Diaristica: significato, storia, libri e curiosità sul genere letterario

 Diaristica: significato, storia, libri e curiosità sul genere letterario

La diaristica è un genere letterario caratterizzato da uno stile spesso semplice e diretto; si suddivide in diversi sottogeneri, tra cui il diario di bordo e di viaggio, il diario personale, il diario di guerra e i meno diffusi diario medico e diario per appunti. La sua storia inizia molto presto: ancor prima dell’anno mille uomini e donne appartenenti a classi sociali elevate assumono quelli che oggi sono definiti «ghost writer» per riportarne storie o pensieri. Esemplificativo è il caso di Carlo Magno che fa scrivere le sue memorie al fine di renderle immortali nel tempo a venire. È in epoca medievale, dunque, che si diffondono i cosiddetti libri di ricordanze, una fonte storica preziosa per comprendere abitudini, usi e costumi del tempo, poiché scritti in forma di cronaca e indirizzati ai posteri.

Di seguito vi raccontiamo origini, libri e curiosità sul genere.

Buona lettura!

Diaristica: origini e definizione. Dai conquistadores a Montaigne

Nel tempo, il diario, in letteratura, assume forme diverse. Alla fine del medioevo, nel ’500, durante la colonizzazione spagnola, i conquistadores tengono dei diari di bordo in cui annotano quotidianamente le varie tappe alla scoperta del nuovo mondo. Sono veri e propri libri di avventura e si evidenziano due delle caratteristiche del genere: la scansione temporale e la precisione cronologica legate alla narrazione degli eventi.

Nello stesso periodo, precisamente nel 1588, si colloca un caposaldo della diaristica e della filosofia mondiale, Les essais (I saggi) di Montaigne:

«Voglio che mi si veda qui nel mio modo d’essere semplice, naturale e consueto, senza affettazione né artificio: perché è me stesso che dipingo. Si leggeranno qui i miei difetti presi sul vivo e la mia immagine naturale, per quanto me l’ha permesso il rispetto pubblico. Ché se mi fossi trovato tra quei popoli che si dice vivano ancora nella dolce libertà delle primitive leggi della natura, ti assicuro che ben volentieri mi sarei qui dipinto per intero, e tutto nudo. Così, lettore, sono io stesso la materia del mio libro: non c’è ragione che tu spenda il tuo tempo su un argomento tanto frivolo e vano».

L’autore si rivolge direttamente al suo pubblico sottolineando che il tema dell’opera non è altro che Montaigne uomo, con tutte le paure e i timori che lo caratterizzano nella sua finitezza, dal momento in cui si scopre frammentario e diversificato. Il fine ultimo dell’opera diaristica, questa volta, ha un carattere pedagogico poiché dà precetti di vita che risultano ancora oggi attuali, dopo secoli di distanza.

Il diario come testimonianza storica: i libri del genere

Abbiamo parlato dei vari sottogeneri che la diaristica abbraccia, uno tra questi è il diario di guerra e Il diario di Anna Frank ne è certamente l’esempio più significativo e più noto. La giovane ragazza, come sappiamo, annota le atrocità di uno degli eventi più terribili della Storia, la Seconda guerra mondiale. Nel 2009, l’Unesco ha inserito il diario nell’elenco Memorie del mondo per la cruda e toccante testimonianza della Shoah.

«È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere».

I diari nascondono la parte più profonda dell’essere umano e se vengono scritti in momenti particolarmente difficili dal punto di vista storico e personale possono essere strazianti. È il caso di Se questo è un uomo di Primo Levi – opera memorialistica anch’essa legata al secondo conflitto mondiale. L’autore racconta, con un linguaggio crudo e diretto, l’esperienza terribile nel campo di concentramento di Auschwitz; il libro è «nato fin dai giorni di lager per il bisogno irrinunciabile di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi».

Psiche e interiorità: la funzione terapeutica del diario

Dalla seconda metà del secolo scorso fino alla letteratura contemporanea, il diario, in chiave postmoderna, ruota intorno a temi legati alla psicologia degli scrittori, la quale inevitabilmente si allarga poi a quella dei lettori, rispecchiandone l’interiorità. In particolare, citiamo il Diario di una scrittrice di Virginia Woolf, Diari di Sylvia Plath, Diario di Anaïs Nin, tre delle maggiori personalità del secolo scorso i cui pensieri vengono annotati più o meno nello stesso periodo, tra gli anni ’50 e ’60 del ’900. Le scrittrici sono accomunate dal fortissimo desiderio di emanciparsi da una società maschilista e patriarcale, nonché dal sogno di realizzarsi nel mondo della letteratura.

Nel 1986, poi, viene pubblicato il libro L’altra verità. Diario di una diversa della poetessa Alda Merini, in cui l’autrice racconta del suo decennale ricovero in un manicomio, sradicando il tabù della salute mentale e descrivendo le terribili pratiche che al tempo venivano usate contro i malati, come l’elettroshock. È uno spaccato di solitudine e tristezza, indifferenza e incomprensione.

Importante testimonianza del genere diaristico è, poi, Memoria di ragazza di Annie Ernaux, vincitrice del premio Nobel per la letteratura 2022. Si tratta del diario dell’autrice diciottenne, quella giovane ragazza che nel 1958 si affaccia alla vita adulta: per la prima volta lontana da casa e da una madre oppressiva, la scrittrice racconta delle sue scoperte, il sesso, l’amore, la voglia di libertà. Il libro esce nel 2017 (edito da L’orma editore) e vince il premio Stendhal 2018 per la migliore traduzione dal francese. È il romanzo che Annie Ernaux rincorre per tutta la vita: in fondo, scrivere su un diario è un po’ come scoprire o riscoprire sé stessi, il che non è un’impresa semplice e, di certo, richiede molto coraggio.

 

A cura di Giusi Chiofalo

Giusi Chiofalo

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