Cyberpunk: cos’è? Storia del genere letterario fra libri e curiosità

 Cyberpunk: cos’è? Storia del genere letterario fra libri e curiosità

Il cyberpunk è un genere statunitense nato intorno agli anni Ottanta del secolo scorso e comprende tutta quella letteratura che, attraverso la trasposizione fantastica delle vicende narrate, affronta in modo critico il tema dello sviluppo tecnologico, di cui paventa gli eccessi, prefigurando un mondo futuro in cui le macchine prendono il controllo totale sull’uomo.

Cyberpunk, cos’è? Significato e origini

Il termine «cyberpunk» viene usato per la prima volta nel 1983 da Bruce Bethke, come titolo di un racconto in cui descrive le conseguenze sociali dell’immersione nella tecnologia. La parola unisce il mondo della cibernetica – intesa non come ramo specialistico dell’informatica ma come insieme di temi collegati alla realtà culturale delle società postindustriali – e l’atteggiamento di rottura e critica sociale maturato negli ambienti underground della musica punk e punk-rock.

Comunemente considerato un sottogenere della fantascienza americana, il cyberpunk rielabora alcuni temi fantascientifici – dalla robotica alla clonazione, al rapporto tra uomo e automazione – e li immerge in un mondo postmoderno pervaso dal conflitto, dallo scontro, dal pessimismo. Il cyberpunk dà voce alla vita sotterranea degli ambienti metropolitani, in cui le tecnologie e la tecno-cultura hanno preso il posto delle ideologie, indugiando in atmosfere da incubo tratteggiate con uno stile crudo e talvolta violento.

La tecnologia e la crisi dell’umano

«Io ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare» dice il replicante Roy Batty al cacciatore di androidi protagonista di Blade Runner (1982), il film di Ridley Scott ispirato al romanzo di Philip K. Dick Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (1968), fondamentale nella definizione del cyberpunk come genere letterario. La vicenda è ambientata nel 2019 in una realtà distopica in cui gli uomini hanno si sono avvalsi della tecnologia per creare replicanti dalle sembianze umane e utilizzarli come schiavi in colonie extraterrestri, prima di «spegnerli» alla data programmata. Alcuni degli androidi, appartenenti all’ultima e più avanzata generazione, tenteranno di ribellarsi eliminando il codice che programma la loro «data di spegnimento», e, divenuti «immortali», di imporre il loro dominio sul genere umano. Le atmosfere nebbiose, caotiche e aggressive delle megalopoli, la dismisura e la tossicità di uno sviluppo tecnologico che ha contraffatto e forse cancellato i limiti dell’umano sono tutti elementi che diventeranno specifici del cyberpunk.

Cyberpunk: i romanzi più significativi

A codificare il nuovo genere è William Gibson con il suo Neuromante (1986), considerato il romanzo-manifesto del cyberpunk: «Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto». Il libro ha ottenuto i più prestigiosi riconoscimenti in ambito fantascientifico e ha ispirato il film Matrix e numerosi videogiochi, tra cui Cyberpunk 2077. Gibson costruisce un mondo soffocante, controllato da misteriose e potenti corporazioni, che scartano come scorie tutti coloro che non producono ricchezza, costringendoli a una vita di degrado alla periferia della metropoli. Solo la realtà virtuale, che connette tutto e tutti, potrà liberare i reietti da un destino altrimenti ineludibile. Con uno stile caratterizzato dall’uso di slang e tecnicismi del linguaggio informatico, Gibson dichiara la fine della società umana e l’inizio della collettività virtuale. Allo stesso tema Gibson aveva già dedicato il racconto Fragments of a Hologram Rose (1977) in cui denunciava il potere spropositato delle multinazionali e indicava un’unica via d’uscita possibile per la crisi dell’umanità: la realtà virtuale.

Nel numero di giugno 1994 dell’«Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine» Gibson chiarisce i presupposti teorici della sua produzione narrativa e dell’intero genere: «Il nostro posto nell’universo è fondamentalmente accidentale. […] In questo contesto l’idea che la natura umana sia in qualche modo destinata a prevalere contro la Grande Macchina è semplicemente stupida. […] Il convincimento anti umanista del cyberpunk non è semplice ostentazione letteraria per oltraggiare i borghesi. È un fatto oggettivo che riguarda la cultura del tardo XX secolo. Il cyberpunk non ha inventato nessuno scenario; lo ha solo riflesso».

La stessa crisi dell’umano compare anche in Bruce Sterling, giornalista e scrittore, autore, tra l’altro, di La matrice spezzata (1985), romanzo in cui si racconta di un’umanità scissa, dilaniata dalla lotta tra i rivoluzionari Shaper, sostenitori di un’umanità biologica, e gli aristocratici Mechanist, che vorrebbero imporre il dominio delle macchine attraverso la «meccanizzazione» degli esseri umani.

Negli anni Novanta compaiono altre opere, che per sensibilità e temi rientrano nel genere cyberpunk, come Mindplayers (1996) di Pat Cadigan, un romanzo che, nelle parole di Sterling, «morde come un piranha di seta». Protagonista è Allie la Sfinge, una terapeuta ed ex criminale in libertà vigilata, che aiuta i suoi pazienti attraverso il mindplay, una specie di telepatia ottenuta grazie a computer speciali; in questo modo, vive insieme a loro allucinazioni strambe ma anche incubi terribili. Il fine dell’opera è evidente: mostrare i lati oscuri degli strumenti tecnologici, soprattutto quelli legati alla manipolazione psicologica.

La storia di Cadigan ha ispirato la serie tv antologica Black Mirror, prodotta dal 2011 per Endemol Shine Group, che si incentra sul controllo esercitato dai media – smartphone, tv, computer – sul genere umano e sulle trasformazioni e le deformazioni indotte dall’uso spasmodico degli schermi.

Fine e rinascita di un genere

Gibson, padre e maestro del genere, afferma che oggi l’esperienza cyberpunk può dirsi conclusa. Tuttavia la sua rilevanza letteraria è innegabile se pensiamo ai molti generi, derivati e paralleli, che ne raccolgono la sensibilità: dallo steampunk, che propone argomenti cyberpunk in un’ambientazione storica, al postcyberpunk, che guarda agli effetti migliorativi dell’ingegneria genetica e delle nanotecnologie.

Il merito del cyberpunk è stato quello di intuire, con grande anticipo, il ruolo che la tecnologia avrebbe ricoperto nella vita quotidiana di ognuno di noi e di provare a immaginarne gli esiti. Evidenziarne i lati più oscuri – dei quali non ci rendiamo conto fino in fondo – è stato lo scopo di un genere che ha unito fantascienza, realtà e simbolismo, arrivando a risultati tanto iconici da essere riutilizzati oggi nella narrativa dei videogame.

 

A cura di Giusi Chiofalo

Giusi Chiofalo

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