Solo una canzone di Roberto Livi: una tragicommedia all’italiana. Recensione

 Solo una canzone di Roberto Livi: una tragicommedia all’italiana. Recensione

Secondo romanzo di Roberto Livi, scrittore pesarese appassionato di musica, Solo una canzone è una narrazione tragicomica della vita di un uomo mediocre, inconcludente, guidato da un sogno: concludere l’unica canzone mai composta nella vita.

Solo una canzone di Roberto Livi: la trama del libro pubblicato da Marcos y Marcos

Io e la gente abbiamo litigato tanti anni fa e ormai non ho più speranze di far pace. Delle volte penso alla fortuna immensa di chi lavora da solo. Un lavoro qualsiasi, basta che sia da solo.”

Roberto Livi introduce così il personaggio principale del suo ultimo libro: un uomo come tanti, incapace di scrollarsi di dosso la mediocrità della vita. Proprietario della trattoria La luna nel pozzo – cucina casalinga dove in realtà serve piatti surgelati a clienti che poi puntualmente lo sfiniscono di lamentele e pubblicano recensioni negative su Google, si trascina in giornate faticose. Come se non bastasse, a casa lo aspetta “l’Ave”, la moglie paleontologa che lo subissa di richieste. L’uomo di Roberto Livi è il classico antieroe che sembra incapace di dare una svolta alla propria vita, fino a quando comparirà nella sua trattoria Agnese, con la promessa di una nuova vita e chissà, forse anche di concludere quel ritornello che proprio non prende forma.

Le Marche, la cultura contadina: nostalgia di un passato svanito sotto il peso della crisi economica.

Le relazioni inscenate in Solo una canzone sono punto di svolta del romanzo. Il rapporto con Ave, una donna infelice, è un duello disperato di battibecchi e ritorsioni, piccole vendette quotidiane ed enormi vuoti emotivi. Il loro agire sottende la disperazione di una coppia che resta insieme per vincere la solitudine, deprime e incanta con grande amarezza. Un mondo di opportunità economiche, ripreso attraverso i ricordi del protagonista, ha lasciato lo spazio alla miseria dei nostri tempi. Gli anni dell’infanzia, gli anni ‘70-’80 del risveglio economico di un paese di provincia, sono svaniti sotto il peso della crisi e dei debiti. Il libro di Roberto Livi richiama con nostalgia un passato di prosperità e gioia che il protagonista ha sepolto insieme ai suoi genitori e non è più in grado di desiderare. 

Devo solo pensare a qualcosa di bello. Per esempio la solitudine.

La scrittura di Roberto Livi

Solo una canzone si svolge nella provincia marchigiana tra Pesaro, Urbino e Fano e per questo le vicende personali del protagonista si incrociano con il racconto di una cultura contadina e con la mentalità semplice e spesso limitata dei personaggi del luogo. Il linguaggio colloquiale che Livi ha scelto di utilizzare sottolinea la territorialità, con le espressioni dialettali o tipiche del parlato – “Boia schifosa”, “Te Gianna”, “le carni cappone”- o l’utilizzo dell’articolo davanti ai nomi propri femminili. L’effetto finale delle scelte linguistiche è quello di creare una sorta di confidenza che il protagonista riserva al lettore, coinvolto nelle sorti dei personaggi fino a comprenderne la fine. Solo una canzone nasconde perle umoristiche e dialoghi surreali, e si legge con una tale facilità da poter senza alcun dubbio essere consigliato a tutti.

Ho paura di non essere un improvvisatore. Anzi, ho paura di essere proprio il contrario di un improvvisatore. In vita mia non sono mai riuscito a improvvisare una musica di senso compiuto.” 

a cura di Silvia Ognibene
@silviabookolica

Silvia Ognibene

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