fino al 2015, per poi tornare negli Stati Uniti, dove si è dedicata alla scrittura. Già autrice della raccolta di racconti The Frangipani Hotel, non ancora tradotta in italiano, ha pubblicato il romanzo Costruisci la tua casa intorno al mio corpo, uscito in Italia per Nn editore (2023) nella traduzione di Michele Martino.

Costruisci la tua casa intorno al mio corpo di Violet Kupersmith: la trama del libro

Questo è un romanzo che brulica di donne che scompaiono e, solo a volte, ricompaiono da uno spazio e un tempo che sembra averle segnate per sempre.

C’è Winnie, che nel 2011 ha 20 anni e idee poco chiare su cosa fare della sua vita. Gli Stati Uniti sono il Paese in cui è nata, ma nel quale non si è mai veramente sentita a casa. I suoi tratti somatici tradiscono un’origine straniera, a volte disprezzata, più spesso ignorata – il che, per Winnie, è anche peggio. Decide quindi di allontanarsi e trasferirsi in Vietnam, terra d’origine del padre.

C’è Bihn, scomparsa nei primi anni Duemila, la ragazza dai capelli scuri che Tan ha sempre amato: ora che è scomparsa, tornerà per tormentarlo, come lui teme?

C’è una giovane donna senza nome che negli anni Ottanta sparisce per giorni in una foresta di alberi della gomma, da qualche parte nel villaggio di Ia Kare, nella zona degli Altopiani. Qualcosa di terribile deve esserle accaduto perché una volta tornata in famiglia non è più stata quella di prima.

Costruisci la tua casa intorno al mio corpo parla di queste donne legando i loro destini alla terra, al mondo dei vivi e a quello dei morti, alle creature e ai demoni che percorrono le strade e le montagne del Vietnam.

Un Vietnam sconosciuto, inquietante e magico

La traduzione italiana di Michele Martino ha il pregio di aver saputo dare identità linguistica a una cultura, un complesso di tradizioni e folklore, che di rado trova espressione nel panorama letterario in lingua italiana. Il Vietnam di Kupersmith è una terra nella quale la realtà si intreccia con il soprannaturale con una disinvoltura estranea ai narratori italiani tanto che, se proprio è necessario incasellare questo romanzo all’interno di un genere, il fantasy è il primo a venire in mente.

Il romanzo è certamente la storia di una sparizione – quella di tre donne, separate dal tempo, legate dagli eventi –, ma è anche una finestra preziosa aperta sul folklore vietnamita. Demoni dai contorni sfumati e terribili, possessioni, più o meno invocate, di persone e animali, ma anche serpenti a due teste che appartengono a un passato magico e morti che tornano nel mondo dei vivi per compiere la vendetta agognata. Tutto questo patrimonio mitologico e tradizionale viene sfruttato da Kupersmith per raccontare la storia di Winnie, Bihn e degli altri personaggi che popolano un romanzo in continua oscillazione tra passato e presente, tra allucinazione oniroide e realtà.

La solitudine di una generazione di expat

Costruisci la tua casa intorno al mio corpo è un romanzo stratificato. Lo si può leggere superficialmente e apprezzarne la bellezza e l’intensità, la volontà riuscitissima di costruire una storia che danza con grazia tra horror, fantasy e folklore. Si può però provare ad affondare nello «strato» meno epidermico del romanzo: si capirà, allora, che quella di Winnie e degli altri è la storia di persone che cercano disperatamente, spesso senza riuscirci, di dare un senso alla loro esistenza. Vite ordinarie, segnate da fallimenti clamorosi e da lutti dai quali non si torna indietro, tragedie subite e ordite che tormentano fino a consumare del tutto la voglia di stare al mondo, di farne parte. Ciò che manca davvero è qualcosa o qualcuno in cui riconoscersi: un luogo, una famiglia, una comunità, una cultura. La ricerca inquieta, solitaria, insonne e spesso alcolica di Winnie è anche la nostra: un senso da dare alla vita, o in alternativa l’aspirazione all’oblio. La sparizione è forse l’ultimo gesto possibile di autodeterminazione.

«La corteccia era liscia. Era uno di quei fichi strangolatori che impiegano duecento anni a intrecciare i loro corpi intorno all’albero ospite, uccidendolo mentre ne assumono la forma. […] Winnie lo ammirava. Ciò che desiderava […] era che le accadesse la stessa cosa. […] Voleva cancellare qualsiasi traccia di quella ragazzina di tredici anni che si ricordava del dottor Sang».

La scrittura di Violet Kupersmith in Costruisci la tua casa intorno al mio corpo

La scrittura di Violet Kupersmith in questo romanzo è prima di tutto onirica. Tutta la storia in effetti sembra sospesa in un sogno lunghissimo e a tratti inquietante. I pensieri di Winnie si fanno più rarefatti man mano che lei stessa si scompone, i toni diventano spesso quelli di una fiaba macabra, anche quando di fiabesco non c’è proprio nulla. Questo è un romanzo che impone attenzione, disciplina e memoria: non può essere letto di sfuggita, non sono storie leggere e nemmeno «facili». I diversi piani temporali si alternano continuamente nella composizione di un immenso, spaventoso arazzo narrativo al centro del quale c’è Winnie, sola e – forse – scomparsa.

 

A cura di Alessia Cito

Alessia Cito

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