Celestino prima dell’alba. Il romanzo di Reinaldo Arenas, lo scrittore rinchiuso e torturato che combatté per la libertà

 Celestino prima dell’alba. Il romanzo di Reinaldo Arenas, lo scrittore rinchiuso e torturato che combatté per la libertà

«“Non ce la faccio!” dice il pesce che si era messo a dormire con noi. E con un sospiro forte, che a me è sembrato quasi un urlo, si butta dal letto, e si allontana, nuotando nell’acqua. […] Possibile che non smetta ancora di piovere! Il letto galleggia nell’acqua. E io e Celestino navighiamo per tutta la stanza, senza sapere dove ripararci».

Celestino prima dell’alba (Mar dei Sargassi, 2022) è un antidoto alla dittatura del realismo di cui ha parlato recentemente Loredana Lipperini dalle pagine della Stampa (La fine delle storie, 24 giugno 2023). La scrittrice, nell’articolo, ci invitava a riflettere su quanto siamo schiavi del principio di realtà, non crediamo più nelle storie, nella fantasia, non abbiamo fiducia che possano fornirci chiavi per interpretare e cambiare il presente. Ed ecco l’antidoto. Il romanzo di Arenas si ambienta in una terra che nel XX secolo è stata segnata dalla Storia: la Cuba di Batista, poi di Fidel Castro, l’embargo totale decretato dagli Stati Uniti, la persecuzione degli omosessuali di cui lo stesso autore è stato vittima. E a questa genesi di terra, sole e sangue, il romanzo oppone la sua natura opaca, delirante, che sfugge a ogni legge della materia, a ogni costrizione. Ci si muove in un immaginario che definire di realismo magico è poco: tutto avanza eppure ritorna, ci porta avanti in un orizzonte onirico dal quale non è chiaro quando, risvegliandoci, potremo uscire. Del resto, gli stessi protagonisti spesso sono disorientati e non sanno dire su quale versante della notte (sogno o realtà) si trovino.

Celestino prima dell’alba di Reinaldo Arenas: la trama del libro

Il narratore è il cugino di Celestino, il bambino che compare nel titolo, il poeta della famiglia. Del cugino che racconta non sappiamo il nome, ma conosciamo la voce che alterna uno sguardo naïf a grande esperienza di vita e a una conoscenza profonda dell’essere umano (da brividi i passi dedicati alla descrizione della madre mutaforme), in quella commistione di sentimenti ed età che le patrie molto sofferenti regalano ai bambini che hanno sorte di nascere proprio lì. Non c’è una trama di cui raccontare, o meglio di cui essere certi: c’è una storia che si divide come un corso d’acqua in rivoli che portano a paesaggi diversi, ci sono tre finali e personaggi che in una versione muoiono e in un’altra no. Non c’è neanche soltanto un romanzo: la materia del racconto si trasforma sotto i nostri occhi, senza che ci sia un punto esatto in cui accorgersene. Come in un gioco di illusione ottica, diventa una poesia, una pièce teatrale con tanto di coro a commentare quanto accade in scena. Quello che il libro racconta, il centro che non cambia è che Celestino scrive poesie sui tronchi d’albero, alberi che il nonno è costretto a segare perché non si sappia, ed è una sciagura per tutta la famiglia, eppure Celestino, proprio come Arenas, non riesce a smettere, costi quel che costi.

«Ti è venuto un’altra volta di scrivere le poesie. Questa volta con più rabbia di prima, adesso tutto il villaggio sa chi sei. Non hai più scampo. […] Un’altra volta a scrivere le poesie, e io so che non smetterai mai. Non è vero che hai intenzione di finirla, un giorno, me lo dici, ma io so bene che è una bugia. Anche mia madre lo sa e non fa altro che piangere. E le zie non fanno altro che parlare di sottecchi. Ormai tutti quanti ti odiano».

Reinaldo Arenas: chi era lo scrittore?

Scrittore, poeta e drammaturgo, Arenas dedicò l’intera sua breve vita all’impegno in favore della libertà e contro ogni censura. Nato nel 1943, si arruolò molto giovane nelle truppe rivoluzionarie a sostegno di Fidel Castro contro Fulgencio Batista, ma, una volta che il regime comunista si instaurò a Cuba, se ne distanziò a causa dell’uso della violenza e della repressione. Omosessuale dichiarato, Arenas pagò un prezzo altissimo per la sua sincerità: fu rinchiuso e torturato, gli fu impedito di scrivere. Riuscì a fuggire da Cuba nel 1980, cambiando il suo cognome in Arinas, e approdò a New York, dove ricevette la diagnosi di AIDS e morì suicida nel 1990, all’età di 47 anni. Lasciò un biglietto in cui scrisse: «Vi lascio in eredità tutte le mie paure ma anche la speranza che un giorno Cuba sia libera».

Pur funestata da censura e traversie, la sua produzione letteraria è consistente e si apre proprio con Celestino (unico libro che riuscì a pubblicare in patria, nel 1965) e si chiude con Prima che sia notte, autobiografia pubblicata postuma (da cui è stato tratto il film diretto da Schnabel, vincitore del Leone d’argento Venezia nel 2000) e Viaggio a L’Avana.

Consiglio letterario: perché leggere Celestino prima dell’alba di Reinaldo Arenas.

«Gli scarafaggi mi hanno abbandonato. A metà del cammino mi lasciano il braccio e mi dicono: “Ci hai ingannato: dicevi che eri nostro, e invece ci siamo accorti che sei eterno”».

Leggere questo romanzo equivale a entrare in un mondo folle tanto quanto quello di Alice alle prese con le meraviglie, ma da cui nessun Walt Disney potrebbe trarre un film per l’infanzia. Non è un romanzo in cui si può entrare, ci si precipita piuttosto. E non si può comprendere, ma solo lasciarsi trascinare da una narrazione poetica, folle, spezzettata eppure continua come la tradizione orale: senza inizio e senza fine, eterna. Attraverso le lenti colorate e deformanti della scrittura caleidoscopica di Arenas, trovano spazio sulla pagina la violenza di un paese disperato, ridotto alla fame, in cui animali e piante variopinti e cangianti rappresentano al contempo minacce e risorse e le persone sono poco più degli istinti che le possiedono. Un mondo afflitto dalla crudezza degli affetti più prossimi – mamme, zie e nonni si aggirano con asce e altre armi, mettendo a rischio continuamente la vita dei piccoli protagonisti –, ma in cui il realismo non esercita la sua dittatura. Nella Cuba di Arenas si vive come in preda a una febbre continua, per cui non puoi dirti sicuro di nulla, in cui si può morire e rinascere mille volte. La lettura di Celestino prima dell’alba è consigliata a quante e quanti vogliano sperimentare una libertà vertiginosa, la libertà immaginata da chi non l’ha vissuta davvero che per pochi istanti ma l’ha ricercata da sempre.

A cura di Sara Benedetti

Blam

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